sabato 19 ottobre 2024

MEGALOPOLIS


titolo originale: MEGALOPOLIS (USA, 2024)
regia: FRANCIS FORD COPPOLA
sceneggiatura: FRANCIS FORD COPPOLA
cast: ADAM DRIVER, NATHALIE EMMANUEL, GIANCARLO ESPOSITO, JON VOIGHT, AUBREY PLAZA, SHIA LABEOUF, LAURENCE FISHBURNE, DUSTIN HOFFMAN, JASON SCHWARTZMAN, TALIA SHIRE
durata: 138 minuti
giudizio: 



Cesar Catilina è un architetto premio Nobel che intende ricostruire da zero New Rome (una New York futuribile e violenta) sul modello, perlappunto, della Roma imperiale. Ma il progetto è folle, utopistico, e le difficoltà per realizzarlo saranno notevoli. Non ultima la corruzione che si annida ai massimi livelli della politica e delle istituzioni...    




Non lo scrivo in maiuscolo perchè nella netiquette di internet è maleducazione, ma voglio che sia ben chiaro: il fatto che, a mio modestissimo parere, Megalopolis sia un film totalmente sbagliato non significa che un gigante del cinema come Francis Ford Coppola non meriti rispetto o che, peggio ancora, sia lecito dileggiarlo ed esporlo al ludibrio dei social. Scrivo pertanto le stesse cose che già scrissi per The Palace di Roman Polanski (forse ancora più brutto di Megalopolis): non sarà un titolo così senile e scombinato a inficiare una carriera enorme come quella di Coppola. Su questo non voglio tornarci sopra. 

E dispiace, sul serio, come per Polanski, dover scrivere male di un film così importante, forse definitivo per il regista di Detroit, cinque volte Premio Oscar e due volte Palma d'oro a Cannes (solo per ribadirne la statura): succede spesso, purtroppo, che quando un grande autore decide o riesce a trovare il momento (e i soldi) per girare il suo film-testamento, questo finisca per essere travolto dalle eccessive aspettative e dell'ansia da prestazione... perchè, davvero, riesce molto difficile trovare in Megalopolis anche un solo briciolo del talento e del carattere di Coppola: un progetto mastodontico, megalomane, che il regista aveva in mente da quasi cinquant'anni (l'idea gli venne nel 1978, durante le riprese di Apocalypse Now) e che ha potuto realizzare solo quest'anno, finanziandolo tutto di tasca sua (120 milioni di dollari, molti dei quali derivanti dalla vendita di proprietà personali) e portandolo in sala senza condizionamenti o imposizioni produttive. E paradossalmente, secondo me, è stato proprio il fatto di aver potuto girare in totale libertà che ha nuociuto al film, rivelatosi alla fine opera delirante e sconclusionata.

Perchè, lo scrivo senza giri di parole, Megalopolis è un delirio visivo senza nè capo nè coda, un'opera che vorrebbe essere concettuale, sovversiva, ma che a conti fatti si rivela non solo incomprensibile ma anche di disarmante banalità. Coppola è senza freni nel mettere in scena la sua personalissima visione del mondo, ma lo fa in modo ridondante, enfatico, eccessivo, (s)cadendo troppe volte nel kitsch involontario, costruendo un mappazzone di 138 minuti (interminabili) dove la troppa carne al fuoco alla fine partorisce il topolino, ovvero un film moralista e ingenuo, per nulla rivoluzionario ma solo inutilmente pomposo, dove lo scontato raffronto tra la New York di oggi, sporca, decadente e corrotta (qui chiamata New Rome) e la grandezza della Roma Imperiale, figlia di un passato glorioso, rivendicano una giustizia sociale utopistica e impossibile da costruire. Lo spunto, se vogliamo, è molto simile a quello di un altro kolossal "maledetto" quale L'uomo del giorno dopo di Kevin Costner (altro flop colossale al botteghino): ma se la retorica di Costner era almeno sincera e genuina, la prolissità di Coppola è sfiancante nel suo essere già vista e digerita milioni di volte...

Megalopolis
è il racconto di un conflitto sociale e classista, quello tra un architetto visionario, Catilina (un Adam Driver mai così legnoso), inventore di un rivoluzionario materiale da costruzione autorigenerante, il megalon, con il quale (ri)costruire una città ideale e utopica, e un politico potente e ultraconservatore, Cicerone (Giancarlo Esposito), che invece fa di tutto per mantenere lo status quo. Le due visioni del mondo sembrano inconciliabili ma sarà la giovane figlia di Cicerone, Giulia (la bellissima Nathalie Emmanuel) a riavvicinare le parti, innamorandosi suo malgrado dell'intraprendente Catilina. La storia è tutta qui. E qui si ferma, malgrado le numerose figure comprimarie che hanno il compito di introdurre ovvi richiami all'attualità (da Jon Voight, nei panni di un potente banchiere, a Shia LaBeouf, che impersona un politico populista e agitatore di folle, chiara controfigura trumpiana). Ma se anche Megalopolis fosse "solo" una semplice storia d'amore, questa è talmente pacchiana da risultare indigeribile anche per lo spettatore più tollerante.

La pretesa, infondata, di Coppola non è infatti "solo" quella di rappresentare dogmaticamente la contemporaneità (e già qui ci sarebbe da discutere), ma di volerci propinare un'idea di futuro talmente stereotipata e idealista che nemmeno ai tempi della guerra fredda era così marchiana (la catastrofe sull'America causata dalla caduta un satellite sovietico va oltre ogni peggiore aspettativa e credibilità). Ma davvero qualche critico è riuscito a vedere in questo folle campionario di luoghi comuni il Coppola audace, carismatico, eclettico di Apocalypse Now, Il Padrino, Dracula? Opere talmente alternative e destabilizzanti che stentano a farci credere che a dirigerle sia stato lo stesso regista di Megalopolis, lo stesso Autore in passato di un'idea di America (e di società) ben più lucida di quella plastificata messa in scena qui...

Cosa salvare dunque di Megalopolis? Ben poco, a parte il piacere di rivedere vecchie facce note e (quasi) dimenticate come quelle di Jon Voight, Talia Shire e un invecchiatissimo Dustin Hoffman (relegato in un cameo insulso e assolutamente inutile) nonchè altre meno note ma decisamente più belle come quella della già citata Nathalie Emmanuel, già protagonista de Il Trono di Spade e Fast & Furious e (speriamo) di altri film futuri meno supponenti e pretenziosi di questo.  

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