venerdì 20 settembre 2024

CAMPO DI BATTAGLIA


titolo originale: CAMPO DI BATTAGLIA (ITALIA, 2024)
regia: GIANNI AMELIO
sceneggiatura: GIANNI AMELIO, ALBERTO TARAGLIO
cast: ALESSANDRO BORGHI, GABRIEL MONTESI, FEDERICA ROSELLINI, GIOVANNI SCOTTI
durata: 104 minuti
giudizio: 


Prima Guerra Mondiale. Giulio e Stefano sono due ufficiali medici che lavorano nello stesso ospedale e amano la stessa donna, Anna. Nonostante la fine della guerra sia vicina nel reparto continuano ad arrivare soldati feriti e anche qualche autolesionista, che si è inferto da solo le ferite per evitare di tonare al fronte. Ma mentre Giulio è tollerante nei confronti di questi uomini, Stefano non vuole saperne e li minaccia di diserzione. Nel frattempo, una strana malattia respiratoria proveniente dalla Spagna comincia a mietere vittime tra militari e civili... 




1918: l'anno della Vittoria. E' la beffarda didascalia con cui si apre Campo di battaglia, l'ultimo film di Gianni Amelio passato in concorso a Venezia. Beffarda perchè appena un attimo dopo le immagini indugiano su cumuli di cadaveri abbandonati, corpi di soldati caduti "per la Patria", sui quali altri soldati (vivi) si avventano per depredarli di qualsiasi cosa: un pezzo di pane, un dente d'oro, qualche spicciolo... l'assurdità di una guerra "giusta" sta tutta lì, nell'orrore che esce fuori dalle trincee e plana subito dopo in un ospedale militare, appena dietro le linee nemiche, dove convergono i feriti sopravvissuti al fronte. 

In questo lazzeretto lavorano due medici legati da una profonda amicizia ma separati dai loro obiettivi: Stefano (Gabriel Montesi) è un figlio di papà, rampollo di un potente generale in pensione che grazie alle sue conoscenze gli ha risparmiato il fronte e gli ha prenotato un seggio in Parlamento dopo che la guerra sarà finita. Cresciuto con un'educazione ultranazionalista, Stefano è inflessibile con quei disgraziati che tentano ogni disperato stratagemma per farsi congedare: non solo li minaccia di diserzione ma li considera automaticamente "guariti", anche se con le ferite ancora aperte. Tutto l'opposto di Giulio (Alessandro Borghi), ex biologo umile e introverso riciclatosi chirurgo grazie alla raccomandazione di Stefano, che invece aiuta segretamente gli autolesionisti nei loro piani, facilitandone il ritorno a casa. 

A destabilizzare ulteriormente il loro rapporto ci penserà poi Anna (Federica Rosellini), un'infermiera volontaria che è stata costretta a abbandonare l'università a causa dello scoppio della guerra ma anche (soprattutto) della misoginia dei professori, che non concepivano ai tempi che una donna potesse diventare "dottora". Anna sarà la variabile impazzita del trio: sia Stefano che Giulio s'innamoreranno di lei, ognuno a modo suo, e la ragazza si ritroverà divisa tra l'amor patrio e i sentimenti privati, incapace in entrambi i casi di scegliere... liberamente ispirato al romanzo La Sfida di Carlo Patriarca, Campo di battaglia adotta i tre protagonisti (di fantasia) per raccontare una storia poco nota della Grande Guerra e per farci capire quanto la guerra stessa possa condizionare pesantemente la coscienza e la morale di ognuno di noi, tirando fuori il nostro peggio.

Non a caso, come ama ripetere Gianni Amelio in ogni intervista, Campo di battaglia non è un film "di guerra" ma un film "sulla guerra": i combattimenti non vengono mai mostrati eppure la follia delle armi è presente in ogni momento, e le corsie dell'ospedale diventano la rappresentazione dell'insensatezza bellica e della stupidità umana, talmente accecata dal furor patrio da sottovalutare perfino la Febbre Spagnola, il terribile virus che arriverà a mietere vittime con la stessa facilità della bombe, senza distinguere tra buoni e cattivi. Si è calcolato che solo in Italia morirono più di 600mila persone (su una popolazione di 40 milioni) e tutto questo nell'indifferenza e, peggio ancora, nel negazionismo dei vertici militari che intimarono ai media dell'epoca di non diffondere la notizia per non distogliere l'attenzione dai roboanti dispacci di vittoria "firmati Diaz".

Fa impressione, non lo nego, rivedere sul grande schermo mascherine, tamponi, reagenti, corsie di ospedale affollate, colonne di mezzi militari che trasportano malati: è incredibile constatare come più di un secolo dopo ci siamo ritrovati nelle stesse identiche condizioni per sconfiggere un nemico così invisibile e subdolo. La Spagnola come il Covid-19: la memoria storica che conserva e preserva fatti dolorosi a testimonianza della nostra vulnerabilità nei confronti dell'Imprevisto, di una Natura che ci ricorda quanto siamo insignificanti con le nostre tragiche scaramucce nei confronti di malattie che non fanno prigionieri. 


Non c'è eroismo in
Campo di battaglia. Nè epicità, nè orgoglio, nè patriottismo. Amelio sottrae scientificamente tutto quello che può, asciugando all'osso la narrazione. Bel film, non retorico, non didascalico, non straziante, capace di smuovere le coscienze. Potrebbe diventare la versione italiana di Niente di nuovo sul Fronte Occidentale se Rai Cinema lo distribuirà a dovere. Buonissimo il lavoro sugli attori, con Borghi bravo e convincente in un ruolo quasi dimesso, da loser, oltretutto destreggiandosi egregiamente con l'accento friulano, mentre Montesi incarna alla perfezione lo phisique du role di un medico che non ragiona più da medico ma da politico. Non ultima, poi, l'ottima  Federica Rosellini, che conferisce al personaggio di Anna una dignità non comune rilanciando la questione della parità dei sessi e del rispetto verso le donne lavoratrici, spesso discriminate nei confronti dei colleghi maschi anche se più brave e motivate. Finale logico (spoiler!): i soldati non festeggiano tanto la Vittoria quanto la fine della guerra, che rimane in sottofondo, tra le colonne grigie di un giornale capovolto.

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