titolo originale: DENTI DA SQUALO (ITALIA, 2023)
regia: DAVIDE GENTILE
sceneggiatura: VALERIO CILIO, GIANLUCA LEONCINI
cast: TIZIANO MENICHELLI, STEFANO ROSCI, VIRGINIA RAFFAELE, EDOARDO PESCE, CLAUDIO SANTAMARIA
durata: 104 minuti
giudizio: ★★☆☆☆
Il tredicenne Walter ha appena perso il padre, mentre la madre prova a elaborare il lutto facendo gli straordinari in un ristorante. La scuola è finita e Walter passa quasi tutto il tempo da solo, finchè un giorno passeggiando sul litorale romano s'imbatte in una villa abbandonata dove, incredibilmente, nelle acque torbide della piscina vive uno squalo vero...
Alla fine la differenza la fa sempre il manico, non c'è niente da fare. Ce l'hanno messa tutta
Gabriele Mainetti e
Andrea Occhipinti per lanciare
Denti da squalo: una distribuzione imponente (quasi 300 sale!), un budget considerevole (circa 5 milioni di euro) e una massiccia campagna pubblicitaria che per settimane ha accompagnato i cinefili in sala e nei canali dedicati. Una potenza di fuoco che difficilmente si era mai vista per un'opera prima, nel chiaro intento di replicare i fasti di
Lo chiamavano Jeeg Robot e rinvigorire il "cinema di genere" italiano, il classico prodotto medio che potesse fare fortuna al botteghino.
Il risultato? Disastroso, o quasi. Uscito lo scorso 8 giugno, a oggi Denti da squalo ha incassato la miseria di 210mila euro ed è stato visto da 20mila persone, con un'imbarazzante media di 170 euro per sala. Evidentemente qualcosa non ha funzionato... e per la spiegazione possiamo scomodare la sempre valida teoria del rasoio di Occam, ovvero che a parità di condizioni (con gli altri film) il motivo è quasi sempre quello più semplice. Ergo: Denti da squalo è un film mediocre, che non ha appassionato il pubblico e non ha beneficiato di quel passaparola che invece aveva fatto la fortuna di Jeeg Robot. Del resto non tutti si chiamano Mainetti e, non me ne voglia l'esordiente Davide Gentile, ma Denti da squalo non ha nè la forza, nè la curiosità nè il mordente per attrarre e interessare gli spettatori. Proviamo a vedere perchè.
Intanto, perchè è un film confuso che non sa da che parte andare. Vorrebbe essere un film "di genere", perlappunto, il problema è che non si capisce quale sia il genere: romanzo di formazione? fiaba? fantasy? un
polar giovanilistico? Fattostà che
Denti da squalo è molto timido sulla strada da intraprendere e soprattutto non emoziona mai: per tutta la prima ora non accade praticamente nulla, si sta lì ad aspettare un sussulto, un colpo di scena, un qualcosa che ti faccia venire voglia di arrivare in fondo e vedere come va a finire. Invece la storia si dipana stancamente, prova a giocare sulle atmosfere malsane (forse per emulare i gemelli
D'Innocenzo?) ma è prevedibilissima: un adolescente ha appena perso il babbo e non riesce a capacitarsene, la madre annega il dolore nel lavoro, la scuola è finita e gli amichetti sono in vacanza. Al piccolo Walter non resta che fare lunghe camminate sulla spiaggia di Ostia, dove s'imbatterà in un villa enorme e (apparentemente) disabitata con uno squalo nella piscina, frequentata da gente poco raccomandabile...
Ovvio che il ragazzino inizierà a stringere dubbie amicizie, si caccerà nei guai e sarà costretto a crescere troppo in fretta per la sua età. Il piccolo
Tiziano Menichelli a dire il vero non se la cava neanche male, così come il suo compagno di (dis)avventure
Stefano Rosci, ma è l'intera sceneggiatura del film che non sta in piedi
(attenzione spoiler!): pur con tutta la sospensione di incredulità di questo mondo alcune scene sono assurde... fa sorridere che un tredicenne possa padroneggiare una pistola e compiere una rapina a mano armata in un deposito di carne, così come allo stesso modo riesca a svuotare in dieci minuti una piscina intera con il solo aiuto della madre cameriera (una
Virginia Raffaele non troppo a suo agio nel ruolo) e caricare su un furgone (con una gru!) uno squalo di 20 quintali, addomesticato come un delfino (!) per poi liberarlo placidamente nel litorale romano (!!) Tutto questo succede nell'ultima mezz'ora di film, che procede per accumulo e con poca lucidità, quasi per recuperare il tempo perduto nella prima, fino allo scontato finale conciliante.
A poco servono anche le interpretazioni di due attori navigati come
Claudio Santamaria e
Edoardo Pesce: il primo è ingessato in un ruolo buonista e poco ispirato, il secondo è ormai abbonato a recitare la parte del solito boss da quattro soldi, in camicia a fiori, panza in vista e zoccolo facile. Ma in
Denti da squalo non c'è nulla che inquieti davvero, niente di particolarmente sgradevole, tutto si dipana nell'ordinarietà più assoluta intervallata solo da qualche momento appena minimamente
splatter... ma davvero troppo poco per farci amare o quantomeno restare impressa una pellicola che già da domattina nessuno si ricorderà più. Va bene il cinema medio, per palati non fini, ma qui nemmeno ci si prova a solleticare le sinapsi di chi guarda...
finalmente qualcuno che ha il coraggio di dirlo!!
RispondiEliminaDai, ma quale coraggio? Ho solo scritto una recensione, come tante altre... il vero coraggio lasciamolo per le cose più serie
EliminaIo invece l'ho trovato imperfetto ma coraggioso, esattamente come lo era stato Lo chiamavano jeeg robot. Probabilmente stavolta non c'è stato l'effetto sorpresa ma il film l'ho trovato genuino e con i due attori giovani assolutamente all'altezza. Non lo boccerei così senza appello come hai fatto te.
RispondiEliminaSenza appello, no. Anch'io trovo buone le prove dei due giovani attori protagonisti. Sul resto no, siamo in disaccordo netto, ma ci sta ..
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