titolo originale: EMILIA PÉREZ (FRANCIA, 2024)
regia: JACQUES AUDIARD
sceneggiatura: JACQUES AUDIARD, THOMAS BIDEGAIN
cast: ZOE SALDANA, KARLA SOFIA GASCÒN, SELENA GOMEZ, ADRIANA PAZ, EDGAR RAMIREZ
durata: 132 minuti
giudizio: ★★★★☆
Rita Mora Castro, praticante avvocatessa di Città del Messico, viene assoldata da un potente boss della malavita locale per aiutarlo in una missione tanto incredibile quanto delicata: cambiare sesso, fingersi morto e ritirarsi da ogni attività, ovviamente senza lasciare tracce...
Al centro del racconto troviamo infatti la figura di Manitas del Monte, potente boss mafioso deciso a cambiare sesso e recidere ogni cordone con la sua vita da criminale. Ci riuscirà, fingendosi morto e diventando donna a tutti gli effetti con il nome di Emilia Pérez, interpretata con passionale ardore dalla meravigliosa Karla Sofia Gascòn (primo transessuale candidato all'Oscar nella quasi centenaria storia del premio), la cui trasformazione non sarà soltanto fisica ma (soprattutto) spirituale e catartica, nel tentativo impossibile di lasciarsi dietro le spalle una vita fatta di sangue e orrore e provare a costruirsi un futuro virtuoso. Naturalmente non sarà così semplice, nel dramma e nelle risate: Emilia proverà a redimersi ma non lo farà ripartendo da zero, bensì sfruttando il suo passato fosco per aiutare i familiari delle sue stesse vittime, un modo per ricominciare senza negare gli errori della vita precedente. Ad aiutarla ci sarà solo la timida avvocatessa Rita Castro (Zoe Saldana), una praticante poco convinta e dimessa che troverà in Emilia non solo una cliente facoltosa, ma colei che a sua volta le darà la possibilità, finalmente, di camminare sulle sue gambe senza timore reverenziale.
E' un musical anomalo, Emilia Pérez. Non ha nulla a che vedere con i musical hollywoodiani classici, sfarzosi, brillanti e, diciamolo pure, anche un po' noiosetti: al contrario, è molto riflessivo, essenziale, asciutto. Le canzoni (cantate dagli attori con la loro voce) scavano nella psiche dei personaggi e seguono il ritmo del film, passando dalla tracotanza al nonsense, dalla dolcezza alla rabbia, dall'intimità al dramma. Audiard aveva inizialmente concepito Emilia Pérez come un'opera lirica in quattro atti, e la struttura del film asseconda quest'idea: ogni spezzone di pellicola è come fosse un film a sè stante, sembra quasi accompagnare Emilia nella sua transizione, cambiando continuamente forma e registro. Inizia in modo grottesco, esilarante, poi diventa una commedia nera, infine uno straziante melodramma: la sua forza principale sta nei personaggi, i quali, tutti, provano a reinventarsi e riscrivere la propria storia personale, trovando dentro di sè il coraggio di andare oltre le proprie inibizioni. Bravissime tutte le sue attrici (giustamente premiate in blocco al Festival di Cannes): non solo le citate Gascòn e Saldana, ma anche l'indigena Adriana Paz e una Selena Gomez invecchiata e sfatta per l'occasione, desiderosa di mostrare al mondo di essere credibile anche in un ruolo agli antipodi della sua immagine pubblica.
Il film ha ricevuto molte critiche in Sudamerica, "reo" di aver rappresentato il Messico come un paese violento, corrotto, sprofondato nell'illegalità. Audiard non è certo il primo a dipingerlo così (pensiamo, ad esempio, al recente Nuevo Orden di Michel Franco, regista messicano, al cui confronto Emilia Pérez sembra una commedia all'acqua di rose), ed è comunque evidente che si tratta di una ricostruzione di parte finalizzata all'economia del film: è finzione, è stratagemma, oltretutto all'interno di scenografie e location totalmente ricostruite in studio (in Francia) che accentuano, a mio avviso volutamente, la non aderenza alla realtà di tutto ciò che ci viene mostrato. Del resto sarebbe come dire che tutta l'America è mafiosa a causa dei tanti film di mafia che sono stati girati nel corso dei decenni... sono assiomi che non stanno in piedi, basta avere l'intelligenza di ammetterlo.
Ciò non toglie che Emilia Pérez sia un film estremamente ruffiano, cucito su misura per piacere a Hollywood (e di conseguenza all'Academy, che puntualmente lo ha ricoperto con una valanga di nomination): dentro Emilia Pérez ci sono tutti gli ingredienti giusti per una ricetta il più possibile "inclusiva" e politicamente corretta. Si parla di transessuali, lesbiche, discriminazione, amore, famiglia, figli. Non manca nulla per compiacere la Hollywood "liberale" e più o meno dichiaratamente progressista degli ultimi anni. Solo che Audiard lo ha saputo fare dannatamente bene, dirigendo un'opera alla fine non poi così sorprendente ma granitica nella sua struttura e di sicura presa sul pubblico, che non può non restarne affascinato. E scusate se è poco.
p.s. piccola annotazione a margine: i soloni dell'Academy hanno candidato Zoe Saldana nella categoria delle attrici "non protagoniste", anche se il suo è il primo nome che compare nei titoli e nel film sta in scena più di chiunque altro...
Meraviglioso...una vera sorpresa..tenero, divertente, riflessivo, appassionante...colonna sonora strepitosa. Si, la nominations alla Saldana come non Protagonista fa ridere, una nominations "unica" a lei e alla Gascon sarebbe stata sicuramente una cosa più sensata.
RispondiEliminaEh, purtroppo agli Oscar (a differenza di Cannes) le candidature multiple non sono ammesse... però, come già accade per altri premi, potrebbero istituire la categoria del "miglior cast". Secondo me prima o poi ci arriveremo.
EliminaSperavo davvero di entusiasmarmi di più. Molto originale e interessante, ma anche molto superficiale, almeno per me. In alcuni momenti mi sono commossa e divertita, belle le canzoni, bravissime loro, eppure mi è mancato quel "qualcosa" che me lo facesse amare.
RispondiEliminaA me è piaciuto, ma non l'ho amato. Come ho scritto, l'ho trovato un film molto, molto ruffiano e costruito a regola d'arte in base alle tendenze attuali. Quanto basta per non essere uno dei miei film del cuore. Però non si può negare che a livello tecnico-concettuale rasenta la perfezione. Non l'ho trovato superficiale, o almeno non credo che lo scopo del regista fosse quello di far luce sulla società messicana o altri temi spinosi. E', fondamentalmente, un film sulla libertà, sulla voglia di cambiare, sulla redenzione, sulla felicità e sul prezzo da pagare per ottenerla. Da questo punto di vista mi è parso esemplare.
EliminaDalla tua rece e dai commenti ho capito che andrò a vederlo solo in assenza di meglio...e probabilmente succederà :)
RispondiEliminaMa perchè? Per me merita assolutamente la visione, aldilà delle considerazioni critiche. Vai a vederlo e poi ne parliamo! :)
EliminaAspettavo il tuo commento e come quasi sempre mi trovo d'accordo con te. Sembra un film fatto di tanti film e il risultato mi è parso pregevole. Ottime tutte le attrici, ma la Gascon per me merita un plauso in più.
RispondiEliminaUn caro saluto.
Mauro
La Gascòn è straordinaria, di una naturalezza e di un carisma eccezionali. Merita alla grande l'Oscar e penso che ce la farà. Anche perchè la sua diretta competitor, la Saldana, l'hanno messa tra le "non protagoniste" (!)
EliminaChe inutili tutte le polemiche. Trascinante, dall'inizio alla fine.
RispondiEliminaMa sai che io invece me l'aspettavo molto più trascinante, più "scatenato"? Invece devo dire che non mi ha scosso emotivamente più di tanto, ma da una parte è stato un bene perchè in questo modo ho potuto apprezzare più lucidamente la struttura d'insieme e la perfezione tecnico-stilistica. In ogni caso filmone, niente da dire.
EliminaE le polemiche, sì, meglio lasciarle perdere...