venerdì 11 ottobre 2024

JOKER: FOLIE À DEUX


titolo originale:
 JOKER: FOLIE À DEUX (USA, 2024)
regia: TODD PHILLIPS
sceneggiatura: TODD PHILLIPS, SCOTT SILVER
cast: JOAQUIN PHOENIX, LADY GAGA, BRENDAN GLEESON, CATHERINE KEENER, ZAZIE BEETS, HARRY LAWTEY
durata: 138 minuti
giudizio: 


Rinchiuso in un manicomio criminale, e in attesa della conclusione del processo che lo vede imputato per l'omicidio di cinque persone, l'ex comico fallito Arthur Fleck, ormai ridotto a una larva d'uomo, fa la spola tra la prigione e il tribunale di Arkham, mentre la sua avvocatessa cerca di provarne l'infermità mentale in modo di evitargli la pena di morte. Intanto, sempre in prigione, Fleck fa la conoscenza della bionda Lee Quinzel, una paziente che si è fatta internare apposta per stargli vicino. Tra i due sembra essere amore a prima vista...




Non so spiegarmi, in tutta onestà, il motivo di tanto astio che buona parte della critica cinematografica (specialmente sui social) ha riservato al secondo capitolo di Joker, passato in concorso (per qualcuno addirittura inopinatamente) all'ultima Mostra del Cinema di Venezia dopo che il primo film, datato 2019, aveva addirittura conquistato il Leone d'oro sdoganando un genere cinematografico, il cinecomic, alla platea nobile di un Festival. Dapprima ho pensato che fosse proprio per questo, ovvero che la critica conservatrice e parruccona non avesse perdonato al regista Todd Phillips il fatto di aver infranto un tabù... e invece, a sorpresa, mentre quasi tutti i "giornaloni" hanno riservato al film recensioni tutto sommato lusinghiere (vedi Crespi e Finos su Repubblica, Mereghetti sul Corriere, Alò su Il Messaggero, Armocida su Il Giornale), le stroncature più feroci sono venute in gran parte dal mare magnum di internet e in particolare dai più giovani, come se si fossero sentiti in qualche modo "traditi" da questo Joker cantante e dolente. 

Perchè? Difficile dirlo. Probabilmente perchè la platea giovane non ama il musical, genere "adulto" e quasi desueto nel nuovo millennio, e in particolare non ha amato questo musical, così classico nella forma ma allo stesso tempo molto particolare nella scelta delle canzoni, senza nessun brano inedito e con invece una quindicina di pezzi famosi del passato rielaborati e riarrangiati per adattarli alle voci di Joaquin Phoenix e Lady Gaga. Immagino che chi si aspettava un film adrenalinico, debordante, stilisticamente affine al primo capitolo e magari con qualche personaggio più sviluppato (Batman?) sia rimasto deluso, esattamente come quelli che si figuravano un drammone struggente e pieno di lacrime, fidandosi di un trailer sottilmente ingannatore che paventava una love story infuocata tra i due protagonisti, cosa di cui - spoiler di Pulcinella - non si può proprio parlare: il nuovo Joker non è nè un action nè un melò, bensì una pellicola spiazzante e nerissima, cupa, ben poco incline ai sentimenti facili. E, a dispetto di quel che sembra, in perfetta continuità con il nichilismo del primo film.

Si comincia con un cartone animato stile Looney Tunes, in omaggio alla Warner e all'epoca d'oro dei comics, ma si capisce subito che ci sarà ben poco da ridere: appena inizia il film vero e proprio veniamo catapultati nello squallido penitenziario di Arkham, un manicomio criminale nell'immediata periferia di Gotham City dove il suo detenuto più famoso, l'ex comico Arthur Fleck, ormai ridotto a pelle e ossa, imbottito di psicofarmaci e schernito dai secondini (impressionante la trasformazione fisica di Joaquim Phoenix, dimagrito di 25 chili), aspetta di conoscere il proprio destino mentre la sua avvocatessa Maryanne Stewart (Catherine Keener) cerca di evitargli la pena di morte provando a convincere i giudici della sua insanità mentale. Nel contempo, durante i rari momenti di libera uscita, Fleck fa conoscenza di Harley "Lee" Quinzel (Lady Gaga), una disadattata con manie di persecuzione che ancora lo idolatra come Joker. Sembra amore a prima vista, ma chi ama davvero la bionda Lee? Il derelitto Fleck o il malvagio Joker? E chi è davvero Lee? Una donna in carne ed ossa o il frutto della mente allucinata di Fleck

Le risposte arriveranno vedendo il film, che non è una passeggiata di salute: la Via Crucis di Arthur Fleck, ormai ridotto a una larva umana cui è stata cancellata anche la dignità, assomiglia alla Passione laica di un Messia maledetto e avviato alla dissoluzione, tradito e deriso da tutti come Cristo sulla croce, anche da chi gli giura amore eterno per poi ripudiarlo nel momento più difficile, gettandolo nella disperazione. Il nuovo Joker: folie à deux è, di fatto, un tetro, dolente, ineluttabile dramma dove la rabbia scellerata del primo capitolo lascia il posto nient'altro che al dolore. Non c'è redenzione, non c'è salvezza, non c'è rivalsa: la continuità con il primo Joker è scandita dalla discesa agli inferi di un reietto prima acclamato, poi sfruttato e infine respinto da una società spietata, insensibile, violenta, che lo ha già condannato ancora prima del "vero" processo. 

Sono 138 minuti non proprio agilissimi: a molti sono parsi troppi, o forse sono parse troppe le canzoni, interpretate da Phoenix e Gaga con la loro vera voce. La scelta, per me azzeccata, di Todd Phillips è stata quella di scegliere brani noti e rivisitarli in chiave romantico-sentimentale, in clamoroso contrasto rispetto agli eventi tragici del film, destabilizzando così ancora di più lo spettatore. Si va da That's life a To love somebody, da Gonna build a mountain alla celeberrima When the Saints go marching in, fino alla canzone-simbolo del film, That's Entertainment, tratta da un altro musical famoso, Spettacolo di varietà (1953, Vincent Minnelli), che calata nel contesto "jokeriano" diventa l'espressione perfetta del cinismo della società occidentale. 

Scritto dallo stesso Phillips insieme a Scott Silver, Joker: folie à deux è un'opera imperfetta ma incredibilmente affascinante e dolorosa, capace di sprigionare emozioni vere. Phoenix è di nuovo grandioso nella sua performance fisica e artistica, Lady Gaga fa quello che sa fare meglio (canta). Il risultato è un film amaro, raggelante ma profondo, nichilista eppure commovente, suggestivo, che certo non possiede (volutamente) la forza dirompente del primo capitolo ma riesce a rendere umana ed empatica la figura di un villain disperato, inchiodandoci davanti alle nostre responsabilità. E forse, alla fine, è proprio questo il motivo per cui è così odiato... (ma non da tutti)

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