titolo originale: MAKING OF (FRANCIA, 2023)
regia: CÉDRIC KAHN
sceneggiatura: FANNY BURDINO, SAMUEL DOUX, CÉDRIC KAHN
cast: STEFAN CREPON, DENIS PODALYDÈS, SOUHEILA YACOUB, JONATHAN COHEN, EMMANUELLE BERCOT, VALERIE DONZELLI
durata: 119 minuti
giudizio: ★★★★☆
Simon è un regista socialmente impegnato che sta girando un film su un gruppo di operai in lotta contro la delocalizzazione della loro fabbrica. Le riprese però vengono più volte interrotte per una serie di tragicomici imprevisti di lavorazione e, soprattutto, per il taglio dei fondi promessi dai produttori. Nel contempo un giovane stagista, Joseph, viene incaricato di documentare passo passo quello che succede sul set...
Per chi non lo sapesse, il making of di una produzione significa semplicemente il "dietro le quinte", ovvero un documentario che racconta passo passo, dall'interno, le fasi di realizzazione di un progetto (in questo caso un film). Making of è dunque metacinema, nella fattispecie quello che vede protagonista un giovane stagista, Joseph (Stefan Crepon), assoldato dalla troupe diretta dall'integerrimo Simon (Denis Podalydès), regista in crisi creativa e personale che sta girando un film sulla classe operaia. Joseph è il classico ragazzino innocente, disincantato, convinto di accarezzare un sogno (quello di lavorare su un set cinematografico) che dovrà invece scontrarsi con la dura realtà della moderna industria-cinema, fatta di sotterfugi, compromessi, soldi che mancano, attori viziati e mille altri problemi...
Cinema nel cinema, dicevamo, dove i piani narrativi si intrecciano tra finzione e realtà: alla storia (di fiction) raccontata dal film di Simon si affianca la storia (vera) di attori e maestranze messi di fronte a un bivio: o mollare tutto oppure lavorare gratis per finire il film, in nome della loro dignità, proprio come gli operai che interpretano e che lottano contro la speculazione e la guerra tra poveri. Making of è un gioiellino di sceneggiatura che scorre via che è un piacere: è un misto tra il cinema sociale di Guédiguian e l'ironia surreale del miglior Nanni Moretti, un potpourri che il navigato Cédric Kahn dirige con mano sapiente e sicura, invitandoci a riflettere sulle condizioni delle classi lavoratrici e sul futuro del cinema d'impegno, senza però mai risultare pesante.
Logica vuole quindi che alla fine l'unico vero film che vedrà la luce senza condizionamenti sarà proprio quello girato da Joseph, che con il suo occhio "vergine" fotograferà in presa diretta sia l'amarezza che le difficoltà del backstage ma anche, soprattutto, la testardaggine e la passione di chi, come Simon (e ovviamente come Joseph, suo alter-ego), non rinuncia a nessun costo a svolgere il mestiere più bello del mondo. Mi auguro davvero che Making of possa trovare in qualche piattaforma streaming o in home-video miglior fortuna di quella avuta in sala (almeno in Italia): lo merita per la sua capacità di raccontare storie e concetti importanti con la leggerezza e la serenità d'animo tipiche di un'opera fatta apposta per parlare con sincerità al proprio pubblico. Se solo le si permettesse di farlo.
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