lunedì 13 marzo 2023

L' OSCAR DEL MULTIVERSO


L'Oscar 2023 celebra il trionfo, ampiamente previsto, di Everything Everywhere All at Once: una vittoria perfino oltre le aspettative per un film mediocre che ha avuto però il merito (ma solo quello) di uscire nel momento giusto e con la formula giusta. Vince dunque il "multiverso", parola stra-abusata, quasi come se ormai il cinema non potesse più prescindere dagli universi paralleli che tanto piacciono al pubblico che mastica popcorn ... ma a vincere è soprattutto il buonismo, la famigerata "inclusività", la dittatura del politically correct che respinge tutto quello che non rientra nei canoni di un Academy sempre più "democristiana" e allineata (come sempre) alle tendenze in atto. Grandi sconfitti Steven Spielberg e Martin McDonagh (quest'ultimo addirittura umiliato con zero statuette su nove candidature), e in generale tutto il cinema di qualità. Uniche (magre) consolazioni di una serata incolore l'Oscar a Guillermo del Toro per il suo Pinocchio e e quello per il miglior attore a un commosso Brendan Fraser. Per il resto, meglio calare il sipario... 



Tutto come da pronostico, purtroppo. E sottolineo purtroppo, perchè poche volte come quest'anno mi sono trovato così in disaccordo con i premi dell'Academy. Ancora peggio dell'anno scorso, quando vinse sì il mediocrissimo CODA, ma battendo una concorrenza tutt'altro che memorabile. Stavolta invece di buoni film in gara ce n'erano eccome, da Niente di nuovo sul fronte occidentale a Top Gun: Maverick, da The Fabelmans fino al migliore di tutti, quel Gli Spiriti dell'Isola uscito addirittura umiliato dalla serata appena conclusasi, con nove candidature a vuoto su nove. Una serata dove i migliori rimangono senza premi e a vincere è invece un film ruffianissimo e astuto come Everything Everywhere All at Once, che si porta a casa sette Oscar (come Schindler's List e Lawrence d'Arabia, tanto per dire) cui va riconosciuto il merito (l'unico) di essere uscito al cinema nel momento giusto e con la formula giusta.

Vince infatti il famigerato "multiverso", format ormai imprescindibile a Hollywood e stra-abusato (soprattutto nei cinecomics) che i Daniels sono stati bravi ad applicare a un film apparentemente innovativo ma che invece è soltanto abile a mettere insieme una sfilza infinita di luoghi comuni tanto cari all'Academy "inclusiva" e perbenista di oggi. In Everything Everywhere All at Once si parla infatti di immigrazione, integrazione, genderismo, disabilità, il tutto trattato ovviamente all'acqua di rose e senza alcuna vera volontà di approfondire temi assolutamente seri (e ci mancherebbe!) ma solo per strizzare l'occhio al politicamente corretto, al buonismo democristiano replicato in mille generi che piace tanto ai membri di un'Academy che, come sempre, va dove tira il vento... un'Academy che vorrebbe dimostrarsi "aperta" al mondo che cambia ma che, al contrario, con questi Oscar segna una frattura netta tra la società americana, ormai assuefatta al conformismo identitario, e il resto del mondo che (ancora per poco?) prova a resistere alla dittatura del politically correct.

Le cifre sugli incassi ci dicono infatti che degli oltre 100 milioni di dollari incassati da Everything Everywhere All at Once, appena 20 appartengono al Vecchio Continente. Tradotto: a fronte di un successo clamoroso negli Stati Uniti per un film indipendente, nella vecchia Europa il film dei Daniels è stato quasi ignorato, non solo dal pubblico ma anche dalla critica: i BAFTA inglesi gli hanno addirittura preferito un film tedesco, quel Niente di nuovo sul fronte occidentale che stanotte è stato l'unico a salvarsi dall' "onda lunga" vincendo quattro statuette, tra cui quella importante del miglior film internazionale. Se andiamo poi a vedere gli incassi italiani, le cifre sono addirittura risibili: ad oggi EEAAO ha incassato nel nostro paese la miseria di 900mila euro, nonostante sia uscito già due volte in sala. Adesso, sull'onda del trionfo, tornerà nei cinema per la terza volta e staremo a vedere...

Le note positive di stanotte? Poche, pochissime. Su tutte la vittoria strameritata di un commosso Brendan Fraser per la sua toccante interpretazione di un loser obeso e morente in The Whale di Darren Aronosfky. Fraser ha ringraziato la platea con le lacrime agli occhi: "ringrazio il cinema per avermi salvato... avete un cuore grande quanto una balena". Chiaro il riferimento al difficile periodo personale durato per troppo tempo, dovuto a molestie sessuali e pregiudizi, che lo hanno deformato nel fisico a nell'anima. Peccato che gli altri premi attoriali siano stati completamente toppati: passi per la miglior attrice protagonista, Michelle Yeoh (comunque inferiore alla Cate Blanchett di Tàr e insopportabile per il suo auto-appello a votarla perchè l' "altra" ne aveva già vinti troppi), ma i riconoscimenti a Jamie Lee Curtis e Ke Huy Quan (ai danni rispettivamente della splendida Kerry Condon e Barry Keoghan) appaiono surreali. Sacrosanto invece l'Oscar a Guillermo del Toro per il suo Pinocchio (forse il film più bello dell'anno, e non solo tra quelli animati) e tutto sommato anche quello per Women Talking di Sarah Polley (anche se era difficile non premiare un film così dichiaratamente femminista, e vabbè)


Per il resto, fa sorridere l'Oscar per la migliore canzone originale vinto dallo scatenato rap indiano di Naatu Naatu per il film RRR (che ha messo in riga Rihanna e Lady Gaga), mentre erano abbastanza annunciati quelli ad Avatar per gli effetti speciali e a Top Gun: Maverick per il sonoro. Stesso discorso anche per il miglior documentario, dove Navalny ha avuto facilmente la meglio sulla concorrenza (e menomale che almeno qui l'Academy ha avuto il fegato di rifiutare il discorso di Zelensky...). Poca gloria infine per l'Italia, con entrambe le sue due piccole candidature andate a vuoto: quella di Aldo Signoretti per il make-up di Elvis (Oscar andato meritatamente a The Whale) e quella di Alice Rohrwacher per il suo cortometraggio Le Pupille. Ma per la regista toscana essere seduta su una poltrona del Dolby Theatre era già una gran bella soddisfazione.



TUTTI I VINCITORI


MIGLIOR FILM: EVERYTHING EVERYWHERE ALL AT ONCE DEI THE DANIELS





MIGLIOR REGIA: THE DANIELS (EVERYTHING EVERYWHERE ALL AT ONCE)




MIGLIOR ATTORE: BRENDAN FRASER (THE WHALE)




MIGLIOR ATTRICE: MICHELLE YEOH (EVERYTHING EVERYWHERE ALL AT ONCE)




MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA: KE HUY QUAN (EVERYTHING EVERYWHERE ALL AT ONCE)




MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA: JAMIE LEE CURTIS (EVERYTHING EVERYWHERE ALL AT ONCE)




MIGLIOR FILM INTERNAZIONALE: NIENTE DI NUOVO SUL FRONTE OCCIDENTALE (GERMANIA)




MIGLIOR SCENEGGIATURA ORIGINALE: THE DANIELS (EVERYTHING EVERYWHERE ALL AT ONCE)
MIGLIOR SCENEGGIATURA ADATTATA: SARAH POLLEY (WOMEN TALKING)
MIGLIOR FOTOGRAFIA:  NIENTE DI NUOVO SUL FRONTE OCCIDENTALE
MIGLIOR SCENOGRAFIA: NIENTE DI NUOVO SUL FRONTE OCCIDENTALE
MIGLIOR MONTAGGIO: EVERYTHING EVERYWHERE ALL AT ONCE
MIGLIOR SONORO: TOP GUN: MAVERICK
MIGLIOR COLONNA SONORA: NIENTE DI NUOVO SUL FRONTE OCCIDENTALE
MIGLIOR CANZONE ORIGINALE: "NAATU NAATU" (RRR)
MIGLIORI EFFETTI SPECIALI: AVATAR
MIGLIORI COSTUMI: BLACK PANTHER: WAKANDA FOREVER
MIGLIOR TRUCCO: THE WHALE
MIGLIOR FILM D'ANIMAZIONE: PINOCCHIO DI GUILLERMO DEL TORO
MIGLIOR DOCUMENTARIO: NAVALNY


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