lunedì 11 settembre 2023

VENEZIA 80: I VINCITORI


 
Il Leone d'oro di Venezia 80 finisce nelle mani di Yorgos Lanthimos, che con con il suo bellissimo Poor things, fantastica storia di emarginazione, inclusione e orgoglio femminista mette d'accordo pubblico e critica. Una vittoria apparsa scontata fin dalla prima proiezione al Lido e poi legittimata dalla giuria presieduta da Damien Chazelle, che per una volta assegna un palmarés inattaccabile e di tutto rispetto: giusti infatti anche i riconoscimenti assegnati a Ryusuke Hamaguchi, Pablo Larraìn, Agnieszka Holland e al nostro Matteo Garrone, che con il toccante Io Capitano porta a casa il Leone d'argento per la miglior regìa. Peter Sarsgaard e Cailee Spaeny vincono invece le rispettive Coppe Volpi per le migliori interpretazioni, mentre al giovane Seydou Sarr va il Premio Mastroianni per il miglior attore emergente. E per quest'anno va benissimo così.



Yorgos Lanthimos, Leone d'oro per "Poor things"
Fa piacere rientrare a casa da Venezia (al netto della malinconia per aver trascorso come al solito dieci giorni stancanti ma bellissimi) e ripensare a una Mostra di ottimo livello e con un palmarès finalmente sensato, che qualcuno ha definito "scontato" solo perchè, per una volta, i premi assegnati ci sono sembrati inequivocabili, logici, rispettosi degli effettivi meriti artistici. Onore quindi alla giuria presieduta da Damien Chazelle che ha saputo mettere tutti d'accordo: a mia memoria è forse la prima volta da quando il sottoscritto segue la Mostra di Venezia (vale a dire da ormai vent'anni a questa parte) che i premi rispecchiano quasi in toto i gusti di critica e pubblico. La grafica qui sotto ne è la dimostrazione: evento più unico che raro.




Vince dunque Yorgos Lanthimos con l'ottimo Poor things (in italiano verrà distribuito con il titolo Povere creature!: la brutta notizia è che da noi arriverà in sala solo a gennaio), un premio sacrosanto per il 50enne regista greco che ha saputo passare dai primissimi (e inquietantissimi) film girati in patria ai prodotti a largo budget senza rinnegare il suo stile e senza svendersi al mainstream. Poor things è un film importante e coraggioso, orgogliosamente inclusivo e gioiosamente femminista (due aggettivi per una volta calzanti e non usati a sproposito) che Lanthimos ha saputo impreziosire con sopraffino mestiere: ne uscita fuori una pellicola originale, appassionata, pregna di amore per il cinema e che fin da subito ha scaldato i cuori degli spettatori lidensi. Era il favorito numero uno e ha rispettato il pronostico, suscitando consensi unanimi.

Matteo Garrone
Bello anche il Leone d'argento al giapponese Ryusuke Hamaguchi, che forse aveva il film migliore del Concorso (Evil does not exist) ma che è stato superato da Poor things per emozione e coinvolgimento: il regista di Drive my car ha portato a Venezia un film stilisticamente "perfetto" ma forse troppo cerebrale, e per questa volta il cuore ha avuto la meglio sulla tecnica. Direi che va bene così. E comunque per Hamaguchi, già vincitore di un Oscar e già premiato a Berlino e Cannes, è la conferma di un talento eccelso e ormai universalmente riconosciuto. 

Ci ha pensato invece Matteo Garrone a salvare l'onore della "spedizione azzurra", arrivata al Lido con uno spiegamento di forze mai visto (addirittura sei film nel concorso principale!) e rivelatasi invece assai deludente: i nostri Castellitto, Costanzo, De Angelis, Diritti e Sollima (in rigoroso ordine alfabetico) non sono praticamente mai stati presi in considerazione della giuria, seppur con opere qualitativamente e artisticamente molto diverse, e su questo bisognerà fare opportune riflessioni... l'unico premio italiano è andato quindi, non a caso, al più "internazionale" dei nostri registi: Garrone con il suo toccante Io Capitano ha saputo dosare bene mestiere, trasporto e impegno civile, girando un film quasi neorealista e mai retorico su uno dei drammi del nostro tempo, l'immigrazione. Il premio per la miglior regìa è quindi meritato, peccato che in gara ci fosse anche l'altrettanto rigoroso Green border di Agnieszka Holland, pellicola anche questa impegnata e con argomento affine (qui si parla dei profughi siriani sballottati ai confini tra Polonia e Bielorussia) e vincitrice del Premio Speciale della Giuria. E' quasi assodato che due film così simili si siano rubati preferenze a vicenda... peccato.

Peter Sarsgaard e Cailee Spaeny

Venendo ai premi per gli interpreti, la Coppa Volpi a Peter Sarsgaard per Memory sancisce il giusto tributo a un attore bravo e finora sempre sottovalutato, che il messicano Michel Franco (regista da tenere d'occhio, premiato quasi ad ogni film) ha saputo valorizzare in coppia con la diva Jessica Chastain. Grossa sorpresa invece tra le attrici dove vince la semisconosciuta Cailee Spaeny, nel ruolo della timida moglie di Elvis Presley in Priscilla di Sofia Coppola: va detto che in questa categoria la vincitrice morale e incontrastata non poteva essere che Emma Stone (che in Poor Things è semplicemente strepitosa) ma che ha dovuto "sacrificarsi" in nome di un regolamento assurdo e democristiano che non permette a ogni film in gara di ricevere più di un premio. In ogni caso la Coppa Volpi alla Spaney ci sembra comunque generosa (secondo me e a detta di tutti erano ben più meritevoli, a scelta, una tra Léa Seydoux, Carey Mulligan o la già citata Chastain) ma è probabile che la giuria abbia voluto valorizzare con un riconoscimento importante un film riuscito che personalmente ho molto apprezzato. Esce invece tra gli applausi, emozionatissimo, il ragazzino senegalese Seydou Sarr, vincitore (quasi) per acclamazione del Premio Mastroianni per il miglior attore emergente in Io Capitano, commuovendo l'intera Sala Grande.

Pablo Larraìn
Vale la pena di spendere due parole anche per un grandissimo regista contemporaneo, Pablo Larraìn, che in occasione del cinquantesimo anniversario del golpe cileno di Augusto Pinochet porta a casa l'Osella per la sceneggiatura con El Conde, ritratto originale e sui generis dello spietato dittatore sudamericano, raffigurato nel film come un vampiro decrepito e sempre assetato di sangue della sua gente. Una specie di graphic-novel orrorifica e suggestiva, di sicuro di grande effetto.
Insomma, per quest'anno va benissimo così.
 

TUTTI I PREMI DI VENEZIA 80 :


Leone d'oro per il miglior film:
POOR THINGS (POVERE CREATURE!) di Yorgos Lanthimos (GB/IRL/USA)

Gran Premio della Giuria:
EVIL DOES NOT EXIST di Ryusuke Hamaguchi (Giappone)

Leone d'argento per la miglior regìa:
IO CAPITANO di Matteo Garrone (Italia)

Premio speciale della Giuria;
GREEN BORDER di Agnieszka Holland (Polonia)

Coppa Volpi per la miglior interpretazione maschile:
PETER SARSGAARD per Memory di Michel Franco (Messico/USA)

Coppa Volpi per la miglior interpretazione femminile:
CAILEE SPAENY per Priscilla di Sofia Coppola (USA)

Osella per la migliore sceneggiatura:
PABLO LARRAIN e GUILLERMO CALDERON per El Conde di Pablo Larraìn (Cile)

Premio Mastroianni per il miglior attore/attrice emergente:
SEYDOU SARR per Io Capitano di Matteo Garrone (Italia)

Leone del futuro - Premio opera prima Luigi de Laurentiis:
AI SHI YI BA QIANG di Lee Hong-chi (Taiwan)



2 commenti:

  1. Che dire, se già prima di Venezia aspettavo Poor Things con ansia, adesso proprio è diventato la priorità, anche se aspettare fino a gennaio sarà durissima. Molto curiosa anche per Priscilla e El Conde, mentre ammetto che Garrone, dopo alcune recensioni lette, mi sta tenendo un po' a distanza. Probabilmente aspetterò che esca al cinema d'élite!

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    1. Guarda, Garrone "spaventava" un po' anche me, nel senso che sapevo che avrei sofferto e mi sarei commosso. Ma sono contento di averlo visto perchè è un film durissimo ma avvincente, come dice lui stesso è "un film d'avventura", un'avventura neorealista che davvero non si può perdere. Ieri sera lui e l'intero cast sono venuti a presentare il film al mio paese ed è stata una serata davvero indimenticabile!

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