titolo originale: COUP DE CHANCE (FRANCIA, 2023)
regia: WOODY ALLEN
sceneggiatura: WOODY ALLEN
cast: LOU DE LAAGE, MELVIL POUPAUD, NIELS SCHNEIDER, VALERIE LEMERCIER
durata: 96 minuti
giudizio: ★★★☆☆
Parigi, oggi. Fanny e Jean sembrano una coppia apparentemente felice, agiata, benestante. Eppure quando Fanny incontra casualmente Alain, un suo vecchio compagno di liceo (che non fa mistero di essere da sempre innamorato di lei) non ci metterà molto a tradire il marito, scatenandone la tremenda gelosia...
Devo dire che mi fa davvero strano guardare un film di Woody Allen tutto recitato in francese. Sui perchè e i percome di questa scelta (obbligata) non mi va di parlarne e di addentrarmi in polemiche e discussioni che poco c'entrano col cinema e quindi esulano dal contesto di questo blog. Una cosa però mi preme sottolinearla: il vecchio Woody, ormai quasi novantenne, ha più volte dichiarato che Un colpo di fortuna, il suo cinquantesimo film, sarà probabilmente l'ultimo della sua carriera, facendo però capire che la "bandiera a scacchi" non dipende da lui... ecco, questa sì che sarebbe davvero una brutta cosa: sappiamo, per sua stessa ammissione, che Allen continua a fare film soprattutto per autoterapia, per benessere personale, e per quanto la sua stagione creativa sia ormai da tempo ridotta al lumicino, mai mi augurerei che non gli fosse più permesso di girare film. Sarebbe come soffocarlo lentamente, un po' come la rana nel pentolone. E mi fermo qui.
La domanda però sorge scontata: se la carriera di Allen dovesse davvero chiudersi con Un colpo di fortuna, sarebbe un addio decoroso? Beh, assolutamente sì, a prescindere. Il regista newyorchese torna alle sue atmosfere più congeniali, dalle dinamiche di coppia alla disillusione dell'amore, abbandonando la commedia romantica per un cupo noir che ricorda molto Match Point, una delle sue ultime pellicole più riuscite (e dove anche lì, guardacaso, il fato aveva un ruolo determinante) accompagnandolo da un bel po' di amarezza in superficie (legata ovviamente alle ultime, tristi, ingiuste vicende della sua vita privata) e da una robusta dose di cinismo. Lo fa con la solita cura dei dettagli (su cui risalta ancora una volta la suadente fotografia di Vittorio Storaro) e con una partitura che, pur non proprio originalissima, non soffre stanchezza negli esili 96 minuti di durata. E' forse uno dei pochi film di Allen dove non si ride mai, nemmeno una volta, in linea (forse) con lo stato d'animo attuale di un regista brillante ma stanco, ad un'età in cui si è ormai poco inclini al compromesso.
Un colpo di fortuna è l'ennesima rappresentazione alleniana del ruolo del destino, una pellicola breve e in apparenza distesa dove però ci si accorge subito che le romantiche atmosfere parigine nascondono qualcosa di dolente e funesto, legato a un'amara riflessione sulle coincidenze della vita, le cosiddette "sliding doors", in cui una coppia fedifraga di giovani amanti fatalisti si oppone alla granitica certezza di un uomo malvagio e vendicativo, secondo il quale il destino è ciò che uno si merita in base a come ha saputo costruirsi la propria vita. Una storia d'amore, di passione, di grandi speranze e di bruschi ritorni alla realtà, inframezzati da dolci sotterfugi, puerili alibi tipici di chi tradisce, di gelosia e di vendetta. Si passa dal melò al dramma, dalla rom-com al giallo, non sempre con naturalezza ma con costante lucidità, fino a un epilogo che non ci si poteva certo immaginare diverso (vedere per credere)
Un triangolo amoroso che non sorprende nessuno, pieno di ingenuità senili e anacronistiche (è difficile credere che un giovane artista bohémien possa permettersi una mansarda in uno dei quartieri più esclusivi di Parigi, così come è impensabile che al giorno d'oggi uno scrittore conservi un'unica copia del suo manoscritto, e per giunta cartacea!) ma che si lascia guardare con soavità e rispetto per un Autore che riesce, nonostante tutto, a resistere anche a se stesso. Allen sa di avere ormai poco altro da raccontare, ma quel poco riesce ancora a raccontarlo benissimo. E gli auguriamo di poter continuare a farlo. A lungo.
Finalmente un ritorno di Allen a grandissimi livelli, tuttavia per me la sua grandezza è sempre stata indiscutibile, anche nei suoi film meno riusciti. Questo invece gli è venuto proprio bene.
RispondiEliminaNon esageriamo. I "grandissimi livelli" di Allen per me sono Io e Annie, Manhattan, Zelig... degli ultimi tempi metto giusto Match Point, comunque qui siamo su standard qualitativi dignitosissimi, nessuno lo nega
EliminaAllen è sempre Allen, e non si può non volergli bene. Questo film lo trovo all'altezza dei migliori: non si ride davvero mai ed è una sincera riflessione sulla vita. Mi è piaciuto molto. E spero davvero che non sia il suo congedo, sarebbe un vero peccato
RispondiEliminaBuonissima serata.
Mauro
Diciamo dei migliori degli ultimi anni... i titoli che ho citato nella risposta sopra per me restano ineguagliabili, ma sono contento che ti è piaciuto. E davvero spero, come tutti i veri amanti del cinema, che il vecchio Woody faccia film ancora a lungo!
EliminaVisto, mi fa più tristezza che altro sapere che un autore un tempo così brillante ora tiri fuori ogni anno film così... Criticabile in mille modi, non il suo peggior film dell'ultimo ventennio, ma preferisco riguardarmi le sue prime opere. Capisco che faccia autoterapia, però io non voglio più partecipare a questo supplizio...
RispondiEliminaNessuno ti obbliga a farlo... io credo che ci voglia anche un po' di comprensione: non mi pare che negli ultimi vent'anni Allen abbia mai girato schifezze (vabbè te ne concedo una: To Rome With love). Ha girato semmai film scontati, già visti, ma alla sua età chi non lo fa? Il vecchio Woody è come avere un amico a cena ormai...
EliminaVedo ogni Allen, il credito acquisito negli anni è ancora altissimo, epperò questo Coup de chance è davvero una ciofechina, sulle orme di Match Point tira fuori debolezze e discrepanze a ripetizione, il detective che conferma il nome del cliente poi davvero ridicolo, per non parlare dei rumeni improbabili.. lontanissimi i tempi di Manhattan, Radio Days, Zelig o anche "solo" La rosa purpurea del Cairo.. sembra ormai che giri solo cosine arrabbattate, manca la scintilla, il genio.. manca Woody soprattutto..
RispondiEliminaA 88 anni credo sia difficile aspettarsi qualcosa di nuovo, ma questo oggettivamente è un film dignitosissimo. Poi è ovvio che i capolavori di Woody sono altri (l'ho scritto 750 volte) ma anche i brutti film sono un'altra cosa. Con Woody si va (quasi) sempre sul sicuro
Elimina..sarà ma io alla scena col detective che conferma la storia della mamma di Fanny volevo alzarmi e uscire.. ahah
EliminaAmo troppo Woody per essere obiettiva, lo sai. E per quanto i suoi film siano fatti col pilota automatico io non mi stanco mai di rivederli. E anche questo non fa eccezione :)
RispondiEliminaNemmeno io mi stanco mai di rivederli, anche se non sono una "groupie" come te... ;)
EliminaLeggendo anche i commenti sopra non userei termini come ciofeca o, peggio, schifezza, diciamo però che mi aspettavo di più. Ho riso in sala perché l'ho trovato appunto involontariamente comico, per una battuta che ho fatto, ma appunto il film non fa sorridere ma nemmeno turba purtroppo
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