titolo originale: NOSFERATU (USA, 2024)
regia: ROBERT EGGERS
sceneggiatura: ROBERT EGGERS
cast: LILY ROSE-DEPP, BILL SKARSGARD, NICOLAS HOULT, AARON TAYLOR-JOHNSON, EMMA CORRIN, WILLEM DAFOE, SIMON McBURNEY
durata: 132 minuti
giudizio: ★★☆☆☆
Wisborg, Germania, 1838. L'agente immobiliare Thomas Hutter, fresco di nozze con l'adorata moglie Ellen, viene incaricato di recarsi in Transilvania per chiudere un affare con il misterioso Conte Orlok, ignorando che quest'ultimo è in realtà un terribile vampiro pronto a succhiare il sangue della sua giovane sposa e spargere morte in tutto il paese...
Questa è la recensione che mai avrei voluto scrivere. Perchè io a Nosferatu ci tenevo, tanto. Perchè conosco ogni fotogramma del Nosferatu di Murnau, ne ho il poster il camera, ne ho parlato in pubblico e ho ancora freschi i ricordi delle visioni proiettate in sala, con le musiche suonate dal vivo, al pianoforte. Ed era da quasi un anno, da quando è stato diffuso il primo trailer, che bramavo di vedere il remake di Eggers, sperando di godermi un omaggio degno di un capolavoro del genere e confidando nel talento visionario, indiscutibile, di un regista che già aveva dimostrato di saperci fare con un certo tipo di cinema, fatto più di atmosfere che di svolgimento, di incubi, di paesaggi inquieti e cieli plumbei (del resto sia The Witch che The Lighthouse erano esemplari in tal senso...)
Il punto è proprio questo: che tipo di film ha voluto (ri)fare Eggers? Qual è stato il suo approccio a un'opera così iconica e anche iperclassica? (la storia, ovviamente, la conosciamo tutti: quella è). Vedendo le prime immagini ci sembra chiaro: intere scene, situazioni (le ombre, soprattutto!) ci riportano a Murnau, e sono immagini di gran fattura: non nutriamo dubbi sulla volontà di Eggers di omaggiare e rispettare la classicità, lo si vede dalla ricostruzione quasi filologica del castello di Orlok, dei costumi d'epoca, degli esterni (i rami secchi, tetri, contro il bianco/azzurro abbacinante della neve), da un approccio ossequioso ma non deferente a un capolavoro senza tempo.
Purtuttavia, una prima novità ci pare evidente fin da subito. Non è cosa di poco conto ma la accettiamo più che volentieri: si capisce immediatamente che a differenza del film di Murnau qui al centro del racconto non c'è tanto il vampiro quanto Ellen (molto brava la giovane Lily-Rose Depp), e che la versione di Eggers sarà molto più femminile e femminista: Ellen non è più una giovane fanciulla fragile che si strugge durante l'assenza del marito. E' una donna forte, passionale, la cui sessualità e il suo legame carnale con il vampiro conferiscono al film un taglio erotico-orrorifico "sanguigno" in ogni senso: ne è la prova il bellissimo incipit che cita Possession di Zulawski e rimanda a quello che vedremo dopo, ovvero la morbosa infatuazione del mostro per una donna coraggiosa che sa tenergli testa e che sa bene di essere completamente sola nella sua lotta, poichè nessuno crede che sia lei la causa (involontaria) di tanto sangue e che solo il suo corpo potrà salvare le persone che ama (e il mondo in senso lato).
E fin qui tutto bene, direi. Salvo l'imponderabile: chi poteva infatti prevedere che a un certo punto del racconto un regista come Eggers potesse tramutarsi addirittura in Steven Spielberg? Ovvero il cineasta più didascalico della storia del cinema? Vengo al punto: il Nosferatu di Eggers dura due ore e un quarto, vale a dire quasi un'ora in più rispetto all'originale. E come ha riempito quest'ora Eggers? Proprio nel modo peggiore possibile, ovvero spiegando tutto, troppo, pedissequamente, inutilmente, raccontandoci per filo e per segno quello che già sappiamo e stiamo vedendo, infarcendo la narrazione di dialoghi prolissi e pomposi, propinandoci quasi un saggio (non richiesto) sul vampirismo e dando allo spettatore l'impressione (magari sbagliata, in buona fede) di volerlo aiutare ritenendolo incapace di capire una storia che è vecchia quanto il cinema stesso (Dracula di Stoker, il libro, è del 1897). Non c'è una sola inquadatura di questo Nosferatu in cui lo spettatore sia libero di sorprendersi, di immaginare quello che accadrà nella sequenza successiva perchè tutto gli viene spiattellato davanti agli occhi, azzerando il pathos che invece dovrebbe essere l'essenza del film.
Non solo. Eggers, come detto, ribalta la prospettiva rendendo protagonista Ellen e mostrandoci il meno possibile Orlok (un baffuto, irriconoscibile Bill Skarsgard): il vampiro inizialmente non ci viene quasi mai fatto vedere, centellinandone le apparizioni per giocare sull'attesa del pubblico, eppure quando il mostro finalmente "osa" palesarsi si rivela privo di qualsiasi iconicità... inutile infatti ricercare in questo remake scatti indimenticabili come il vampiro al timone della nave, la sua uscita "rigida" dalla bara oppure il suo ghigno terrificante verso Hutter... tutto è stemperato, diluito in snervanti scene di raccordo che nulla aggiungono a quanto già si sa.
Ma il peggio deve ancora arrivare. E quello che accade nell'ultima mezz'ora è l'aspetto più imperdonabile di questo Nosferatu. Eggers, chissà perchè (non è dato saperlo... forse ha visto The Substance), cerca un'impossibile e non richiesta commistione con il Dracula di Francis Ford Coppola e con la filmografia "draculiana" in genere, importandone inopinatamente alcuni personaggi (tipo l'irritante e tedioso surrogato di Van Helsing interpretato da Willem Dafoe) nonchè sequenze senza senso (la raccapricciante "vendetta" del mostro verso le tre donne di Friedrich, nel pre-finale, che nulla c'entra con Nosferatu), e tuttora non mi capacito di come un cineasta esperto e appassionato come lui possa essere caduto in una trappola del genere: Nosferatu e Dracula sono sì gli stessi personaggi della stessa storia, ma la loro caratterizzazione, da sempre, è totalmente diversa! Tanto Nosferatu è un personaggio orrido, ripugnante, respingente (era la traslazione della Germania disperata e affamata degli anni '20) quanto Dracula è invece un eroe romantico, un angelo caduto, un cavaliere disarcionato e disperato che dispensa fascino e suscita empatia e comprensione... pensare di poter unire queste due figure totalmente in antitesi tra loro è pura follia (o megalomania), e infatti è proprio nel finale che il film deraglia senza ritorno. Ho seguito l'ultima mezz'ora, giuro, con la morte nel cuore e la rabbia per una grande occasione così banalmente sprecata...
Ad ogni modo, però, tengo a chiarire una cosa: il Nosferatu di Eggers è un film (per me) sbagliato ma coraggioso, esteticamente bellissimo, pieno di spunti, omaggi cinefili, sequenze di grande suggestione e atmosfera. Preferirò sempre, pur rammaricandomene, un film "così" rispetto ad altre pellicole "perfette" ma anaffettive, impersonali, fredde come il ghiaccio. Meglio un film imperfetto ma accattivante che un film gelido e dimenticabile: su questo la mia opinione, per quello che vale, non cambierà mai.
Capisco la delusione ma a me non è parso che questo Nosferatu ricadesse in atmosfere romantiche. Orlok continua a rimanere orrenda fonte di fredda malattia e follia serpeggiante, non c'è nessuna pietà nei suoi confronti, né fascinazione. Anzi, viene giustamente trattato come uno stalker leppegoso, e se è vero che alla fine Leni si concede, è solo per decretare la fine del male.
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