martedì 24 settembre 2024

BEETLEJUICE BEETLEJUICE



titolo originale: BEETLEJUICE BEETLEJUICE (USA, 2024)
regia: TIM BURTON
sceneggiatura: ALFRED GOUGH, MILES MILLAR
cast: MICHAEL KEATON, WINONA RYDER, JENNA ORTEGA, CATHERINE O'HARA, MONICA BELLUCCI, WILLEM DAFOE, JUSTIN THEROUX
durata: 104 minuti
giudizio: 



Trentasei anni dopo i fatti del primo film, Lydia e sua figlia Astrid tornano a Winter River a causa dell'improvvisa morte del capofamiglia Charles. Scopriranno che la loro vecchia casa è ancora infestata dallo spirito maligno di Beetlejuice, che complice l'incauta e ribelle Astrid irromperà nuovamente nel mondo dei vivi...    



La sensazione l'avevamo avuta in parecchi, e purtroppo siamo stati facili profeti: è brutto dirlo, ma dopo aver visto Beetlejuice Beetlejuice a Venezia (addirittura come film d'apertura della Mostra) abbiamo avuto la conferma che l'unico motivo per cui Tim Burton ha voluto girare questo stanco sequel è stato quello di regalare una passerella d'onore alla sua nuova musa Monica Bellucci, per la gioia di Alberto Barbera e i fan del gossip che si sono scatenati sul red carpet del Lido. Mossa pubblicitaria o romantico atto d'amore che sia, tutto questo ha però ben poco a che fare con il lato artistico del film, quello che a noi interessa di più, anche se in realtà non è che ci sia poi molto da dire...

E' questo il grosso problema di Beetlejuice Beetlejuice, che poi è anche il problema di tutti gli ultimi film di Burton, diciamo da Dark Shadows (2012) in poi: per quanto ancora tecnicamente validissimi, questi lungometraggi sono ormai emotivamente vuoti, assolutamente ordinari, anonimi, e non aggiungono niente di niente alla straordinaria carriera del regista californiano, probabilmente arenatasi in maniera irreversibile. Badate bene: non sto dicendo che questo nuovo Beetlejuice sia un brutto film, perchè stilisticamente non lo è, quanto che è del tutto inutile. E forse è perfino peggio. 

Quello che manca è la verve, la spregiudicatezza, la visionarietà, l'irriverenza del Burton dei tempi migliori, che credo difficilmente (ri)vedremo in futuro. Il confronto con il primo Beetlejuice è impietoso: seppur ancora acerbo e non esente da difetti, il primo film era scanzonato, sboccato, "scorretto", divertentissimo, esattamente quanto questo è pleonastico e plastificato. Beetlejuice Beetlejuice ha tutte le caratteristiche del medio blockbuster moderno (non è un complimento): è un innocuo passatempo per famiglie, senza pretese autoriali, costruito su misura per il pubblico generalista da multisala, intriso di buonismo a chili e senza una scena originale che sia una, tanto che i 104 minuti di lunghezza (quasi un corto, per gli standard di durata di oggi) appaiono lunghissimi a causa di un ritmo che non riesce mai ad essere davvero incalzante, a costruire quella sana convivialità che dovrebbe essere alla base di pellicole come questa.

Difficile da accettare, almeno per chi con i film di Tim Burton ha scoperto un cinema "diverso" per i "diversi", un'idea filmica originale e politicamente scorretta, oltre che coraggiosa: lo sguardo rivolto sempre verso gli umili, i reietti, gli emarginati da una società borghese e conformista da cui Burton, purtroppo, vuoi per l'età o per inaridimento creativo, è stato ormai fagocitato. 

Non lo aiutano, va detto, nemmeno i protagonisti del film: di Wynona Ryder il sottoscritto e tutti quelli della mia età vorrebbero solo parlare bene (è stata una delle mie primissime crush cinefile) e rivederla sul grande schermo dopo tanto tempo, è stato un piacevole revival, ma il suo contributo artistico, tra faccette e smorfiette, è pressochè pari a zero. Lo stesso dicasi per la sua erede naturale, Jenna Ortega, già protagonista della serie Mercoledì (in cui era bravina come adolescente emo) ma qui del tutto spaesata, per non parlare di un bolso e poco ispirato Michael Keaton, che con evidente riluttanza e bisognoso di cachet ha accettato di rimettersi i panni di un personaggio ormai poco empatizzante con la sua carriera.

E la Bellucci? Lungi da noi voler sparare sulla Croce Rossa, e tanta autentica stima per la procace Monica da Città di Castello, che a sessant'anni giusti giusti (li compirà il prossimo 30 settembre) sfoggia ancora un fisico e uno charme invidiabili, ma chiunque ormai ha capito che il cinema non è mai stato roba per lei... aldilà delle facili ironie, provate per gioco a immaginare questo film omettendo completamente il suo personaggio: cambierebbe qualcosa? No. Ne sentireste la mancanza? No. Il film sarebbe meno bello o meno brutto? Assolutamente no. L'insignificanza fatta persona, per un ruolo che altro non è che un affettuoso omaggio di un regista poco ispirato sinceramente innamorato. E al cuore, si sa, non si comanda...


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