venerdì 24 novembre 2023

ANATOMIA DI UNA CADUTA



titolo originale: ANATOMIE D'UNE CHUTE (FRANCIA, 2023)
regia: JUSTINE TRIET
sceneggiatura: ARTHUR HARARI, JUSTINE TRIET
cast: SANDRA HULLER, MILO MACHADO GRANER, SWANN ARLAUD, ANTOINE REINARTZ, SAMUEL THEIS
durata: 150 minuti
giudizio: 




Sandra, scrittrice di successo, è sospettata dell'omicidio del marito Samuel, caduto da una finestra dello sperduto chalet di montagna in cui la coppia viveva insieme al figlioletto Daniel, non vedente e unico "testimone" del fatto, che ovviamente si troverà suo malgrado al centro di un complicato dramma familiare e processuale.





La domanda va la porrete per 150 minuti, e forse anche oltre: "E' stata lei? E' lei l'assassina?" 
"Lei" ovviamente è Sandra (Sandra Huller, impeccabile), la protagonista del film e principale imputata di un legal-drama capace di vincere a sorpresa (ma meritatamente) la Palma d'oro a Cannes e di condurre lo spettatore verso un tormentato percorso verso la verità che, naturalmente, non potrà non risentire dell'altrettanto tormentato contesto in cui si svolge la vicenda, specchio del tessuto sociale del nostro tempo. Anatomia di una caduta è infatti, prima di tutto, un film sulla società: una società in cui non conta tanto come si svolgono i fatti ma come vengono percepiti. Tradotto: non vale quello che è successo davvero ma solo quello che credono i giudici, a loro volta condizionati dagli stereotipi della collettività.

La caduta del titolo, lo avrete capito, è quella del marito di Sandra, Samuel (Samuel Theis), che un giorno precipita dall'alto dell'isolata casa di montagna dove vive con la famiglia per sfracellarsi sulla neve fresca. L'unico "testimone" della tragedia è il figlioletto Daniel, appena rientrato da una passeggiata col cane, che però non può aver visto niente perchè è rimasto cieco a causa di un incidente passato e può solo immaginare come siano andate le cose... A questo punto dalla narrazione palese dei fatti si passa alla ricostruzione metaforica del passato della coppia: la vera caduta è infatti quella della relazione tra Sandra e Samuel, in crisi da tempo e ormai ridotta ai minimi termini a causa del rancore reciproco, dai sensi di colpa, dalle accuse della donna verso il marito responsabile (secondo Sandra) dell'incidente che ha provocato la cecità del figlio.   

Il film di Justine Triet è tesissimo, gelido, efficace. Soprattutto nella prima parte, impreziosita da una scena iniziale da antologia in cui si vede Sandra intervistata da una giovane cronista che cerca di farle domande sul suo ultimo libro. L'atmosfera però è pesante, la tensione alle stelle malgrado le apparenze: mentre le due donne si preparano per l'intervista, dal piano di sopra Samuel fa partire una musica assordante, ossessiva, che rende impossibile la conversazione. L'intervista è rimandata, date le circostanze assurde, e Sandra saluta la giornalista mentre Daniel si prepara per uscire con il cane. Uno stacco di montaggio ci porta poi alla scena del presunto omicidio, in cui Daniel appena rientrato dal bosco sbatte contro il cadavere del padre steso in mezzo alla neve...

Un inizio folgorante, hitchockiano (anche se in molti hanno scomodato Testimone d'accusa di Billy Wilder, ci può stare) che già svela il film intero: da quel momento in poi (rimangono ancora due ore buone) tutto accadrà di conseguenza, dal lungo processo in tribunale al difficile rapporto tra madre e figlio, ma tutto è comunque racchiuso nell'istantanea su cui verte anche il manifesto del film: l'incidente (o l'omicidio) ripreso dall'alto e la macchia rosso sangue sulla neve, indicatori di un dramma già scritto da una famiglia in decomposizione, il che rende il fattaccio praticamente ineluttabile. 

Anatomia di una caduta è un thriller psicologico costruito con precisione geometrica, dove ogni incastro di sceneggiatura porta a un finale inevitabile, che ovviamente non restituisce nè certezze nè risposte bensì "solo" un inquietante dubbio nel rapporto tra una madre arrivista, manipolatrice, subdola e il figlioletto che comunque vedrà la sua vita segnata per sempre dal fattaccio. Pellicola formalmente impeccabile, forse solo un po' convenzionale nella lunga seconda parte, quella del processo, ma capace di reggere la tensione per due ore e mezza senza che si guardi mai l'orologio. Un film basato sull'ambiguità e la vacuità dei rapporti umani, nonchè sulla logica, conseguente fragilità degli stessi. Impossibile arrivare ad una verità assoluta, ma quello che conta, per noi, è il fatto di riflettere su di essa.

2 commenti:

  1. Risposte
    1. non è un film perfetto ma nel complesso è un'opera solidissima, che promuovo a pieni voti

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