lunedì 3 marzo 2025

L' OSCAR DELLA RESISTENZA


L'Oscar 2025 sancisce il trionfo del cinema indipendente e rimarca il nuovo corso hollywoodiano, che non si piega (per ora) dalla deriva trumpista dell'America: trionfa con ben cinque premi "pesanti" il delizioso Anora di Sean Baker, favola adulta che denuncia il fallimento del Sogno Americano e rimarca le enormi e insanabili differenze sociali in un paese devastato dalla schiavitù del capitalismo. Ne sono la conferma anche le tre meritate statuette allo splendido The Brutalist (tra cui la seconda in carriera per Adrien Brody), grandiosa epopea sull'immigrazione e lo sfruttamento con chiari riferimenti al nostro presente. La resistenza "liberal" dell'Academy è certificata anche dall'Oscar al miglior film internazionale al brasiliano Io sono ancora qui, potente apologo contro la dittatura fascista, nonchè dai successi (in parte inaspettati) del cartone estone Flow nell'animazione e del documentario israelo-palestinese No other land nella non-fiction.Tra i premi attoriali vincono una radiosa Mikey Madison, che strappa l'Oscar a una delusissima Demi Moore, e la coppia Zoe Saldana - Kieran Culkin, che si portano a casa la statuetta come migliori attori non protagonisti anche se nei rispettivi film stanno in scena più di tutti gli altri... ma gli Oscar sono anche questo...   






"Anora", di Sean Baker
Resistere, resistere, resistere. "Resistenza" è stata la parola chiave della 97. Notte degli Oscar appena conclusasi: resistenza al trumpismo in primo luogo (nei limiti del possibile), allo strapotere delle major, al conformismo, al tentativo di restaurazione di un vecchio cinema del passato e di vecchi clichè duri a morire. Vince, anzi trionfa Anora di Sean Baker, che si porta a casa ben cinque statuette pesanti (miglior film, regia, attrice protagonista, sceneggiatura originale, montaggio), di cui ben quattro al suo regista, che in un colpo solo emula così John Ford e Walt Disney entrando di diritto nella storia dell'Academy.

Un trionfo forse eccessivo, ma dal significato forte: Anora è una deliziosa commedia indipendente a basso budget (appena 6 milioni di dollari) che tratta argomenti difficili, in primo luogo l'illusione dell'America come Terra Promessa e l' (in)giustizia sociale in un paese dove vige la legge assoluta del capitalismo. Ma anche i tre Oscar allo splendido The Brutalist (per chi scrive di gran  lunga il miglior film tra quelli candidati) non sono certo casuali: il film di Brady Corbet è una storia di immigrazione, di violenza, di sfruttamento, argomenti che nell'America di Trump assumono un tono quasi rivoluzionario... e inoltre anch'esso è costato solo 9 miloni di dollari, una cifra irrisoria, che pare incredibile per un film così maestoso, e che ha consentito a Corbet di girare nella massima libertà e senza condizionamenti produttivi.
 
Adrien Brody in "The Brutalist"
Il palmarès di quest'anno ricopre dunque (come quasi sempre) una forte connotazione politica: se avesse vinto Conclave, come qualcuno paventava, sarebbe stato il classico film "medio", il compitino ben svolto ma alquanto anonimo, il titolo che mette tutti d'accordo e attento a non pestare i piedi a nessuno, il film perfetto per la vecchia Hollywood, insomma. E invece la nuova Hollywood ha voluto far vedere che c'è e lotta insieme a noi: i due film più premiati, insieme, sono costati la metà di Conclave e quattro volte meno del solo A complete unknown, a riprova che il cinema indie è ormai l'unico davvero in grado di intercettare i cambiamenti della società, oltre a voler ribadire (a Trump e agli Studios in primis) la vocazione liberal-democratica dell'Academy. Ne è la riprova anche la vittoria di Io sono ancora qui nella categoria del film internazionale: la pellicola del brasiliano Walter Salles è un orgoglioso, accorato atto di accusa contro ogni dittatura e contro l'estremismo di destra: la protagonista (Fernanda Torres) interpreta la moglie di un ex deputato del Partito Socialista (Rubens Paiva, cui il film è dedicato) che viene imprigionato e ucciso dal regime militare insieme ad altre centinaia di migliaia di politici dissidenti.
 
"Io sono ancora qui", di Walter Salles
Certo non sono mancate le note stonate, in particolare l'ostracismo (ma poi, alla fine, anche meno del previsto) verso Emilia Pérez e la sua interprete Karla Sofia Gascòn, ormai "sputtanati" dai noti scandali dei mesi scorsi: il film di Jacques Audiard vince comunque due premi importanti, quello per la miglior canzone originale e soprattutto quello per la miglior attrice non protagonista andato a Zoe Saldana, la quale nei ringraziamenti si è ben guardata dall'esprimere la minima solidarietà, anzi la minima menzione alla "collega", quasi facendo finta che non ci fosse... invece la Gascòn c'era eccome, presente in sala (a spese sue, si dice) e orgogliosamente ostinata nel difendere la sua nomination. Diciamo che Saldana ha perso molto in simpatia, per quanto mi riguarda, oltretutto premiata in una categoria in cui non sarebbe dovuta neanche stare dato che in Emilia Pérez è protagonista a tutti gli effetti (il suo è perfino il primo nome sui titoli di testa!). Stesso discorso vale per il fratello d'arte Kieran Kulkin, che in A real pain è protagonista almeno quanto Jesse Eisenberg. Ma sono discorsi, questi, che sono vecchi quanto la storia degli Oscar.
 
Zoe Saldana in "Emilia Pérez"
Restano da dire due parole sugli attori protagonisti: Adrien Brody è al suo secondo Oscar in carriera, e la sua vittoria è, lasciatemelo dire, strameritata: avrei giurato che la statuetta sarebbe andata a Timothée Chalamet (e sarebbe stato un altrettanto degno vincitore), ma con questo metro di giudizio l'Academy ha voluto secondo me rimarcare di nuovo l'importanza del cinema indipendente: The Brutalist "doveva" vincere almeno un premio importante per non restare fuori dal palmarès e la scelta è caduta sul suo protagonista, che nel lungo discorso di ringraziamento ha parlato de "le conseguenze drammatiche della guerra e della sistematica oppressione, oltre che dell'antisemitismo e del razzismo... prego per un mondo più giusto e inclusivo, se il passato ci può insegnare qualcosa è che l'odio non deve continuare a prevaricare". Ineccepibile.

"Flow", miglior film d'animazione
Ha invece fatto storcere il naso a parecchi la mancata vittoria di Demi Moore tra le interpreti: per molti (ma non per il sottoscritto) era la vera favorita, ma più per la grancassa mediatica che tv e giornali hanno scatenato che per le sue effettive possibilità: agli Oscar votano gli attori e non i critici, ed era chiaro che in caso di trionfo di Anora, come poi è stato, i voti sarebbero confluiti per "trascinamento" sulla bella Mikey Madison, che comunque non ha rubato nulla. Non so se per la Moore ci saranno altre occasioni, in ogni caso sarebbe stata premiata per un film orrendo (opinione personale) e quindi, non vogliatamene, ci passo beatamente sopra.
 
Riguardo le altre categorie, scontati i riconoscimenti a Dune: parte II nelle categorie tecniche, così come quelli a Wicked per scenografie e costumi e quello a The Substance per il trucco (per me faceva schifo anche quello, ma vabbè), mentre invece vince a sorpresa (ed è una bellissima sorpresa!) il tenero cartone animato estone Flow come miglior film d'animazione, battendo colossi milionari come Inside Out e Il robot selvaggio, mentre l'Oscar a No other land come miglior documentario non fa altro che confermare il forte impegno civile di questa edizione. Ed è davvero tutto.  



MIGLIOR FILM: ANORA DI SEAN BAKER




MIGLIOR REGIA: SEAN BAKER (ANORA)




MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA: ADRIEN BRODY (THE BRUTALIST)




MIGLIOR ATTRICE PROTAGONISTA: MIKEY MADISON (ANORA)





MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA: KIERAN CULKIN (A REAL PAIN)





MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA: ZOE SALDANA (EMILIA PÉREZ)





MIGLIOR FILM INTERNAZIONALE: IO SONO ANCORA QUI (BRASILE)





MIGLIOR SCENEGGIATURA ORIGINALE: SEAN BAKER (ANORA)
MIGLIOR SCENEGGIATURA ADATTATA: PETER STRAUGHAN (CONCLAVE)
MIGLIOR FOTOGRAFIA:  THE BRUTALIST
MIGLIOR SCENOGRAFIA: WICKED
MIGLIOR MONTAGGIO: ANORA
MIGLIOR SONORO: DUNE: PARTE II
MIGLIOR COLONNA SONORA: THE BRUTALIST
MIGLIOR CANZONE ORIGINALE: "EL MAL" (EMILIA PÉREZ)
MIGLIORI EFFETTI SPECIALI: DUNE: PARTE II
MIGLIORI COSTUMI: WICKED
MIGLIOR TRUCCO: THE SUBSTANCE
MIGLIOR FILM D'ANIMAZIONE: FLOW
MIGLIOR DOCUMENTARIO: NO OTHER LAND








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