lunedì 19 agosto 2024

TRAP



titolo originale: TRAP (USA, 2024)
regia: M. NIGHT SHYAMALAN
sceneggiatura: M. NIGHT SHYAMALAN
cast: JOSH HARTNETT, SALEKA SHYAMALAN, ARIEL DONOGHUE, HAYLEY MILLS, ALISON PILL
durata: 105 minuti
giudizio: 



Un padre accompagna la figlia adolescente a un concerto pop della sua cantante preferita, senza però sapere che l'intero spettacolo è una colossale messinscena ordita dalla polizia per catturare un pericoloso serial killer, chiamato "il Macellaio", che pare si nasconda tra il pubblico...




E pensare che l'incipit pareva perfino promettente... in piena coerenza con il percorso artistico del suo autore. In tutti i suoi ultimi film M. Night Shyamalan ci aveva messo in guardia dalle paure dell'uomo moderno: da quella di invecchiare a quella dalle aberrazioni della scienza in Old, fino al pamphlet ecologista-biblico di Bussano alla porta. In Trap la paura è, evidentemente, quella verso chi ci sta accanto e che non conosciamo, del "diverso", dell'insospettabile: un padre accompagna la figlia adolescente a un concerto della sua artista preferita prima di accorgersi che il palazzetto è assediato dalla polizia, che tiene in ostaggio le 20mila persone presenti senza che queste sappiano il perchè. Al disagio dovuto a tale situazione si aggiunge quindi quello personale di un genitore costretto a calarsi per il bene della figlia in un contesto a lui estraneo, in mezzo a migliaia di ragazzine urlanti che impazziscono per un idolo mediatico costruito dal marketing, con i risvolti sociali che ne conseguono.

Certo, siamo ben lontani dalle parti di Omicidio in diretta di Brian De Palma (il film più affine a questo per il plot), e nemmeno questa volta Shyamalan ci risparmia i consueti echi hitchcockiani (del resto sono la sua ossessione, come quella di apparire in scena nell'ennesimo cameo), ma almeno per tutta la prima parte, quella girata all'interno del palasport, la pellicola regge bene la suspance e scorre via senza cali di tensione... anche se, va detto, questa volta il classico "colpo di scena" shyamaliano è talmente telefonato che lo indovinerebbe anche un bambino: arriva infatti già a metà film (qualcuno dice già dal trailer) e nessuno può aver dubbi sul fatto che sia proprio quello. E questo è perfino il problema minore.

I problemi (grossi) arrivano da metà pellicola in poi, e trasformano un film inizialmente dignitoso in un pasticcio aberrante, senza appello. Precisamente da quando il protagonista Josh Hartnett scopre con una certa inquietudine (e in un modo che definire ridicolo è un eufemismo) che la polizia ha bloccato ogni via di uscita allo scopo di catturare un pericoloso serial-killer, detto "Il Macellaio" (viva la fantasia), che dalle informazioni in possesso dei servizi segreti pare trovarsi proprio in mezzo al pubblico. A questo punto perfino allo spettatore meno smaliziato dell'universo verrebbe il sospetto che l'irreprensibile e amorevole padre di famiglia che ha regalato i biglietti del concerto alla sua bambina non sia del tutto estraneo alla vicenda... e da questo momento in poi, dispiace dirlo, comincia la sagra delle assurdità di un film che diventa impossibile salvare, da qualsiasi parte lo si guardi.

Si ha un bel dire che la sceneggiatura non sia mai stata il pezzo forte di Shyamalan, e che anche Old e Bussano alla porta non brillassero sotto questo aspetto, tanto da rischiare anch'essi in certi punti il ridicolo involontario. Ma nonostante ciò Old e Bussano alla porta come film funzionavano eccome: malgrado la scrittura approssimativa riuscivano infatti a inquietare e destabilizzare lo spettatore, come un tarlo subdolo che scava nel suo inconscio, in profondità, risultando alla fine più maturi e spiazzanti di quello che apparivano in superficie, ovvero dei semplici horror estivi. In Trap purtroppo non c'è tracci di tutto questo: Shyamalan da metà film in poi fa entrare in scena sua figlia Saleka, che come cantante se la cavicchia pure ma come attrice è disastrosa, oltretutto rovinata dal trucco e dalla computer grafica... il suo personaggio, come la sua faccia, diventano finte come tutto il film, che deraglia in un crescendo di implausibilità e scontatezza.

Non è una questione di sospensione di incredulità, come ho letto da più parti. Peggio. A volte le situazioni incoerenti (e qui ce ne sono a iosa...) servono a garantire pathos e senso logico al film. In Trap invece no: lo sviluppo della trama nella parte finale, oltre ad essere totalmente insensato per come ci arriva, incastrandosi in situazioni che sfuggono anche alle leggi della fisica oltre che della comprensione, è talmente prevedibile e scontato che quasi annoia tanti sono i luoghi comuni messi in mostra. Viene quasi da chiedersi se stiamo assistendo a un thriller o alla parodia di un thriller, come fosse un compitino scolastico sul tema del solito serial killer che, manco a dirlo, è diventato serial killer per via di turbe infantili... chi lo avrebbe mai detto? Trap è un film nato stanco, vecchio, sia per il modo in cui è girato sia nel modo in cui viene raccontato, vanificando un soggetto che nelle intenzioni poteva anche essere interessante.

Se proprio volessimo salvare qualcosa, potrebbe essere il modo in cui il regista affronta un tema delicato come il bullismo negli adolescenti (di cui soffre la figlia del protagonista), trattato con delicatezza e umanità. Ma è un aspetto che viene appena accennato all'inizio del film per poi scomparire nel nulla, quasi fosse solo funzionale (si fa per dire) a un progetto sconclusionato e fin troppo dozzinale per far emergere questa tesi. Dispiace che un (ex?) regista di culto come Shyamalan sia regredito a tal livello dal punto di vista narrativo: la sensazione è che stavolta nemmeno il mestiere abbia potuto sopperire a una mancanza di idee che fa derubricare Trap a un anonimo tv movie agostano. peccato davvero.

6 commenti:

  1. Che peccato leggere così male di un regista che, anni fa, ci ha regalato delle vere perle di cinema. In questi mesi sto leggendo sempre molto male dei grandi autori, che in qualche modo si accartocciano in se stessi e non brillano più come un tempo. Forse noi li carichiamo di troppe aspettative, forse il mondo è cambiato troppo in fretta e loro non ci stanno dietro... Resta comunque l'amarezza.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Credo faccia parte della natura umana... è impossibile, salvo rare e lodevoli eccezioni, mantenere per tutta la vita la creatività e lo slancio della gioventù. È fisiologico. Poi, c'e chi pur non avendo più molto da dire riesce ancora ad "arrangiarsi" con il mestiere (il primo che mi viene in mente è Spielberg) e chi invece è naufragato paurosamente (penso a Ridley Scott). Il problema di Shyamalan è che ancora giovane...

      Elimina
  2. A me Bussano alla porta non era dispiaciuto, ma credo che ormai per Shyamalan il bel tempo sia andato. Finora si era sempre arrangiato con l'inventiva ma i tempi del Sesto senso credo proprio che non torneranno. Dispiace, comunque almeno per affezione vedrò anche questo

    RispondiElimina
  3. Ti dirò, non mi aspettavo molto altro e sono rimasto soddisfatto. Shallallero è uno dei migliori in circolo e ce lo ricorda ad ogni sequenza.
    Non faccio nemmeno il puntiglioso sulle ingenuità perché, se mi sono fatto andare bene i Batman di Nolan, ho una sospensione MOLTO alta.

    Più che altro mi è mancato quell’innamoramento verso i personaggi che rendono il cinema di Shallallero unico. Momenti piccoli che mostrano la pietas dei suoi soggetti, come il momento sulla spiaggia di Old, il pazzerellone che lascia i fiori sui binari o un povero disperato che grida come lo chiamavano i bambini…
    Qui è “solo” uno schizzato. E da uno come Shally mi aspettavo un po’ di più…

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sì, ma infatti come ti dicevo non è tanto una questione di sospensione (oddio... un po' si eh) quanto di contenuti: Old e Bussano alla porta malgrado tutto avevano un loro perchè, questo oltre che brutto mi è parso proprio inutile

      Elimina

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...