E sono dieci!! Rieccoci ancora una volta a celebrare con grande piacere una delle iniziative più longeve e partecipate della blogsfera: la Notte Horror torna su SOLARIS e su tutti i blog amici e "resistenti" che proseguono strenuamente questa splendida tradizione, che per il decimo anno consecutivo arriva ad allietarci queste caldissime serate estive. La formula è sempre la stessa: ogni martedì (tradizionalmente il giorno caro a Zio Tibia) due recensioni su due blog diversi a due orari diversi (le 21 e le 23). La scaletta e i relativi link li potete trovare nel banner lungo alla fine di questo pezzo. E stasera tocca proprio a me... brrrr!!
titolo originale: RINGU (GIAPPONE, 1998)
regia: HIDEO NAKATA
sceneggiatura: HIROSHI TAKAHASHI
cast: NANAKO MATSUSHIMA, HIROYUKI SANADA, RIKIYA OTAKA
durata: 95 minuti
Una giornalista e il suo ex marito indagano sulla strana morte di alcune persone, tutte decedute esattamente sette giorni dopo aver visionato il contenuto di una videocassetta. Quando scopriranno che anche il loro figlio piccolo ha guardato casualmente il nastro, inizierà una terribile lotta contro il tempo...
Scherzi a parte, mi piaceva parlare di Ring perchè è uno di quei pochi titoli al mondo che possono davvero considerarsi "fondamentali" nella filmografia di un genere cinematografico: il suo regista, Hideo Nakata, già in tempi non sospetti (siamo nel 1998) aveva deciso di non omologarsi alla visione americana dell'horror che cominciava a permeare il mercato giapponese, fatta di humour, glamour e splatter a volontà. Ring invece ha nobilissime origini letterarie: è infatti tratto dal romanzo omonimo di Koji Suzuki, che io ovviamente non ho letto ma che in patria fece sfracelli alla sua uscita. Il romanzo si rifà a suo volta alla tradizione popolare nipponica degli anni '50 e '60, perlopiù storie di fantasmi ed esoterismo, che il regista ha voluto trasporre sullo schermo in maniera volutamente molto, molto parziale: questo al fine di evitare gli "spiegoni" e stimolare di più la curiosità e l'analisi della gente, rendendolo anche molto più ambiguo rispetto alla versione letteraria.
Licenze poetiche che hanno dato i loro frutti: Ring deve infatti il suo punto di forza nell'assurdità del male, nell'accettazione della follìa, ma soprattutto sul senso di colpa delle persone che vedono le loro malefatte tornargli indietro come un boomerang, sotto forma di pensieri mostruosi, dove la paura scaturisce da ciò che non si vede e la tensione si accumula a poco a poco, subdola, fino a deflagrare nella tremenda sequenza finale che può considerarsi davvero da manuale di cinema per la perfezione tecnica, stilistica ed emotiva con cui è costruita. E a proposito di stile, inutile dire che anche Ring non fa eccezione all'incredibile cura dei dettagli e dell'accuratezza della "confezione" che è tipica di quella parte del mondo (includendo anche Cina e - soprattutto - Corea del Sud). Alcune scene sono ancora oggi indimenticabili (vedi la sequenza della ragazza che esce dallo schermo televisivo, quasi un'icona del nostro tempo)
Un horror disturbante, fatto di dialoghi ridotti all'osso, una colonna sonora praticamente assente, un montaggio quasi "schizofrenico" che disorienta lo spettatore e, cosa davvero rara oggigiorno, lo obbliga a interrogarsi su un mondo che non conosce e non capisce: per quanto celeberrimo sia infatti diventato il film, Ring è una pellicola profondamente legata alla società che racconta (quella giapponese) ed è per questo che noi occidentali vedendolo ci sentiamo ancora più spaesati e persi dei protagonisti della fiction. Non ci capacitiamo infatti di una cultura così distante e così caratterialmente agli antipodi rispetto alla nostra (fatta di esuberanza e passionalità) tant'è che, se possibile, il senso di solitudine e ineluttabilità di cui è circonfuso il film viene perfino accresciuto se gli occhi di chi guarda non sono a mandorla... un film che rasenta l'analisi sociale, che racconta una nazione meglio di mille trattati di sociologia.
Perfino il magnifico finale, lasciato volutamente aperto per ragioni commerciali (unica concessione al business, tanto che, come dicevamo, sono state girate mille pellicole derivative) ci lascia sbigottiti per l'apparente insensatezza della conclusione... eppure, a mente lucida, poi tutto ci diventa chiaro (anche se nulla ci viene spiegato) e solo allora riusciamo a comprendere il pieno significato del titolo, in tutta la sua ambiguità: e per il sottoscritto, che ha fatto dell'introspezione e della ricerca delle paure inconsce, inconfessabili, una delle sue ragioni di vita, questo è uno dei quei film che hanno lasciato il segno.
E, credo, non soltanto a me.
E, credo, non soltanto a me.
hanno già pubblicato:
Una ventina d'anni fa mi sono ritrovato infognato con i vari "Ring" (originale, remake, sequel, remake del sequel, sequel del remake del prequel del reboot!) e ne ho fatta indigestione: è stato divertente, ma il romanzo originale è un altro mondo. Bello da morire e m'ha messo una strizza che avevo paura a girare pagina, anche se ero talmente inchiodato che l'idea di interrompere la lettura mi provocava dolore fisico. (Bello anche il secondo romanzo, il terzo è spazzatura!)
RispondiEliminaSuzuki è un genio del raccontare cose semplici che però ti strizzano di paura, e Sadako te la fa sentire dietro le spalle, pronta a farti saltare!
All'epoca ricordo che il primo Ring americano mi aveva dato più emozione di questo originale, forse per via di atmosfere più "occidentali", ma in realtà dopo più di vent'anni non posso basarmi che su lontani ricordi.
Buona Notte Horror! ^_^
Purtroppo non ho letto il libro di Suzuki ma ti credo in parola :) sicuramente comunque il film di Verbinski è più affine al nostro gusto, però il capostipite è davvero molto, molto più "tosto"!
EliminaL'ho visto molti anni fa ma a ripensarci mi vengono ancora i brividi. Un Horror con la H maiuscola, davvero spaventoso, fatto benissimo, non a caso un caposaldo del genere fin dalla sua uscita. Tutti i vari remake, sequel e parodie non hanno minimamente diminuito il suo essere terrificante.
RispondiEliminaAssolutamente d'accordo. Del resto se un film ha così tanti remake, prequel, sequel... vuol dire che non lascia indifferenti!
EliminaL'atmosfera dell'originale giapponese ("sporco", rozzo, con quella colonna sonora inquietantissima) è ancora oggi insuperabile, per quanto Verbinski sia stato bravissimo a realizzarne il remake. Bella scelta!!
RispondiEliminaGrazie :)
EliminaEro infatti indeciso se recensire l'originale o il remake, poi però ho optato per il titolo più "cult", per tutti i motivi che sono stati detti sopra
Una pietra miliare dell'horror, un film che adoro. Grazie per questa bella recensione. E buona Notte Horror!
RispondiEliminaUn caro saluto.
Mauro
Figurati, Mauro!
EliminaBuona Notte Horror anche a te!
Una paura fottuta, i giapponesi poi ci sanno fare.
RispondiEliminaCome detto, è il film che ha sdoganato il J-horror: e di questo gliene saremo sempre grati!
EliminaGrazie! Condivido tutto quello che hai scritto: è un film che ha aperto una strada, ha sdoganato un genere e ancora oggi fa una paura del diavolo... il remake di Verbinski non è affatto male ma certamente è molto più soft (per ovvie ragioni commerciali)
RispondiEliminaCapolavoro cosmico! Che altro aggiungere?? :)
RispondiEliminaNulla!! 😂
EliminaSe i mie conti sono esatti esistono 9 film giapponesi (l'ultimo del 2022), 3 remake americani, 1 remake coreano, 2 serie tivù giapponesi e 2 film dove Sadako era "versus" qualcos'altro. Senza contare A questi possiamo aggiungere 6 libri, i vari manga (almeno 6 tankobon) e varie altre cose vagamente ispirate...
RispondiEliminadavvero da far girare la testa! A testimonianza del valore artistico, culturale e sociale di quest'opera straordinaria. Del resto i capolavori sono quelli che da sempre resistono al tempo... "Ring", poi, è come La Settimana Enigmistica: vanta innumerevoli tentativi di imitazione!
EliminaAll'elenco mi piace aggiungere il nostro Tex Willer nazionale, anche lui sensibile al fascino di Sadako: nel 2005 Mauro Boselli (che oggi tiene in mano le redini del personaggio, purtroppo per me che odio il suo stile) ha attinto ad alcune idee di "Ring" per la storia "Colorado Belle" (nn. 538-539), con un gruppo di banditi riuniti in una cittadina fantasma (ghost town, capito l'aggancio?) in cui si aggira una strana ragazza "fantasmosa" :-P
EliminaE anche Mike Flagan ha infilato "Ring" in quel minestrone scondito e scotto che è la serie Netflix "The Haunting of Bly Manor", che parte dal "Giro di vite" di James per infilare dentro di tutto di più: così guarda caso la signora Grose è misteriosamente attratta da un pozzo in giardino che le riserverà delle sorprese...
@Obsidian e @Lucius: i vostri commenti sono come la Bibbia: grazie per avermi aperto un mondo!!
EliminaIo sono più legato al remake americano, che ai tempi dell'uscita mi aveva abbastanza traumatizzato, però l'originale è l'originale!
RispondiEliminaDa allora, per fortuna o purtroppo, l'horror non è più stato lo stesso
Grazie mille per il commento... concordo, un film che ha (ri)fatto la storia di un genere. Ed è un onore essere degno del Cannibale! ;)
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