venerdì 28 giugno 2024

THE BIKERIDERS


titolo originale: THE BIKERIDERS (USA, 2023)
regia: JEFF NICHOLS
sceneggiatura: JEFF NICHOLS
cast: AUSTIN BUTLER, TOM HARDY, JODIE COMER, MICHAEL SHANNON, MIKE FAIST
durata: 116 minuti
giudizio: 


Chicago, fine anni '60. Un giovane reporter, Danny Lion, intende ripercorrere la storia dei Vandals, una leggendaria banda di motociclisti che fino a pochi anni prima imperversava per le strade di tutta l'America, per farne un libro fotografico. Lo aiuterà una donna, Kathy, all'epoca compagna di uno dei leader del gruppo e "voce narrante" del film 




Da Easy Rider a Il Selvaggio, passando per Lucio Battisti ("motocicletta, 10hp... tutta cromata") da sempre la moto è simbolo di libertà, di insofferenza alle regole imposte, di stile di vita. E Jeff Nichols, regista di film mai banali, prende in prestito l'epopea degli Outlaws MC (uno dei più longevi bikers club degli Stati Uniti, che nel film diventano i Vandals di Chicago) per raccontarci un pezzo importante di storia americana e, parallelamente, anche l'America di oggi. Così, sulla falsariga di altre pellicole stilisticamente affini (la prima che mi viene a mente è Boogie Nights di P.T. Anderson, altro mirabile spaccato d'epoca), The Bikeriders affronta l'ascesa, l'apice e l'inevitabile declino di una delle tante sottoculture che negli anni '60 e '70 imperversavano nel Nuovo Continente, di pari passo con l' American Dream.

Ispirato all'omonimo libro fotografico di Danny Lion (nel film interpretato da Mike Faist), The Bikeriders è una dolente, nostalgica ballata sul tempo che fu e su un mondo epico, libertino, che non poteva essere altro che figlio dell'epoca stessa: i motoclub erano infatti più una filosofia di vita che associazioni in senso stretto, erano gruppi (o meglio "branchi") di personaggi alternativi, di outsiders, diciamo pure in massima parte di debosciati, il più delle volte nullafacenti, che divoravano le routes americane a bordo di moto assemblate in proprio e conducendo una vita sregolata e piena di eccessi, ma ma comunque senza fare del male a nessuno tranne che, a volte, a loro stessi, per i metodi alquanto "spicci" praticati all'interno della loro comunità.

L'intuizione (felice) del regista è quella di farci rivivere questo momento storico attraverso il punto di vista una donna, Kathy (Jodie Comer), ovvero la compagna del bel tenebroso Benny (il lanciatissimo Austin Butler), uno dei membri più carismatici del gruppo e destinato a diventare il futuro successore di un leader ormai a fine corsa, un disilluso Tom Hardy (che nel film si fa chiamare Johnny, con chiaro riferimento al Marlon Brando de Il Selvaggio). Lo sguardo di Kathy è quello di una figura agli antipodi rispetto al mondo che descrive: un ambiente rude, mascolino e maschilista, nemmeno troppo velatamente omosessuale, dove le donne erano semplici oggetti, corpi estranei, attrici non protagoniste di un'universo che non le contemplava affatto. Kathy è allo stesso momento vicina a quello che racconta ma in realtà ai margini di una comunità inscalfibile verso la quale, lo capisce subito dal comportamento di Benny, sarà sempre subalterna.

Nichols
non prende posizione rispetto a quello che mostra nel film, comunque ammirevole per l'accurata ricostruzione d'epoca: quello che interessa al regista è rappresentare un mondo che non c'è più, il declino di un'illusione, la rovinosa fine di un Sogno anarchico che inevitabilmente di lì a poco degenererà nella violenza e nel malaffare, trasformando i motoclub in organizzazioni criminali. Ma nel periodo intercorrente la metamorfosi c'è comunque tutta una storia affascinante, memorabile, che merita di essere raccontata e di cui The Bikeriders riesce a renderci felicemente partecipi, spettatori interessati e appassionati di questo spaccato d'epoca fatto di figure quasi bambinesche, infantili, che provano a fuggire dai loro problemi condividendo una passione forte.

Un film che parte piano, che ci mette un po' a carburare, come i chopperoni cavalcati dai suoi protagonisti, ma che una volta entrato nel mood riesce a tirar fuori emozioni vere, nel malinconico ricordo di un' America lontana nel tempo ma forse non così distante da quella moderna, dove l'emarginazione e i pregiudizi verso chi non si "conforma" al politically correct non sono certo diminuiti, anzi. Ottimo cast corale, dove giganteggia il già citato Tom Hardy, che sembra nato per la parte. Ma anche Michael Shannon, ormai attore feticcio di Nichols, nel suo piccolo cameo è semplicemente strepitoso.

4 commenti:

  1. Il paragone con Boogie Night è davvero azzeccato: stessa malinconia di fondo, stesso finale amaro. Come la storia dell'America.
    Bella recensione.
    Un caro saluto e buon weekend.
    Mauro

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    1. Grazie Mauro. Sì, "Boogie Nights" è il primo titolo che mi è venuto in mente vedendo questo film: stessa nostalgia, stessa malinconica fine di un'epoca.
      Ricambio volentieri i saluti :)

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  2. Piuttosto compassato ma bello. Rende bene l'atmosfera dell'epoca.

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    1. Comincia piano, sì, anche un po' frammentario all'inizio. Ma poi la Storia si dipana alla grande.

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