titolo originale: MICKEY 17 (USA, 2025)
regia: BONG JOON-HO
sceneggiatura: BONG JOON-HO
cast: ROBERT PATTINSON, MARK RUFFALO, NAOMI ACKYE, TONI COLLETTE, STEVEN YEUN
durata: 139 minuti
giudizio: ★★★☆☆
Anno 2054. Per sfuggire agli usurai che gli stanno dando la caccia, lo squattrinato Mickey Barnes accetta di farsi spedire in avanscoperta sul misterioso pianeta Nifhleim, dove rivestirà il ruolo di "sacrificabile": impiegato ogni volta in missioni suicide, dopo ogni morte il suo corpo verrà rigenerato con una stampante 3D e il nuovo clone (sul quale sono stati impiantati i ricordi della copia precedente) sarà pronto per rituffarsi nel tritacarne...
Ci ha spiazzati ancora una volta Bong Joon-ho, un tipo cui evidentemente piace prendersi (e prenderci) un po' in giro: dopo l'incredibile successo di Parasite (primo film straniero a vincere l'Oscar in quasi un secolo di storia, non dimentichiamocelo) e la conseguente popolarità planetaria, chiunque di noi avrebbe scommesso che Hollywood gli avrebbe spalancato le porte per commissionargli subito un nuovo film, giusto per battere il ferro quando è caldo... e invece lui che fa? Sparisce per ben sei anni, infischiandosene delle sirene degli Studios, per ripresentarsi poi quasi in punta di piedi con un'opera che nulla ha a che vedere con la tragica autorialità dei suoi capolavori precedenti: perchè la peculiarità di Mickey 17 è proprio quella di essere un film "cazzone" (perdonate il francese), quasi un B-movie, se non fosse per il fatto che è costato ben 120 milioni di dollari!
Prodotto, tra gli altri, anche da Brad Pitt, montato, rimontato e rinviato più volte, Mickey 17 trae spunto dal quasi omonimo romanzo di Edward Ashton (Mickey 7, del 2022), e fin dal titolo cambiato ci si può fare un'idea del taglio volutamente grottesco e sopra le righe che Bong ha voluto imprimere al suo nuovo film, che però fin dall'inizio restituisce una netta impressione di déjà vu: ambientato in un futuro distopico (come Snowpiercer), girato quasi tutto in interni (come Snowpiercer), dove l'assunto di base è ancora una volta la società classista e fondata sul consumismo (come in Snowpiercer, ma anche in Parasite), Mickey 17 è in primo luogo una satira scanzonata sulla malapolitica e sul controllo delle masse da parte di una certa oligarchia che grazie ai soldi tiene in mano il Potere: ogni riferimento a Donald Trump e Elon Musk non è certo casuale... forse, anzi, addirittura scontato, ma di questi tempi direi che ricordarlo non fa mai male.
Protagonista doppio del film (poi vedremo perchè) è un Robert Pattinson ancora una volta bravissimo (e chi ancora si ostina a non ammetterlo è solo vittima del proprio pregiudizio), nei panni dell'ingenuo Mickey Barnes, un tizio spiantato che per sfuggire agli strozzini che vorrebbero torturarlo a morte si unisce a una folle missione messa in piedi da un politicante miliardario trombato (Mark Ruffalo), che ha deciso di colonizzare un pianeta sconosciuto per farvi crescere una "razza superiore" (sic!). Mickey s'imbarca sull'astronave che lo porterà a destinazione senza aver letto bene il suo contratto e senza avere idea di ciò che lo aspetta: il suo destino è infatti quello di un "sacrificabile", ovvero quello di morire ogni volta nelle escursioni più pericolose per poi essere clonato per mezzo di una stampante 3D e costretto di nuovo a fare da cavia per il bene della collettività...
Succede però che un giorno Mickey 17 (dove 17 è il numero delle sue "copie") viene creduto morto dopo l'ennesima missione suicida e prontamente sostituito da Mickey 18, un clone fisicamente uguale ma diversissimo nel carattere: più sfrontato, irriverente, manesco, aggressivo, sempre pronto ad attaccar briga. Il problema è che Mickey 17 non è affatto morto: dopo essere caduto in un crepaccio e destinato secondo tutti a diventare cibo per gli "striscianti" (una specie di giganteschi plantigradi che somigliano tanto ai supermaiali di Okja), viene invece salvato e riportato in superficie proprio da tali creature, che si dimostrano ben più umane degli umani. Ma ora al mondo ci sono due Mickey, e la loro convivenza, oltre che vietata dalla legge, sarà tutt'altro che facile.
Diciamolo chiaramente: Mickey 17 non ha certo il pregio dell'originalità. Il film racchiude, senza evolverlo, tutto il cinema di Bong Joon-ho, e non c'è da stupirsi se buona parte della critica e i fan più incalliti ne sono rimasti delusi. Oltretutto non è nemmeno troppo scorrevole, specialmente nella parte iniziale, e il tono farsesco con cui è girato può effettivamente dare fastidio a un pubblico esigente, che dopo Parasite si aspettava un prodotto più serioso e più autoriale, in linea con una concezione più "occidentale" della cinematografia. Tuttavia, a me personalmente Mickey 17 non dispiace affatto se preso come un film a se stante, che nella sua struttura da commedia burlesca dimostra comunque una coerenza intellettuale e stilistica non facile da mantenere.
Mickey 17 ha infatti il pregio di reggere il gioco per quasi due ore e mezza (sempre troppe, ma ormai è una costante del cinema contemporaneo), senza mai distogliere lo sguardo di partenza e senza cali di tensione o incursioni improvvide in altri generi (divagazioni che, per esempio, non mi hanno fatto amare un film - per me - irrisolto come La città proibita di Mainetti). Affidandosi a un Pattinson in stato di grazia, giocando sugli effet(tacci) speciali ricreanti gli instant-movie della fantascienza low cost, ma affidandosi a una fotografia superlusso (del grande Darius Khondij, che aveva già illuminato Seven), capace di colorare con tonalità grigio-azzurro-verdognole un mondo ormai in disfacimento fisico e morale, l'ultimo Bong Joon-ho colpisce e diverte con la sua ironia macabra e la sua sempre attuale presa di posizione contro la violenza gratuita (sia sugli uomini, come quella subìta da Mickey, che sugli animali come i poveri striscianti). Sarà anche un Bong "minore", ma si lascia vedere più che volentieri.
Certo molto diverso da Parasite, ma l'ironia di Bong fa sempre centro. A me è piaciuto pur non essendo un cultore del genere.
RispondiEliminaBuon weekend, un caro saluto.
Mauro
Nel complesso non mi è dispiaciuto se non fosse per questa fastidiosa tendenza che ormai hanno tutti i film a durare mezz'ora di troppo: ma glielo impongono i produttori di durare per forza oltre le due ore? Con qualche ridondanza in meno anche il ritmo ne avrebbe giovato.
RispondiEliminaa volte abbiamo il vizio di giudicare un film per quello che avrebbe potuto essere, non per quallo che è.
RispondiEliminanella prima parte della tua recensione parli del film che avrebbe potuto essere, nella seconda parte parli del film che è, quello che "colpisce e diverte".
:)