titolo originale: FLY ME TO THE MOON (GB, 2024)
regia: GREG BERLANTI
sceneggiatura: ROSE GILROY
cast: SCARLETT JOHANSSON, CHANNING TATUM, WOODY HARRELSON, JIM RASH
durata: 132 minuti
giudizio: ★★★☆☆
Mentre la missione Apollo 11 (quella che porterà l'uomo sulla Luna) si prepara al lancio, la NASA assume l'avvenente pubblicitaria Kelly Jones per attrarre il pubblico americano e ricostruire (segretamente) in studio le fasi dell'allunaggio nel caso quello vero non andasse in porto...
Fly me to the Moon, sofisticata commedia romantica commissionata da Apple e diretta dal carneade Greg Berlanti, gioca quindi sulla fanta-storia di quei giorni, realizzando una versione alternativa e satirica del celebre sbarco dell'Apollo 11. La morale del film è abbastanza ovvia: dimostrare, semmai ce ne fosse bisogno, con quanta facilità le persone possano essere manipolate dai media (che siano giornali, televisioni o social network poco cambia) e portate a credere qualsiasi cosa gli venga propinata.
Nel caso specifico, la protagonista (di fantasia) della storia è la seducente ciarlatana Kelly Jones (una radiosa Scarlett Johansson), spregiudicata pubblicitaria newyorchese assunta appositamente dalla NASA per rilanciare il brand dell'agenzia spaziale stessa, fortemente compromesso dopo il tragico incidente dell' Apollo 1 di due anni prima (1967) che costò la morte di tre astronauti americani. Kelly Jones è una donna sola, senza scrupoli, che non si fa problemi a mentire, manipolare o strumentalizzare qualsiasi cosa al fine di ottenere lo scopo per cui viene pagata, come assumere aitanti attori al posto dei veri cosmonauti per far aumentare l'audience o spacciarsi per bigotta cattolica per strappare finanziamenti a un senatore integralista. Il suo personaggio è volutamente ambiguo per i tempi: donna emancipata e femminista ante-litteram oppure bieca, insolente opportunista?
Dall'altra parte, invece, non poteva ovviamente mancare la figura del "buono", ovvero il rigido e poco disinvolto Cole Davis (Channing Tatum), responsabile del lancio dell'Apollo 11 e uomo integerrimo, onesto, poco loquace e solido nei suoi principi. Cole non ha la minima stima per Kelly, pur considerandola "la donna più bella del mondo", proprio perchè fermamente convinto che il fine non debba mai giustificare i mezzi, soprattutto quando la folle corsa allo spazio (contro i sovietici) costringe le menti della NASA ad accelerare i progetti di sviluppo con conseguenze spesso tragiche... Cole l'ha provato sulla propria pelle (per un banale impedimento fisico non gli fu consentito di salire sull' Apollo 1) e non ha intenzione di sacrificare altre vite, malgrado le insistenti pressioni della politica. Nonostante questo però gli è molto, molto difficile resistere all'innegabile fascino dell'intraprendente Kelly, donna molto più fragile di quello che appare e con un passato difficile, proprio come il suo.
E' un film strano, Fly me to the Moon, che rimane sempre nel limbo: vorrebbe far ridere ma anche riflettere, vorrebbe essere una commedia colta ma spesso sbaglia i toni con battute abbastanza banalotte, soprattutto vorrebbe divertire e coinvolgere il pubblico ma non è aiutato da una sceneggiatura prolissa e poco graffiante, che dilata i tempi (due ore e dodici minuti sono una durata non giustificabile) e nuoce al ritmo della pellicola. Colpa sicuramente di una lavorazione molto travagliata (il progetto originale risale al 2022 e il regista doveva essere Jason Bateman, con Chris Evans protagonista, prima di arenarsi per divergenze produttive) che non ha giovato al risultato finale. Una pellicola destinata purtroppo ad essere un flop annunciato: costata quasi 100 milioni di dollari è stata distribuita poco e male, oltretutto in un periodo dell'anno poco indicato per questo genere di film: mi chiedo se non sarebbe stato meglio farla uscire in autunno o sotto le Feste, quando le rom-com sono sicuramente più gradite...
D'altro canto però è innegabile che la prova di Scarlett Johansson è di quelle che ti fanno innamorare (sono di parte, lo so!), e in ogni caso non si può non apprezzare la grande cura dei dettagli: scene, costumi, trucco, musiche, tutti accuratissimi, ti riportano immediatamente nei gloriosi anni '60, rivalutando un film che ha il pregio di non prendersi troppo sul serio e giocare affettuosamente sull'ambiguità del soggetto: non sapremo mai se la NASA avesse davvero approntato un set di riserva per lo sbarco sulla Luna, ma certo è molto intrigante crederlo. Del resto, lo sappiamo fin dai tempi di John Ford: quando la realtà incontra la leggenda, si stampa la leggenda... com'è ovvio che sia. Da sempre.
Mi è piaciucchiato. E' un po verboso, è vero, però scorre bene e gli attori sono bravi, perfino Tatum è meno legnoso del solito. E comunque chi ci dice che non sia andata davvero in quel modo? :)
RispondiEliminaNon lo sapremo mai. Voglio dire: le teorie complottiste per me sono folklore puro, ma non mi stupirebbe affatto sapere che la NASA avesse pronto un piano B in caso di insuccesso... e comunque, come ho scritto nella recensione, tra realtà e leggenda vince sempre la leggenda!
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