regia: BRADLEY COOPER
sceneggiatura: BRADLEY COOPER, JOSH SINGER
cast: BRADLEY COOPER, CAREY MULLIGAN, MATT BOMER, MAYA HAWKE
durata: 129 minuti
giudizio: ★★★★☆
Cooper naturalmente è anche colui che dà faccia e movenze a Bernstein, e la sua interpretazione è assolutamente credibile e aderente al personaggio: nonostante un naso posticcio che ha dato adito a qualche polemica (assurda, accusarlo di antisemitismo per un naso finto è roba da malati di mente...) si fa davvero fatica a distinguerlo dai filmati di repertorio che scorrono alla fine del film: ipotizzare una candidatura per lui ai prossimi Oscar è perfino superfluo. Tuttavia la sua prova d'attore, per quanto notevole, è comunque complementare a quella che è la vera protagonista di Maestro, ovvero la grande musica di Bernstein, che ci accompagna e scandisce ogni scena, ogni tratto della "vita spericolata" del suo Autore, punteggiandone ogni passaggio significativo: ne viene fuori un ritratto (canonico nello stile ma affascinante nei modi) di un uomo libero e libertino, amante del bello, geniale e screanzato, ribelle e umanissimo, desideroso di vivere la sua condizione a qualsiasi costo, anche di dolorose rinunce...
Ci riferiamo naturalmente alla parte più intima e privata di Bernstein, riguardante la sua sfera affettiva: Bernstein era sicuramente omosessuale e probabilmente bisex: una realtà difficile da vivere all'epoca, impossibile da rivelare ai figli, tacitamente accettata dalla fedele moglie Felicia (una Carey Mulligan come al solito impeccabile, intensissima) cui il compositore resterà legato fino alla morte di lei per malattia (ad appena 56 anni) nonostante gli innumerevoli tradimenti di lui con altri uomini, tradimenti sempre accettati e "sopportati" dalla donna in nome di un sentimento più forte delle leggi della natura. La famiglia, del resto, sarà sempre il punto d'appoggio sicuro per Bernstein, nei momenti più esaltanti e in quelli più tragici, sempre scanditi nel film dalle preziose note in sincrono.Maestro procede per rimandi, secondo uno schema semplice e collaudato (a colori per il presente, in bianco e nero per i ricordi) ma che consente allo spettatore di soffermarsi e familiarizzare prima di tutto sull'opera di un grande artista la cui carriera è sicuramente bigger then life: Cooper omaggia Bernstein facendo "parlare" la sua musica, accompagnandolo con una recitazione un po' (troppo) teatraleggiante ma mai enfatica, senza compiacersi e tenendo a bada l'istrionismo. Il suo film sfoggia una confezione appositamente "d'altri tempi", rifulgente di vecchia Hollywood, alternando momenti brillanti riproducenti i grandi musical del passato (Bernstein fu l'autore di West Side Story, non dimentichiamolo) a sequenze di emozionante lirismo e introspezione. Un film non originalissimo ma pieno di grazia, struggente nel suo approccio classico, sorprendente nella sua solidità. Un bel biglietto da visita per l'ex ragazzone debosciato di Una notte da leoni...
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