venerdì 10 gennaio 2025

M. IL FIGLIO DEL SECOLO



titolo originale: M. IL FIGLIO DEL SECOLO (ITALIA, 2025)
regia: JOE WRIGHT
sceneggiatura: STEFANO BISES, DAVIDE SERINO, ANTONIO SCURATI
cast: LUCA MARINELLI, FRANCESCO RUSSO, BARBARA CHICHIARELLI, BENEDETTA CIMATTI, PAOLO PIEROBON, LORENZO ZURZOLO, GAETANO BRUNO, ELENA LIETTI, VINCENZO NEMOLATO
durata: 8 episodi da 60 minuti circa
giudizio: 



L'ascesa al potere di Benito Mussolini, dalla fondazione dei Fasci di Combattimento del 1919, all'ingresso in politica, al delitto Matteotti (1924), fino al celebre discorso al Parlamento del 3 gennaio 1925 con cui iniziò ufficialmente il Ventennio fascista.  




M
come Mussolini, ovviamente. Ma anche M come "mostro": una lettera che suscita inquietudine fin dai tempi di Fritz Lang (non a caso il periodo storico è praticamente lo stesso), e se vogliamo M come Matteotti, il deputato socialista d'opposizione che il Duce fece assassinare il 10 giugno 1924 dando inizio al periodo più buio della storia italiana moderna. Sono tanti i riferimenti storico-politici per questa grandiosa operazione filmico-letteraria che, al momento (lo dico con assoluta certezza), è di gran lunga e per distacco la "cosa" più bella vista in questa stagione.

Passata con entusiasmo in anteprima all'ultima Mostra del Cinema di Venezia e poi appena approdata in tv sulla benemerita Sky Atlantic (otto episodi per otto ore di visione, che il sottoscritto al Lido si è "sparato" uno dopo l'altro, nel primo - e finora unico - "binge-watching" della mia vita), si fa davvero fatica a considerare M. Il figlio del secolo come semplice "serie tv" poichè trattasi di cinema allo stato puro, e anche della migliore qualità possibile. Anzi... temo purtroppo che vista in televisione (e per giunta su una rete a pagamento) questo prodotto perderà molta della sua enorme potenza visiva ed espressiva: in questo caso posso ben dire che è stata una fortuna per noi spettatori "veneziani" averla potuta ammirare su un grande schermo e tutta di fila senza interruzioni (grazie quindi a Alberto Barbera per avercene dato la possibilità, anche se ci sarebbe da interrogarsi sul fatto che a una Mostra del Cinema il vero capolavoro sia un prodotto destinato alla televisione, ma questo evidentemente è un altro discorso).

Tratta dal bestseller omonimo di Antonio Scurati e prodotta da Lorenzo Mieli con Fremantle, M. è dunque una serie italiana a tutti gli effetti. C'è voluto però, non a caso, un regista straniero (il talentuoso e navigato Joe Wright, capace di passare con disinvoltura dai merletti di Espiazione alle camicie nere dei Fasci di Combattimento) per realizzare un prodotto anticonvenzionale, espressivamente straordinario, clamorosamente avvincente e politicamente necessario: M. Il figlio del secolo racconta in prima persona l'ascesa al potere di Mussolini (Luca Marinelli, impressionante per fisicità, mimica e linguaggio) con un taglio tragicomico, grottesco, esaltato, quasi "pulp", tutto volutamente e costantemente sempre sopra le righe. Il risultato è stupefacente: otto ore densissime che paiono appena sufficienti per raccontare la tragedia di un uomo ridicolo, mediocre, pavido, senza nessuna particolare qualità, arrivato a un passo da conquistare il mondo...

E non è un caso, temo anche qui, che una roba come questa non sarebbe mai potuta andare in onda sulla tv di Stato. So che a molti di voi lettori non piacerà questo discorso, ma come si suol dire a pensar male si fa peccato ma spesso ci si indovina: il regista ha dichiarato di aver ricevuto da Mieli la proposta di dirigere un film su Mussolini già nel 2021 (peraltro accettata con entusiasmo), ma solo nell'autunno del 2022 Sky (e nessun altro) ha accettato di distribuirla, vale a dire dopo la vittoria di Giorgia Meloni alle elezioni politiche... fate pure due più due: è notizia di oggi che la Giorgia nazionale ha ammesso, anche un po' stizzita, "di non avere tempo per guardarla", mentre tutta la stampa di destra (Libero in primis) ha scientificamente e pregiudizialmente stroncato la serie. Figuriamoci dunque se la Rai, con questo clima politico, poteva programmare in prima serata M. Triste storia di questi tempi bui.

Anche perchè, diciamolo chiaramente, il grande merito del lavoro di Wright è quello di aver raccontato in maniera impeccabile quello che nelle scuole e nelle aule di storia non viene mai detto: che, cioè, il Fascismo salì al potere soltanto grazie al lassismo delle Istituzioni e il beneplacito dei poteri forti, agendo da grimaldello all'interno della legalità. Mussolini e la sua manica di scagnozzi da soli non avrebbero potuto fare assolutamente niente: Mussolini stesso ci viene mostrato (giustamente) come una figura del tutto priva di qualsiasi "appeal", perfino comica nella sua tragica ordinarietà. Wright ci mostra la sua ridicolaggine facendolo parlare in prima persona, rivolgendosi direttamente al pubblico, sfondando la quarta parete: ne esce fuori un ritratto grottesco, patetico, agghiacciante se pensiamo a come questo personaggio (aiutato dalle sue marionette e dalle sue numerose amanti: Cesare Rossi, Amerigo Dumini, Margherita Sarfatti...) riuscì a prendere in pugno il Paese grazie all'indifferenza di chi avrebbe dovuto (e potuto) impedirlo.

Wright
ce lo racconta attraverso una messinscena gotica, futurista, metafisica, con una colonna sonora techno (le musiche sono di Tom Rowlands dei The Chemical Brothers) e un montaggio forzato, frenetico, ossessivo, proprio come l'ossessione Fascista della conquista del consenso. Inutile dire che M. Il figlio del secolo lancia un monito potente all'Italia di oggi, affinchè tutto ciò non si ripeta. Lo fa intendere a denti stretti proprio Mussolini/Marinelli fin dalle  primissime scene: "Guardatevi intorno, siamo ancora tra voi..."
E chi ha orecchie intenda.


2 commenti:

  1. Questa serie racconta come il Duce ha creato il fascismo e come ha riuscito a prendere il potere. Ricordiamoci che è la storia che non dobbiamo dimenticare.
    Dennis

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