titolo originale: CONCLAVE (GB/USA, 2024)
regia: EDWARD BERGER
sceneggiatura: PETER STRAUGHAN
cast: RALPH FIENNES, STANLEY TUCCI, SERGIO CASTELLITTO, JOHN LITHGOW, CARLOS DIEHZ, LUCIAN MSAMATI, ISABELLA ROSSELLINI
durata: 120 minuti
giudizio: ★★★☆☆
In seguito alla morte improvvisa del Papa, il collegio cardinalizio presieduto dal Cardinale Lawrence si riunisce come da prassi in Conclave per eleggere il nuovo pontefice.
Per noi latino-europei, invece, certo più avvezzi alle cose di casa nostra, è fin troppo ovvio che ogni elezione di un nuovo Papa comporti tutta una serie di implicazioni e sotterfugi tipici della politica, anche e soprattutto italiana, che difficilmente ci sorprendono: del resto non ci si deve mai dimenticare che il Papa sarà pure, per chi ci crede, il Vicario di Dio in Terra, ma è anche un importante capo di stato che, come tutti i Potenti della Terra, deve sapersi muovere con destrezza nel labirinto della politica.
Ispirato all'omonimo bestseller di Richard Harris, Conclave ha inizio negli immediati momenti successivi alla morte del pontefice in carica, dove il cardinale decano Thomas Lawrence (Ralph Fiennes) deve assumersi, per legge, l'incombenza di organizzare l'elezione del successore. Un compito arduo, faticoso, carico di enormi responsabilità, che col passare dei giorni diventa un campo minato tra fazioni contrapposte, tra visioni politicamente agli antipodi della Funzione della Chiesa: da quella progressista e liberale rappresentata dal cardinale Bellini (Stanley Tucci) a quella reazionaria e ultraconservatrice del cardinale Tedesco (Sergio Castellitto), passando per il populismo benpensante del cardinale Adeyemi (Lucian Msamati), che vuole diventare il primo Papa nero della storia, fino al lavoro sporco del subdolo cardinale Tremblay (John Lithgow), disposto a qualsiasi cosa, anche illecita, pur di essere eletto. A tutto questo sia aggiunge poi la "variabile impazzita" costituita dal misterioso cardinale messicano Benitez (Carlos Diehz), nominato vescovo di Kabul in pectore dal Papa precedente e indisponibile a piegarsi a qualsiasi faida interna...
Berger è bravo a costruire una prima parte di efficace impatto, in particolar modo visivo (molto aiutato dalla fotografia plumbea e soffocante di Stéphane Fontaine, che aveva già lavorato nell'altrettanto claustrofobico Il Profeta di Jacques Audiard), peccato però che non sia sostenuto a dovere dalla sceneggiatura, a mio avviso poco all'altezza, del drammaturgo britannico Peter Straughan, che non smussa niente delle "esagerazioni" del libro di Harris (per chi scrive, non proprio un capolavoro) imbastendo una trama poco verosimile, troppo hollywoodiana, con troppa carne al fuoco e che mette in scena ogni tipo di evento nefasto che possa scatenarsi nei giorni di Conclave (attentati, scandali, spionaggio, corruzione, mancano solo le cavallette...). Quasi una legge di Murphy, che per quanto riesca (bisogna ammetterlo) a reggere bene il ritmo per tutte le due ore di film, non riesce però a conferire al film quell'atmosfera austera e rigorosa (diciamolo pure, più "europea") che un soggetto del genere comporterebbe. Chissà cosa sarebbe venuto fuori se a dirigere (e scrivere) un film come questo fosse stato un Bellocchio o un Brizè, giusto per dire... di sicuro avremmo avuto una pellicola molto meno spettacolare ma - ne sono certo - ben più intrigante sul piano contenutistico.
I meriti di Conclave stanno soprattutto nelle interpretazioni. Ralph Fiennes giganteggia nel suo ruolo - difficile - di mediatore garantista e integerrimo dell'Istituzione cattolica. La sua è una performance misurata, sofferta, credibile, mai sopra le righe (al contrario di quella - pessima - di un Castellitto troppo gigione), che meriterebbe davvero un riconoscimento nella Award Season. E sarebbe anche l'ora per questo bravo attore dalla brillante e lunghissima carriera, sempre troppo sottovalutato dalle giurie. Ma anche Stanley Tucci e il sempre inquietante John Lithgow (grande caratterista) non sono affatto da meno. Menzione speciale, infine, per la splendida Isabella Rossellini, nella parte di una suora silenziosa ma battagliera, la cui presenza è comunque "pesante" e influente. Poche battute per lei, ma grande carisma. E non c'erano dubbi in proposito.
Concordo in tutto, e vorrei dare un'occhiata al libro per vedere se il cardinale Tedesco é disegnato davvero così grezzo e rustico come lo interpreta Castellitto..🫢
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