sabato 29 luglio 2023

STAGIONE 2022 - 2023 : LE DELUSIONI


Tre film italiani ai primi tre posti di questa flop-parade, ma è assolutamente un caso... lungi da me infatti alimentare sterili polemiche sulla (eterna) crisi-non crisi del cinema italiano. Qualche riflessione però andrebbe fatta su certe produzioni, spesso di Autori illustri, cui evidentemente il "sistema" non riesce a dire di no. Ma il discorso andrebbe allargato anche al resto del mondo, anche e soprattutto all'America, che ormai in nome della famigerata "inclusività" (e dell'ancor più famigerato politically correct) ricopre di premi filmetti appena passabili e incredibilmente ruffiani...
 



Lo dico subito, a scanso di equivoci: il fatto che ai primi tre posti di questa flop-parade ci siano tre film italiani NON è un attacco al nostro cinema. E' semplicemente un caso, o forse no: il cinema italiano non è più in crisi nè più in salute rispetto agli ultimi tempi, la cosa che semmai balza agli occhi è che questi tre film (per me terribili) appartengono a tre registi (anzi, quattro) non certo alle prime armi... significa che nessuno è infallibile, e che forse il nostro "sistema" produttivo dovrebbe darsi una regolata anzichè sprecare risorse su progetti palesemente fallimentari (tutti e tre i titoli sono stati sonori insuccessi al botteghino) basandosi solo sulla fiducia verso nomi illustri. E se Emanuele Crialese ha perlomeno la scusante dell' "ansia da prestazione" (L'Immensità è il film della sua vita, e quanto un film è troppo privato, troppo sentito, spesso si rischia di strafare) per Pupi Avati e i Manetti Bros c'è invece ben poco di dire: La quattordicesima domenica e il secondo capitolo di Diabolik sono semplicemente film sbagliati. Può accadere (e per quanto riguarda Avati direi che gli accade ormai abbastanza spesso...)

La stessa cosa accade, del resto, anche a livello internazionale: non avrei mai pensato di dover inserire in questa classifica un "mostro sacro" come David Cronenberg. So che molti di voi non sono d'accordo e lo reputano un delitto di lesa maestà, eppure non posso farci niente se Crimes of the future mi è sembrato solo uno stanchissimo bignami di tutta la sua opera. Non spreco invece molte parole per un non-film come Don't worry darling: tanto atteso, desiderato, acclamato, ospitato dai grandi Festival, per rivelarsi poi un filmetto pruriginoso senza nè capo nè coda, cui le polemiche gossipare che lo accompagnato in giro per il mondo erano state evidentemente create ad arte per sopperire a tanta pochezza artistica...

Qualche parola vorrei invece trovarla per parlare dei due film che chiudono questa playlist. Non sono due film qualsiasi perchè sono riusciti a portarsi a casa due premi prestigiosi, tanto da autorizzarci a aprire un dibattito. Tutta la bellezza e il dolore ha vinto il Leone d'oro all'ultima Mostra del Cinema di Venezia: lo ha diretto la regista americana Laura Poitras e si tratta di un documentario alquanto naif su tale Nan Goldin, famosa fotografa di fama mondiale e attivista impegnata sul fronte dei diritti umani: niente da eccepire sull'argomento, per carità, ma il film dal punto di vista stilistico è di una banalità impressionante essendo realizzato per una buona metà da diapositive in sequenza e immagini di repertorio. Ergo: lo avrebbe potuto dirigere anche un bambino... ergo: il premio non è stato assegnato per la qualità artistica dell'opera bensì per ideologia. C'è chi dice che va bene così, a me no: resto convinto che una giurìa debba assegnare i premi per merito e non per assecondare gli umori e le mode del momento.    

Stesso discorso vale per il film più premiato dell'anno: nessuno riuscirà a dissuadermi che Everything Everywhere all at Once dei The Daniels, vincitore di sette premi Oscar (come Schindler's List e Lawrence d'Arabia...) sia una paraculata clamorosa. Film senza meriti, ruffiano, prolisso e modaiolo. Ha saputo uscire nel modo giusto e nel momento giusto, ammiccando ai gusti del pubblico di massa e stando ben attento a rispettare tutti i requisiti della famigerata "inclusività", che ormai a Hollywood è legge. Un inno al politically correct che sta facendo più danni della grandine e che rischia di minare seriamente la (poca) credibilità che ancora rimane all'Academy. Ma ormai - ahimè - la strada sembra segnata...
 


CLICCA SUL TITOLO PER LEGGERE LA RECENSIONE COMPLETA :



1) L' IMMENSITA' (di Emanuele Crialese, Italia 2022)  
Quando un regista decide di girare il suo film della vita (e, soprattutto, della SUA vita) capita di cadere in ansia da prestazione, pisciando di fuori. Crialese porta sullo schermo la sua difficile storia personale e merita rispetto, ma il film è indifendibile sotto ogni punto di vista: irritante, di un manierismo insopportabile, precotto dall'inizio alla fine con inserti musicali che sfiorano il ridicolo. Non basta citare Celentano e la Carrà per portarci negli anni '70... un film che vorrebbe essere intimo e delicato e invece fa solo "rumore", come la canzone della compianta Raffa. Peccato.




2) LA QUATTORDICESIMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (di Pupi Avati, Italia 2023)  
Mamma mia quanto sono brutti i film che si credono d'autore! Pupi Avati dopo la lodevole (e purtroppo unica) eccezione di Dante insiste nel suo scialbo cinema malinconico-nostalgico-giovanilista spocchioso e supponente; un'ennesima, noiosissima riflessione senile sul tempo che passa, malriuscita anche nella confezione (fotografia, scene e costumi tremendi) e che ci obbliga a sorbirci di nuovo Lodo Guenzi, ormai onnipresente (chissà perchè...) in tutto il cinema italiano recente.



3) DIABOLIK, GINKO ALL' ATTACCO (dei Manetti Bros, Italia 2022)  
Dispiace mettere questo sequel in questa classifica, perchè il primo film mi era piaciuto davvero. Ma il nuovo Diabolik è semplicemente imbarazzante, sotto ogni punto di vista, dal "marchettone" a Diodato in apertura fino all'epilogo trash con la Bellucci... per non parlare dell'attore che interpreta Diabolik, una specie di Big Jim con movenze da playmobil. E pensare che c'era chi criticava Marinelli per il suo accento romanesco!




4) CRIMES OF THE FUTURE (di David Cronenberg, GB/Canada 2022)  
Mi sono giocato parecchia stima con questa recensione, lo so, eppure per me l'ultimo Cronenberg è una delusione enorme. Una metafora scontatissima sull'evoluzione umana in relazione alla tecnologia, povera nelle conclusioni, quasi un trattato di (finta) divulgazione scientifica tenuta da un professore svogliato e stanco di ripetere sempre le stesse cose. Film prolisso, morbosetto, noioso, mai coinvolgente. E oltretutto alquanto sciatto nel make-up e negli effetti speciali, cosa insolita per Cronenberg. Narrativamente statico, per nulla "disturbante".



5) TUTTA LA BELLEZZA E IL DOLORE (di Laura Poitras, USA 2022)  
Quando il politicamente corretto prevale sulla ragione e sul merito: ha vinto il Leone d'oro a Venezia, ma non se n'è accorto nessuno... la storia dell'attivista americana Nan Goldin è senz'altro degna di rispetto, ma forse meritava una trattazione più dignitosa di questo banale documentario dallo stile televisivo, composto per una metà buona da diapositive che scorrono e l'altra metà da immagini di repertorio. Però la regista è donna, lesbica, sessualmente libertina e paladina del femminismo. E tutto si spiega.




6) EVERYTHING EVERYWHERE ALL AT ONCE (The Daniels)  
L'abbaglio dell'anno, forse del decennio: film paraculo e politicamente corretto come pochi, perbenista, banalotto, ruffiano e costruito per gli Oscar, dove difatti ha sbancato. Un lunghissimo, infinito, estenuante videoclip imbottito di luoghi comuni a iosa, con due-concetti-due sparati a salve e tanta sapiente abilità (questo sì) nel costruire un giocattolino a misura delle masse, che non racconta nulla di nuovo ma lo mette in pratica benissimo. Se questa sarà la piega del cinema mainstream del futuro, sulla falsariga dei vari universi paralleli, il sottoscritto si sta già curando l'emicrania...



7) DON'T WORRY DARLING (di Olivia Wilde, USA 2023)  
All'ultima Mostra di Venezia ha fatto parlare più per il gossip che per il contenuto, prevedibile e stravisto. Confezione di grande effetto, trattandosi di un costoso prodotto hollywoodiano) ma pathos zero... difetto non da poco per un thriller. Ma forse l'unico motivo per cui è stato girato era attrarre l'attenzione sulla liason amorosa tra la regista Olivia Wilde e il protagonista Harry Styles. Operazione, questa, perfettamente riuscita.






18 commenti:

  1. Risposte
    1. Capisco benissimo. Però debbo essere onesto con me stesso: quest'ultimo Cronenberg mi è parso davvero debole, mi ci sono quasi addormentato... e non mi è mai venuta nemmeno per sbaglio la voglia di dargli una seconda chance. Non brutto, ma molto deludente (per me, ovviamente)

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    2. Fai bene a criticare DC , io ho venerato alcuni dei suoi lavori ma purtroppo spesso il suo cinema (anche per mancanza di mezzi) ha deragliato di brutto e questa sua ultima fatica non si può certo annoverarla travi suoi capolavori.
      Il percorso di questo geniale regista mi ricorda un po' quello del nostro Dario Argento.
      Un caro saluto,
      Paolo

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    3. Mah, oddio... Dario Argento ha preso una china davvero molto, molto brutta negli ultimi tempi (per "ultimi" intendo da almeno trent'anni a questa parte) mentre Cronenberg, anche limitandosi a quest'ultimo film, si mantiene ancora su livelli dignitosi. Spero davvero che non faccia la fine di Argento e, nel caso, che abbia il buonsenso di fermarsi prima!

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  2. Certo che Marinelli era da criticare non solo per l'accento, ma anche per la presenza. Stessa cosa per questo nuovo, ma dato che i Manetti fanno recitare male pure Miriam Leone, mi viene da pensare che sia tutto voluto da loro. Si divertono a prenderci per i fondelli.

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    1. Marinelli è uno dei migliori attori che abbiamo e la sua recitazione "statica" era ovviamente voluta dai Manetti, in omaggio e rispettosa nei confronti del personaggio letterario. A me personalmente era piaciuta. Il problema è che l'attore che l'ha sostituito, tale Gianniotti, è davvero imbarazzante in tutto: non sa recitare, non sa muoversi, non sa stare in scena... La Leone invece secondo me fa quello che deve fare, ovvero la dark lady muta e sfuggente. Lei è la meno peggio di un film che fa acqua da tutte le parti

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  3. Concordo: Everything Everywhere insopportabile da tutti i punti di vista!

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    1. Per me un abbaglio colossale, ma tanto ormai basta mettere il "multiverso" in un film che tutto diventa bello...

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  4. Su Cronenberg ti do torto, a me Crimes of the Future è piaciuto e anche parecchio come Everything Everywhere...dei the Daniels Don't Worry Darling l'ho trovato carino

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    1. Siamo quindi in disaccordo totale ;) ci sta. Su Cronenberg non dico nulla, rispetto le opinioni e la caratura dell'artista (anche se tutti possono sbagliare un film) ma su EEAAO nessuno, davvero, potrà convincermi che meritasse sette Oscar!

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  5. ho visto solo Crimes of the Future e Everything Everywhere... e meritano entrambi, Cronenberg di più, l'altro coglie lo spirito dei tempi, ma non credo che col passare del tempo prenderà punti, anzi...

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    1. EEAAO è un film irritante, che mi ha quasi infastidito... non riesco davvero a capire come possa essere piaciuto (tra l'altro solo in America, visto che nel resto del mondo - Italia compresa - non è che abbia fatto sfracelli, e qualcosa vorrà pur dire)

      Su Cronenberg: ripeto, a me ha deluso. Non voglio dire che "Crimes of the future" sia inguardabile, ma l'ho trovato prevedibile, stanco, senza troppo da dire: il solito lavoro sui corpi, la solita morbosità statica, i soliti concetti ripetuti in tutto il suo cinema concentrati in un'ora e mezza dove non succede praticamente nulla. Boh, a me non è parso assolutamente bello. Questo non vuol certo dire che non apprezzo Cronenberg, ci mancherebbe.

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  6. Condivido in toto Diabolik, per il resto sai che io e te abbiamo gusti diametralmente opposti. Don't Worry Darling sicuramente meno di quanto mi aspettassi ma non una delusione cocente, Cronenberg l'ho apprezzato con riserva di una seconda visione, Everything Everywhere continua ad essere piezz'e core e ad acquistare valore nel tempo.

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    1. No, dai... a volte qualche punto d'incontro lo troviamo! ;)
      Battute a parte, rispetto i gusti di tutti. Queste classifiche del resto si fanno proprio per "scontrarsi", altrimenti perchè le pubblicheremmo? ;)

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  7. Visto solo, per fortuna, "Don't worry darling" che ho detestato con tutto il cuore, già Olivia Wilde la trovo pessima come attrice, figurarsi come regista, la Pugh sembra sempre una pazza isterica e Harry Styles funziona decisamente meglio in "Dunkirk" (ma lì c'è Nolan a dirigere), "Diabolik" dopo il primo ho detto basta..."Everything.:" l'ho perso ma lo recupererò a breve in streaming..

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  8. D'accordo su tutto, anche sulla Pugh che in tanti considerano quasi la nuova Meryl Streep: bravina, per carità, ma fa sempre i soliti ruoli da isterica depressa. E che palle! :)

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  9. So come la pensi su Tutta la bellezza e il dolore e capisco anche le tue obiezioni. Per me però è un film che merita, e non solo per motivi ideologici. Non era facile fare un film su un'artista come Nan Goldin senza farne una palla micidiale! :-D

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    1. Oddio... per me è palloso anche così! 😂 ma, scherzi a parte, cime avrai capito io contesto soprattutto la forma: un documentario composto da fotografie che scorrono sono capace a farlo anch'io. Parlo di valenza artistica, ovviamente. Sulla figura di Nan Gildin niente da dire!

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