titolo originale: DIABOLIK, CHI SEI? (ITA, 2023)
regia: MANETTI BROS.
sceneggiatura: MICHELANGELO LA NEVE, MANETTI BROS.
cast: GIACOMO GIANNIOTTI, VALERIO MASTANDREA, MIRIAM LEONE, MONICA BELLUCCI, PIERGIORGIO BELLOCCHIO, LORENZO ZURZOLO
durata: 124 minuti
giudizio: ★★☆☆☆
Diabolik e l'Ispettore Ginko vengono catturati da una spietata banda di misteriosi fuorilegge che da tempo sta terrorizzando Clerville. I due si ritroveranno così faccia a faccia a condividere la stessa prigione e con la consapevolezza di essere uccisi, cosa che porterà Diabolik ad "aprirsi" con il suo nemico di sempre. Nel frattempo però le loro compagne, Eva Kant e Altea di Vallenberg, decidono di aiutarsi a vicenda per salvare i loro uomini...
Significa che, purtroppo, il progetto di un cinecomic tutto italiano è morto sul nascere. Colpa di un materiale alquanto scadente (soprattutto nei due sequel, che poi sequel non sono) e soprattutto di una strategia distributiva quasi suicida: vorrei che qualcuno mi spiegasse qual è stato il senso di far uscire tre film così produttivamente importanti e costosi a meno di un anno di distanza l'uno dall'altro, senza creare aspettativa nel pubblico e senza nemmeno preoccuparsi di imbastire una campagna di marketing decente. Del resto lo si era capito già dal primo momento, cioè dal "gran rifiuto" di Luca Marinelli di interpretare i due film successivi, che questa operazione era destinata a fallire miseramente. Peccato, perchè le premesse per realizzare un prodotto cult c'erano tutte: in fin dei conti, domanda retorica, quale fumetto italiano è più iconico di Diabolik?
Il problema è che dal cult siamo passati subito allo scult, e la colpa non è certo tutta del marketing, anzi. Se questo Diabolik, chi sei? riesce ad essere quantomeno più guardabile del precedente è solo per la scelta (azzeccata) di aver portato sullo schermo uno degli albi più importanti della collana ideata dalle sorelle Giussani, nella fattispecie il numero 107, ovvero quello in cui Diabolik svela molte cose sulla sua identità, sul suo passato, sul suo personaggio, destando curiosità soprattutto tra i non strettamente appassionati. Per il resto però le magagne permangono in blocco, a cominciare da un attore protagonista totalmente inadeguato al ruolo o forse proprio al mestiere di attore: non so in base a criterio tale Giacomo Gianniotti abbia vinto il casting, ma la sua dizione surreale, la sua totale inespressività, la sue movenze da automa, la sua faccia di plastica alla Big Jim raggiungono livelli davvero imbarazzanti. Sul resto del casting stendiamo un pietoso velo: se Miriam Leone alla fine fa quello deve fare (cioè nulla, a parte mostrarsi figa), la riconferma di Monica Bellucci è tafazziana: se errare è umano (come nel film precedente), perseverare è diabolico.
Diabolik, chi sei? ha tuttavia (anche) momenti buoni, a cominciare dal lungo flashback in bianco e nero sull'infanzia del criminale, impersonato dal giovane Lorenzo Zurzolo (lui sì bravino e adeguato al ruolo) fino al drammatico faccia a faccia in prigione tra Diabolik e l'Ispettore Ginko (Valerio Mastandrea, al solito l'unico a salvarsi) che riesce quantomeno a restituirci un dialogo accettabile e una scena degna di nota, immersa in un'atmosfera plumbea e mortifera che ricorda molto (non so quanto volontariamente) Sin City di Frank Miller. Apprezzabile anche la coerenza, questa fin dal primo film, nel voler ricercare un ritmo compassato e impostato, ricalcante quello del fumetto, così come una certa accuratezza nelle scenografie e nei costumi (che si era persa nel secondo capitolo). Dignitosa stavolta anche la colonna sonora, che si affida alle composizioni alquanto vintage della coppia Pivio e Aldo De Scalzi (storici collaboratori dei New Trolls) mentre le canzoni di apertura e chiusura sono interpretate rispettivamente da Alan Sorrenti e Francesco Bianconi dei Baustelle: nulla di particolarmente eclatante ma sempre meglio del "marchettone" di Diodato in Ginko all'attacco, un videoclip di dieci minuti totalmente avulso dal film e utile solo all'ex vincitore di Sanremo.
L'ultimo Diabolik è ovviamente troppo lungo per quello che racconta (124 minuti, non sempre scorrevoli, sono un'eternità) oltre che infarcito di camei abbastanza inutili (come quelli di Carolina Crescentini, della rediviva Barbara Bouchet e dello spaesato Paolo Calabresi, che dovrebbe interpretare il più cattivo dei cattivi eppure ci è impossibile non pensare al Biascica di Boris...) ma più che altro non riesce a distoglierci dalla mente il rammarico di quello che poteva essere e non è stato, delle enormi potenzialità sprecate in questa trilogia e la sensazione, quasi una certezza, di una grande occasione perduta.
A me è piaciuto, ma non faccio testo perché mi erano piaciuti anche gli altri due. Da diabolikiano convinto non potrebbe essere diversamente. Ciò che apprezzo di più l'hai scritto anche te, l' assoluto rispetto per il fumetto originale che poi è quello che più interessargli appassionati.
RispondiEliminaUn caro saluto.
Mauro
Scusa se ti rispondo solo ora, Mauro. Tu fai assolutamente testo, come chiunque esprime un'opinione circostanziata e seria. Ci mancherebbe. Sono felice che ti sia piaciuto, e ricordati che le mie recensioni non sono Vangelo ;)
EliminaUn caro saluto
Il secondo era orripilante ma questo è bello, l'atmosfera anni 60 è di gran classe: concordo che le interpretazioni non sono il massimo ma il film ha il suo fascino. Mi è piaciuto
RispondiEliminaIdem come sopra: mi fa piacere che ti sia piaciuto. Io non la penso allo stesso ma ci sta. Non è un problema
EliminaIndegna conclusione di una trilogia nata benissimo, proseguita male e finita peggio
RispondiEliminanient'altro da aggiungere... lapidario come tuo solito ;)
Elimina