titolo originale: ORLANDO (ITALIA/BELGIO, 2022)
regia: DANIELE VICARI
sceneggiatura: ANDREA CEDROLA, DANIELE VICARI
cast: MICHELE PLACIDO, ANGELICA KAZANKOVA, DENIS MPUNGA, FABRIZIO RONGIONE
durata: 122 minuti
giudizio: ★★★★☆
Orlando è un anziano agricoltore che non si è mai mosso da casa sua, sulle montagne reatine. Un brutto giorno però è costretto a partire per il Belgio al capezzale di suo figlio, che invece anni prima se n'era andato sbattendo la porta. Giunto a Bruxelles scoprirà, con enorme stupore, di essere diventato nonno di una ragazzina di dodici anni che adesso non ha altro che lui...
Orlando è un contadino di poche parole, e quelle poche le pronuncia in dialetto. Vive da solo in mezzo alle montagne dell'alto Lazio, ha quasi ottant'anni e non possiede cellulare, tv, internet. Il suo unico contatto con il mondo è un bar frequentato da ottantenni come lui, dove c'è un telefono con la linea fissa. La sua routine selvatica la passa in mezzo agli animali (anzi, alle "bestie") e concedendosi un bicchiere ogni tanto con i suoi coetanei. E' un uomo ruvido, scontroso, chiuso: non per cattiveria ma unicamente per solitudine, per aver sempre vissuto scollegato dal mondo "fuori". Un giorno però quel mondo che non conosce irrompe bruscamente nella sua vita nel modo più tragico possibile: il suo unico figlio, emigrato anni prima in Belgio, è gravemente ricoverato in ospedale e ha bisogno di lui...
Orlando è dunque costretto a compiere in vecchiaia quel viaggio che suo figlio ha fatto qualche decennio prima, pieno di sogni e speranze: senza conoscere una parola di francese, con la lentezza di movimenti e di comprensione dovuta all'età,e soprattutto con il rimorso nel cuore. Orlando e Valerio, suo figlio, infatti non si erano lasciati bene: Valerio odiava quel paesello chiuso e soffocante dove, a suo dire, aveva vissuto fin troppo. E suo padre era troppo orgoglioso, troppo ostinato, testardo, da buon coriaceo sabino, per dargliela vinta. Finendo per non parlarsi più.
Orlando arriva a Bruxelles come un extraterrestre che sbarca sulla luna: spaesato, stanco, impaurito. Arriva solo per vedere chiudere la bara di suo figlio e scoprire, incredibilmente, di essere diventato nonno di una ragazzina dodicenne, Lyse, ormai rimasta sola (la madre non si sa che fine abbia fatto) e cresciuta molto più in fretta della sua età. Ed è qui che il bellissimo film di Daniele Vicari decolla: Lyse e Orlando non potrebbero essere più diversi, eppure la vita li riunisce in un destino comune, (forse) beffardo ma che merita di essere affrontato. Lyse è perfettamente integrata nella modernità: va a scuola, parla tre lingue, ama il pattinaggio e sa cucinare. E' cittadina del mondo, ama posti e culture diverse, sa tutto dell'Italia. Orlando arriva con la barba lunga, il suo unico vestito "buono" e i soldi cuciti nella giacca, straniero in un paese che non conosce ma che, tutto sommato, non gli è ostile... la convivenza, all'inizio difficile, servirà a entrambi. Per sopravvivere e ricominciare. Anche a ottant'anni.
Daniele Vicari ha scritto e diretto una favola moderna che insegna tanto a tutti noi, su come si sta al mondo e sui motivi per starci con speranza e ottimismo. Lo ha fatto omaggiando la sua terra e le sue origini, realizzando il suo film più personale: Orlando era il nome di suo padre. Castel di Tora, sulle montagne reatine, il borgo dove ha vissuto fino alle scuole medie (e dove non esisteva neppure un cinema). In questo film c'è tutto il rispetto verso suo nonno e verso gli anziani in generale, la comprensione per la loro estraneità a muoversi in un mondo che va sempre più veloce e non li aspetta. Vicari afferma, giustamente, che quella che stiamo vivendo è la prima generazione nella storia dove sono i figli ad insegnare ai padri... quegli stessi padri che però a loro volta insegnano ai figli l'umanità, la semplicità, il calore di una zuppa o di una canzone suonata con l'organetto. Piccole cose indispensabili per andare oltre l'asetticità dei computer e rinsaldare i rapporti umani.
Ma Orlando, nella sua semplicità, è anche un film importante sull'integrazione, l'emigrazione, la cooperazione e un'idea di Europa simbolo di accoglienza e di pace. Non è affatto un "santino" a Bruxelles, anzi tutt'altro: lo scontro culturale tra vecchi e giovani e tra etnie diverse si sente eccome, le magagne della globalizzazione non vengono nascoste (Orlando per campare è costretto, a ottant'anni, ad arrabattarsi in lavoretti umili e sottopagati, esattamente come faceva suo figlio). Vicari in certe parti sembra girare un documentario, inseguendo l'anziano protagonista con primi piani ravvicinati e obliqui, a simboleggiare lo straniamento verso una società che non capisce, eppure perfino il vecchio Orlando si rende conto che dietro quei palazzoni modernissimi, impersonali, asettici, tutti vetri e computer, c'è l'unica via possibile per una comunità più giusta e rispettosa.
Orlando è un film struggente, fatto di lunghi silenzi, sguardi, abbracci disperati. C'è tutto il dolore di un padre costretto ad assistere alla scena più innaturale del mondo, la sepoltura del proprio figlio, e c'è tutta la voglia di vivere di un'adolescente che non si rassegna a un destino di orfana. E' difficile non commuoversi mentre vediamo Orlando dibattersi in un presente più grande lui, è praticamente impossibile non piangere nel bellissimo finale, degno perlappunto di una favola moderna. Michele Placido dimostra (eccome!) di saper ancora recitare, ma l'interpretazione della giovane Angelica Kazankova è davvero stupefacente. Proprio come stupefacente è l'intero film, che avrebbe meritato ben altra distribuzione e considerazione. Al cinema è uscito in una trentina di sale nel primo weekend ed è subito sparito, ma ora che è finalmente disponibile on-demand sulle principali piattaforme, perderlo sarebbe davvero un peccato mortale. Ve lo assicuro.
hai scritto le cose giuste.
RispondiEliminal'avevo visto al cinema qualche mese fa e mi era piaciuto e fatto pensare molto.
https://markx7.blogspot.com/2022/12/orlando-daniele-vicari.html
Peccato non averlo visto con il regista...
RispondiEliminaCiao Francesco, noi (intendo io e lo staff del cinema con cui collaboro) invece ci siamo riusciti! Abbiamo invitato Daniele Vicari a presentare film e libro al mio paese e lui ha accettato di buon grado! Daniele è una gran persona, di una cultura, un'intelligenza e un'umiltà inusitate: è stato bellissimo vedere il film in sala insieme a lui, impossibile non commuoversi. Davvero una gran bella serata!
Eliminasono contento:)
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