martedì 19 marzo 2024

UN ALTRO FERRAGOSTO


titolo originale: UN ALTRO FERRAGOSTO (ITALIA, 2024)
regia: PAOLO VIRZI'
sceneggiatura: PAOLO VIRZI', CARLO VIRZI', FRANCESCO BRUNI
cast: SILVIO ORLANDO, LAURA MORANTE, VINICIO MARCHIONI, ANNA FERRAIOLI RAVEL, CHRISTIAN DE SICA, SABRINA FERILLI, ANDREA CARPENZANO, GIGIO ALBERTI, PAOLA TIZIANA CRUCIANI, EMANUELA FANELLI
durata: 115 minuti
giudizio: 



Trent'anni dopo i fatti di "Ferie d'agosto", le famiglie dei Molino e dei Mazzalupi si ritrovano a trascorrere di nuovo un'estate insieme a Ventotene. I Molino tornano sull'isola per regalare un'ultima vacanza al capofamiglia Sandro, ormai in punto di morte, mentre i Mazzalupi stanno per festeggiare il matrimonio di Sabrina, diventata una rinomata influencer e star del web, e che si porta dietro un gran codazzo di giornalisti, curiosi e politici spregiudicati... 




Ci sono voluti quasi trent'anni a Paolo Virzì per girare il sequel di Ferie d'agosto (1996). Un tempo decisamente lungo, quello che serviva al regista livornese per chiudere il cerchio di una carriera iniziata proprio con il primo film (non quello del debutto ma quello con cui si è fatto conoscere al pubblico, prima del grande successo di Ovosodo) e che trova compimento con questo secondo capitolo, per forza di cose dolente e nostalgico, cupo e poco incline alla commedia, in linea con l'inesorabile scorrere del tempo e la deriva morale di un paese (il nostro) che non autorizzava facili ironie...

Ed è proprio il tempo il vero protagonista di Un altro Ferragosto, che recupera quasi tutto il cast originale (mancano solo i compianti Piero Natoli ed Ennio Fantastichini, oltre alla bella Antonella Ponziani, ormai fuori dai radar cinematografici) per amalgamarlo con molti nuovi "innesti" contemporanei al fine di tracciare un bilancio personale e sociale di un'Italia se possibile ancora più incattivita e alla deriva rispetto a tre decenni prima, e raccontato ancora una volta attraverso le vicissitudini delle due famiglie protagoniste, i progressisti Molino e i destrorsi Mazzalupi, di nuovo ai ferri corti nonostante (o soprattutto) il ricambio generazionale dei protagonisti.

L'assunto del film è infatti cristallino: se trent'anni fa ancora c'era ancora la speranza (quantomeno) di uno scontro culturale, oltre che politico, tra due idee diverse di Paese, nell'Italia del nuovo millennio la contrapposizione non è più politica ma morale, tra coloro (pochi e idealisti) che ancora credono nei valori del passato e nell'importanza della conservazione della memoria storica, e coloro che invece se ne fregano di tutto tranne che dell'individualismo sfrenato, del culto dell'apparenza, del denaro, del crollo di tutti i principi cardine di civile convivenza, amplificati dal tam tam becero dei social media, che finiscono col dare voce ed esagerata visibilità a intere "legioni di imbecilli" (cit.)

Logico dunque che Un altro Ferragosto non potesse avere ritmi da commedia: non c'è molto da ridere in una società vuota, disgregata nella fondamenta, in cui vige la legge del più forte, del più furbo, del più ammanicato politicamente, del più bravo a galleggiare nella me...lma dell'Italia di oggi. In questo la scelta di Virzì è esemplare, e gli va dato atto di essere riuscito a trasmettere a tutto il cast questo afflato drammatico, soprattutto alle tante new entry più o meno stagionate (su cui emerge su tutti un sorprendente Christian De Sica, perfetto nel suo ruolo di "medioman" contemporaneo) senza che nessuno si perdesse in inutili gigioneggiamenti.

Peccato però che Un altro Ferragosto, a mio modesto parere, rimanga fin troppo schiacciato da questa scelta artistica: l'unica possibile, certo, ma che il Virzì sceneggiatore (insieme al fratello Carlo e all'amico d'infanzia Francesco Bruni) non riesce a dosare nel modo giusto costruendo un film faticosissimo, pesante, che in due ore non riesce a gestire al meglio le tante (troppe) storie di vita che ogni personaggio porta con sè, finendo col non approfondirne quasi nessuna e insistendo fin troppo con qualche altra (tipo quella del capofamiglia dei Molino, Sandro, interpretato da Silvio Orlando, che si dilunga fino alla noia nei siparietti onirici con i confinati del fascismo, che appaiono più saccenti che martiri pur nella loro specchiata rettitudine). E nemmeno gli "agganci" con il primo film, per quanto necessari (non si può pretendere che il pubblico si ricordi le storie di trent'anni prima) appaiono poi così organici alla trama, abbozzati in filmati di repertorio in bianco e nero o in fotogrammi d'epoca che paiono più meri esercizi di stile che effettive parti di raccordo...

Ne viene fuori così un'opera funerea e catartica, per certi versi spiazzante per chi conosce - superficialmente - solo il Virzì commediografo (ma non dimentichiamoci che aveva già diretto anche Ella & John e Il capitale umano), ma allo stesso tempo anche ruffiana e modaiola (viene rigorosamente rispettata ogni quota di inclusività, vedi la presenza di personaggi gay, trans, "fluidi", ormai quasi indispensabili in tutti i film) che funziona poco sia come operazione-nostalgia che come pamphlet di denuncia contro la deriva ignorante dell'italianità. Un altro Ferragosto si mantiene sempre a bagnomaria, sopendo lo sguardo caustico e verace del miglior Virzì ma non riuscendo mai nè a immalinconire nè a far incavolare lo spettatore, che assiste passivo a una melassa di luoghi comuni che allungano il brodo a dismisura ma non giovano all'economia della pellicola: il film dura due scarse ma se ne "percepiscono" molte di più...

Virzì non fa sconti a nessuno (anche se il suo sguardo è molto più indulgente verso i "sinistri", e non avevamo dubbi in proposito) ma respiro del film si fa sempre più affannoso, pesante, disarticolato, proprio come il tempo che passa. E magari ha ragione lui, chi può dirlo? Ma il sottoscritto, in veste di recensore, vedendo Un altro Ferragosto ha sbadigliato ben più del livello di guardia.
  

4 commenti:

  1. A volte, scegliere di dare un seguito a un film è una pessima idea, io lo guarderò solo perché la regia è di Paolo Virzì e basta, se non mi piace sarò cattivissima nel giudicarlo :)

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    1. Diciamo che, essendo trascorsi ben 28 anni dal primo, va dato atto a Virzì di non aver concepito il film solo a livello commerciale. Non è stata, insomma, un'operazione di marketing. Però spesso lo sviluppo non va di pari passo con le buone intenzioni...

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  2. Stavolta non concordo del tutto con te, a me è sembrato uno spaccato duro ma necessario dell'Italia di oggi, credo che il tono sia adeguato al film. Poi ci sono alcuni personaggi tratteggiati meglio o peggio ma nel complesso l'ho apprezzato.
    Ti auguro una buona giornata.
    A presto.
    Mauro

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    1. Per carità Mauro, è solo la mia opinione. È poi sono in molti a pensarla come te! Il film ha avuto molte recensioni positive... a me però è rimasto davvero pesante, non posso farci nulla 😂
      Ricambio volentieri i saluti, come sempre.
      Buonanotte

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