martedì 7 marzo 2023

NIENTE DI NUOVO SUL FRONTE OCCIDENTALE


titolo originale: IM WESTEN NICHTS NEUES (GERMANIA, 2022)
regia: EDWARD BERGER
sceneggiatura: EDWARD BERGER, IAN STOKELL, LESLEY PATERSON
cast: DANIEL BRUHL, FELIX KAMMERER, ALBRECHT SCHUCH, MORITZ KLAUS, THIBAULT DE MONTELAMBERT
durata: 147 minuti
giudizio: 



Germania, 1917. Tre anni dopo l'inizio della Prima Guerra Mondiale, il diciassettenne Paul Baumer mente sulla sua età pur di arruolarsi nell'esercito tedesco, spinto da un misto di patriottismo e incoscienza. Appena arrivato al fronte, però, toccherà immediatamente con mano l'insensatezza della guerra...




Sarò banale, e la mia è la considerazione più inutile del mondo, ne sono consapevole, ma è un peccato mortale che un film del genere rimanga confinato in televisione. In particolar modo un film di guerra che gioca tutto sull'aspetto emozionale e vuole portare l'orrore della guerra dentro le nostre case "catturando" lo spettatore quasi fosse lì in trincea insieme ai soldati, a respirare l'odore acre delle bombe e quello putrido del sangue, del fango, degli escrementi, dei corpi dilaniati. So bene che è solo grazie a Netflix se questo film si è potuto fare, tuttavia il cinefilo ingenuo che è in me si duole di non poter assistere sul grande schermo a un'opera che, per come è stata concepita, meritava di essere fruita nel modo giusto, ovvero con una distribuzione in sala.

Anche perchè, senza assolutamente voler muovere critiche, Niente di nuovo sul fronte occidentale non è certo un film particolarmente innovativo dal punto di vista concettuale: del resto dopo Salvate il soldato Ryan di Spielberg era quasi impossibile per chiunque spingersi "oltre" nel mostrare il realismo delle scene di battaglia e i relativi virtuosismi di regìa. Però, per quanto appunto si possa essere preparati, va detto che questa produzione tedesca diretta da Edward Berger funziona eccome: è un film appassionante, disturbante, profondo, che ti scuote e ti emoziona, ti indigna e ti conquista, non ti fa pesare assolutamente le due ore e mezza di durata. E visto su uno schermo adeguato, con audio ed effetti "giusti", sarebbe risultato ancora più sconvolgente.

Niente di nuovo sul fronte occidentale è la terza riduzione cinematografica del celebre romanzo di Erich Maria Remarque, dopo All'ovest niente di nuovo di Lewis Milestone (1930) e quella omonima di Delbert Mann del 1979. Ma è la prima versione girata in Europa, e per giunta in Germania, cioè la fazione sconfitta, un paese che ancora oggi è condizionato da un passato vergognoso e terribile, con cui non ha ancora smesso di fare i conti. E il film non fa alcuno sconto a questo passato: fin dall'inizio non ci viene risparmiata la cruda vita di trincea, nè le spaventose condizioni di vita dei soldati, la follìa del militarismo, ma soprattutto la disillusione e lo spavento di quei giovani "patrioti" attirati al fronte dalla propaganda bellica e catapultati senza ritorno nell'incubo di un conflitto senza senso, esasperante, dove milioni di uomini persero la vita per contendersi in qualche caso poche centinaia di metri di terreno.

Ciò che più si apprezza nel film di Berger è la "spersonalizzazione" della guerra, l'indegna totalità dell'orrore che non ha volti, nomi, confini: i soldati sono ripresi quasi sempre in gruppo, non ci vengono mostrati atti di eroismo, i (pochi) personaggi definiti finiscono per confondersi con quelli dei loro compagni, di cui non sappiamo niente: chi sono, cosa fanno, cosa facevano prima, che sentimenti provano, che situazioni vivono... perfino il cast è formato da attori semisconosciuti (scelta ovviamente voluta) a parte Daniel Bruhl, il diplomatico tedesco, che ha comunque un ruolo marginale nell'economia della storia. Come in altri famosi film a tema (mi viene in mente Il mestiere delle armi, di Ermanno Olmi) ci vengono mostrate le due facce della guerra: quella che si gioca sul campo di battaglia e quella dentro le stanze del potere, ancora più tremenda per il cinismo e la spocchia dei politici che giocano con le vite dei soldati come se fossero carne da macello, pedine di un ingranaggio folle.

Un film che non è certo una passeggiata di salute, di una violenza estrema ma necessaria: vediamo arti amputati, budella, ossa, e tanto, tantissimo sangue. Ma per fortuna mai gratuitamente, dato che queste atroci scene di battaglia vengono alternate a momenti di riflessione non meno toccanti (bellissima la sequenza delle reclute che vengono equipaggiate riciclando le uniformi dei compagni morti, facendo crollare in un attimo ogni barlume di possibile eroismo e "nobiltà" dello scontro). Nulla di particolarmente innovativo, come detto, tuttavia va riconosciuto a Berger il merito di aver costruito un film "vero", emotivamente profondo, ben diverso da tante pellicole simil-videogioco magari tecnicamente perfette ma ben poco realistiche (ogni riferimento a 1917 di Sam Mendes è decisamente voluto). Qui l'orrore si tocca con mano, e non è per niente un dettaglio.
 

4 commenti:

  1. Condivido con te il dispiacere di non averlo potuto vedere sul grande schermo, ma anche sul piccolo conserva la sua sporca, triste efficacia. Con un minutaggio più breve lo avrei apprezzato di più.

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    1. È vero, è efficace anche in tv (ed è un gran merito) però sul grande schermo e con un audio "da cinema" secondo me è tutta un'altra esperienza. Anche perché poi a casa ti distrai facilmente, perdi spesso la concentrazione: anche per questo secondo me sembra più lungo di quello che è

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  2. Bellissimo ma straziante, non lo rivedrei. Non è il genere di film che fa per me in questo momento. Però è fatto molto bene, niente da dire
    Un caro saluto.
    Mauro

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    1. Con film come questo l'umore è basilare. Non preoccuparti Mauro, comprendo benissimo... ne riparleremo quando sarai riuscito a vederlo.
      Un saluto anche a te!

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