sabato 23 settembre 2023

IO CAPITANO

titolo originale: IO CAPITANO (ITALIA, 2023)
regia: MATTEO GARRONE
sceneggiatura: MATTEO GARRONE, MASSIMO GAUDIOSO, MASSIMO CECCHERINI, ANDREA TAGLIAFERRI
cast: SEYDOU SARR, MOUSTAPHA FALL, ISSAKA SAWAGODO, HICHEM YACOUBI
durata: 121 minuti
giudizio: 



Il viaggio della speranza di Seydou e Moussa, due ragazzi senegalesi che lasciano Dakar per raggiungere la Terra Promessa, ovvero l'Europa, superando la paura, il deserto, la fame, gli scafisti, i pericoli del mare




Ci sono film la cui importanza a volte travalica la semplice visione critica. Confesso che ho riflettuto molto se assegnare o no le famigerate "stellette" a Io Capitano: il mio primo istinto era stato quello di recensire il film senza voto, per non dovermi "giustificare" con nessuno e per la scarsissima voglia, causata dell'età e dalla stanchezza, di mettermi a discutere con chi, magari giustamente, non ha apprezzato la qualità artistica del film. Ma poi mi sono ricordato che io non sono e non sarò MAI un critico cinematografico e quindi - sai cosa? - posso permettermi su questo piccolo blog di fare quello che voglio... tradotto: non m'interessa (se non molto relativamente) se Io Capitano abbia dei difetti artistici, perchè per me la rilevanza del tema, le emozioni e le considerazioni che ti travolgono vedendo questo film sono di gran lunga più importanti della valutazione artistica nuda e cruda. 

Dirò di più: dopo aver visto questo film, proprio appena dopo i titoli di coda, avevo pochissima voglia di parlare e ancor meno di scrivere. A farmi cambiare idea è stata la bellissima serata trascorsa al Cinema Garibaldi di Poggibonsi, il cinema con cui collaboro (scusate se per una volta mi faccio auto-promozione) dove abbiamo avuto ospiti proprio Matteo Garrone e i due splendidi protagonisti del film, Seydou Sarr e Moustapha Fall, che ci hanno regalato un dopo-cinema indimenticabile con i loro racconti e le risposte alle domande del pubblico in sala. Perchè dalle loro testimonianze (autentiche) abbiamo capito che spesso la realtà è anche molto più dura di quello che si racconta e il cinema può contribuire non solo a farla conoscere ma anche a rappresentarla in maniera non ostile, addirittura sotto forma di un racconto epico, in cui il vero protagonista è il Viaggio...


Quella di Seydou e Moussa è infatti un'Odissea contemporanea, una moderna Via Crucis che cerca di dare voce a chi non ce l'ha e segue le orme di due giovani senegalesi in marcia verso la Terra Promessa (in questo caso l'Europa) o, se preferite, verso quel Paese dei Balocchi da loro sempre ingenuamente sognato e che si staglia oltre l'ultimo orizzonte, di là dal deserto e dal mare, da raggiungere attraverso le proprie gambe e con mezzi di fortuna, magari nella stiva di una nave malandata che tanto assomiglia allo stanco pescecane di Pinocchio: non è certo un mistero che lo stesso Garrone abbia ammesso che la vicenda di Io Capitano non è poi troppo diversa da quella della celebre fiaba di Collodi (come del resto non è un caso che tra gli sceneggiatori del film figuri ancora Massimo Ceccherini, che ha già aveva collaborato alla stesura di Pinocchio). I due ragazzi iniziano la loro avventura raccontando bugie ai genitori (proprio come il burattino), vengono raggirati da avidi mercanti di uomini (come il Gatto e la Volpe), finiscono nei guai (nelle terribili prigioni libiche) e vengono presi sotto l'ala protettrice di un esule muratore che gli fa quasi da padre (come Geppetto...)   


E proprio come in Pinocchio le atrocità vissute durante il Viaggio fanno da contraltare alla bellezza selvaggia del paesaggio, un'Africa iconica e terribile, matrigna e respingente, colma di personaggi crudeli ma anche di tanta umanità. Io Capitano è un film coraggioso frutto di una scelta precisa, quella di (far) aprire gli occhi su una tragedia quotidiana, sulle centinaia di migliaia di persone (sottolineiamolo: persone!) che ogni giorno mettono a repentaglio la loro vita nella speranza di una vita migliore, come è loro diritto. E' il film meno "garroniano" tra tutti quelli di Garrone (ci sono solo un paio di scene oniriche e anche la struttura narrativa è assai semplice) e la cosa è ovviamente voluta: l'intenzione del regista era che il pubblico si concentrasse più sui contenuti che sullo stile, oltretutto i dialoghi sono quasi tutti in lingua wolof e in francese (il doppiaggio è assente), scelta coraggiosa a livello commerciale ma indispensabile per la credibilità di una pellicola che aldilà della struttura fiabesca punta molto sul realismo esplicito.

Non è affatto un film retorico, Io Capitano. Personalmente ho molto apprezzato la caratterizzazione dei due protagonisti principali: Seydou e Moussa non sono due persone disperate, non sono indigenti, non sono migranti obbligati. Per gli standard del Senegal hanno una vita dignitosa, vanno a scuola, giocano con gli amici. La scelta di mettersi in viaggio non è dettata dalla fame ma semplicemente dalla speranza di un futuro migliore, di un avvenire più roseo, come desiderano tutti i ragazzi del mondo. Vogliono una vita più felice, più umana, quell'umanità di cui spesso l'Occidente si dimentica e mette la testa sotto la sabbia per non vedere. Sono due adolescenti che rivendicano il diritto di sognare, come ogni loro coetaneo nato, non per merito, nella parte più fortunata del pianeta. 


E soprattutto non è retorico il bellissimo finale, che non spoilero ma su cui è doveroso spendere due righe. Un finale sospeso, che attinge alla mitologia e si scontra con la triste attualità (qualcuno ha scomodato perfino Apocalypse Now). Quel che è certo è che con le attuali leggi vigenti in Italia, oggi "capitan" Seydou rischierebbe fino a trent'anni di carcere per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina... e allora è perfino doveroso chiedersi: chi è più folle? Colui che si mette in viaggio in mezzo al deserto e al mare in tempesta, oppure coloro che, dimenticandosi di un passato prossimo fatto di migrazioni e valigie di cartone, scrive leggi talmente insensate e disumane senza nemmeno un briciolo di vergogna?
 

8 commenti:

  1. Spero di vederlo al più presto. Ne approfitto solo per dire che non vedo l'ora di vedere i leghisti schiumare come lontre *.*

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    1. Mah... sono sempre stato scettico sul fatto che i film possano smuovere l'opinione pubblica, e invecchiando lo sono sempre di meno. Non so se i leghisti lo vedranno, non so se schiumeranno di rabbia: spero solo che lo vedano più persone possibile

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  2. Anch'io ho avuto le stesse sensazioni dopo averolo visto: tanta rabbia, sdegno e impotenza. E pochissima voglia di parlare. Sei stato bravo a scrivere di un film in cui anche nella critica si rischia di cadere nella retorica

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    1. È vero, anche i critici possono essere retorici. Ma il fatto che il film non lo sia aiuta parecchio... 😉

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  3. Per l'oscar non poteva esserc scelta migliore, adesso incrociamo le dita

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    1. Dei film candidabili era senz'altro il migliore, l' unico vero concorrente età Rapito di Bellocchio, ma certo Io Capitano è emotivamente più toccante... ma poi tanto la fortuna di un film in America la fanno soprattutto i soldi, staremo a vedere.

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  4. Ho aspettato finora per vederlo perché sapevo che la visione mi avrebbe psicologicamente distrutto. Invece devo dire che, sebbene ci siano sequenze obbligatoriamente terribili, il film è un percorso di gioia, speranza.
    Ho apprezzato molto.
    Mauro

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    1. Mi fa piacere, Mauro. Un film difficile eppure anche una gioia per gli occhi. Hai assolutamente ragione!

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