venerdì 24 febbraio 2023

THE WHALE

 
titolo originale: THE WHALE (USA, 2022)
regia: DARREN ARONOFSKY 
sceneggiatura: SAMUEL D. HUNTER
cast: BRENDAN FRASER, SADIE SINK, TY SIMPKINS, HONG CHAU, SAMANTHA MORTON
durata: 117 minuti
giudizio: 



Charlie è un professore universitario costretto a fare lezione esclusivamente online (con la webcam spenta) poichè affetto da una grave forma di obesità: pesa infatti oltre 250 kg e vive da (auto)recluso in casa sua. L'unico suo contatto con l'esterno è la premurosa domestica cinese Liz, che lo accudisce e lo cura. Gravemente ammalato e ormai prossimo alla morte, Charlie pensa solo a lasciarsi andare, ma l'incontro fortuito con un giovane missionario e la visita a sorpresa di sua figlia Ellie lo convinceranno che, anche nelle sue condizioni, può ancora rendersi utile al prossimo... 





All'inizio sembra una puntata di Vite al limite, e nemmeno delle migliori: un uomo enormemente obeso si masturba davanti a un video porno-gay, rischiando il collasso... e lo spettatore suda freddo, specialmente il cinefilo che conosce bene Aronofsky e sa che il suo è un cinema da sempre disturbante ed eccessivo, a volte fin troppo. Ma a volte anche no. E quando Aronofsky riesce a contenere gli eccessi entro il livello di guardia è perfino capace di commuovere ed emozionare, proprio come nel caso di The Whale (e ancora prima con The Wrestler). Anzi, possiamo affermare che The Whale è quasi la continuazione ideale di The Wrestler, la sua naturale, tragica evoluzione. Se in The Wrestler avevamo un uomo ormai finito (un imbolsito Mickey Rourke) che però continuava orgogliosamente a lottare, infischiandosene dei ko inflittogli dalla vita, in The Whale troviamo un irriconoscibile Brendan Fraser che interpreta, sepolto sotto una montagna di grasso, un uomo ormai rassegnato alla morte ma che non rinuncia a dispensare lezioni di umanità, affinchè nessuno commetta gli stessi errori che lo hanno ridotto in quello stato.

The Whale
è un film straziante sulla solitudine, sull'impossibilità di rimediare ai casi (nefasti) della vita e sul dramma di sentirsi incompresi, rifiutati dal mondo. Il protagonista è un uomo infelice il cui corpo si è deformato a causa della disperazione, in questo caso dovuta alla morte di una persona amata. Il titolo del film si riferisce a un passo di Moby Dick di Melville: rappresenta la disfatta di chi combatte una lotta impari contro i propri limiti. E il novello Achab in questo caso è Brendan Fraser, il cui personaggio è l'emblema dell'infelicità umana: più infatti aumenta la sua disperazione più il suo corpo si allarga, si disfa, si avvia verso la decomposizione e la morte. Il formato 4:3 adottato dal regista è ovviamente simbolico: l'inquadratura comprime la massa enorme di un uomo sfatto, debordante, soffocandolo anche nelle inquadrature, facendo provare allo spettatore la stessa sensazione claustrofobica di chi è prigioniero in casa sua, di chi si è autorecluso per vergogna.

Ma, inutile girarci intorno, quello che più ci fa specie in The Whale è la scelta dell'attore protagonista, non certo casuale: Brendan Fraser era a tutti gli effetti un attore finito, rifiutato da Hollywood, affetto da una grave forma di depressione dovuta a una brutta, vecchia storia di molestie sessuali che in pochi anni lo ha trasformato da sex-symbol a uomo sul lastrico, distrutto moralmente e fisicamente. Aronofsky lo ha voluto sul set per interpretare se stesso, quasi alla stregua di Billy Wilder con Gloria Swanson in Viale del tramonto, e come del resto lo stesso Aronofsky fece con Mickey Rourke in The Wrestler: qui Fraser interpreta un loser stanco dal cuore d'oro, e la sua performance è di quelle che non possono non commuovere. Fraser, immobile a causa della sua stazza, per tutto il film recita solo col viso, con gli occhi, con il sudore, con l'anima. Semplicemente impressionante in uno di quei ruoli che valgono una carriera intera, che ci fanno sentire "colpevoli" di ignavia, di restare impotenti davanti a un corpo enorme e abnorme che sta velocemente decomponendosi fino alla morte...

Il racconto della (probabile) ultima settimana di vita del protagonista si incrocia con le vite dei personaggi che gli stanno intorno: un'infermiera premurosa e addolorata nel vedere un suo paziente autodistruggersi, una figlia (Sadie Sink, bella e brava) apparentemente "ruvida" ma decisa a recuperare il rapporto con il padre prima che sia troppo tardi, uno strano missionario religioso idealista e naif, che ricorda molto la figura del prete cattolico in Gran Torino di Eastwood e che sarà la chiave di volta sulla via della redenzione di un uomo che non vuole essere salvato, ma che ancora la forza per salvare gli altri e inculcargli il bisogno di amore e di comprensione verso il prossimo. Per metterli in guardia dal dramma della solitudine e dell'emarginazione. 

Aronofsky, quando vuole, è un cineasta che sa "violentarti" emotivamente (in senso buono!) portandoti fin sull'orlo del precipizio, mostrandoti tutto lo schifo e la vergogna della (dis)umanità delle persone, obbligandoti a provare sulla tua pelle il dolore di chi viene emarginato solo perchè socialmente sconveniente. E' un cinema di pancia, dalle sensazioni forti, lugubre ma non ineluttabile: The Whale è, anzi, un film tutto basato sulla salvezza e la redenzione: con Fraser, umanissimo Messia, pronto a sacrificarsi per le persone che gli stanno vicino. Non è stato il più bel film dell'ultima Mostra di Venezia (personalmente gli ho preferito Gli Spiriti dell'Isola e Gli orsi non esistono) e non sarà nemmeno il più bel film dell'anno, ma sicuramente ad ora è il film che vi farà scendere le lacrime più copiose. E assolutamente non gratuite.
  

21 commenti:

  1. Voglio vedere questo film, speriamo di poterlo fare presto ^_^

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  2. Passo, almeno per ora. Non ce la faccio a farmi male appositamente, non è il periodo..sono convinta della meraviglia del film e spero sinceramente che Fraser, mio simpatico amore di gioventù, vinca l'Oscar, ma per ora lascio stare...

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    1. Fraser purtroppo non vincerà... è quasi assodato: il discorso sarebbe lungo, diciamo che i canoni attuali dell'Academy sono ben diversi da quelli di un tempo e lasciano il tempo che trovano. Il film però ti consiglio di vederlo: certo non è una passeggiata di salute, ma ti assicuro che non esci devastata. Ci si commuove, ma se ne esce anche rinfrancati. Quando te la sentirai ne riparliamo <3

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    2. aggiornamento del 27.02 : Brendan Fraser vince il SAG Awards, quello del sindacato degli attori e si rilancia per la corsa all'Oscar! A questo punto se la vedranno lui, Butler e Farrell... lotta incertissima, ma almeno c'è una speranza! E' bello essere smentiti da queste notizie: incrociamo le dita!

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  3. rece super e film estremamente intrigante, grazie!

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    1. Grazie a te Roby. E' bello riaverti nella blogsfera! Dico sul serio.

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  4. So che questo film mi farà molto male eppure "devo" vederlo. Piango fin dal trailer. Sono questi i film che "restano" e che non dimentichi. Domani mi fiondo al cinema

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    1. Fai bene, sono molto felice che hai deciso di vederlo. Ho letto in ritardo il commento... se lo hai visto mi piacerebbe sapere che ne pensi!

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    2. Finalmente riesco a trovare il modo di parlarne anche se non c'è molto da dire: è un film che ti mette di fronte a un muro, che ti inchioda davanti alla vergogna su quanto può essere ingiusto il mondo. Hai ragione, si esce dalla sala devastati ma con il cuore puro. Non c'è ineluttabilità ma l'incoscenza di poter ancora cambiare le cose. Straziante e commovente, Fraser meraviglioso. Se non vince l'Oscar... beh chissenefrega! Per me è l'eroe dell'anno (specie per quello che ha passato

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    3. null'altro da aggiungere... se non un grande abbraccio! <3

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  5. visto ieri, grande cinema, tutto in una stanza, è un film che non può lasciare indifferenti, come in The wrestler c'è una figlia...

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    1. Hai ragione. Questo è un altro punto che lo avvicina molto a The Wrestler, lo fa apparire un film quasi consequenziale. La differenza sta nella visione della (propria) vita, in The Whale certamente più nichilista. Ma in ogni caso, indubbiamente, si tratta di grande cinema

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  6. L'ho visto ieri pomeriggio ma ci ho messo una notte per metabolizzarlo. Film devastante fisicamente ma devi dire anche rinfrancante: in fondo la morale è bellissima e il finale altrettanto. Si piange, ma di gioia
    Gran bella visione. Concordo con te
    Buon weekend
    Mauri

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    1. Hai ragione, Mauro: si piange di gioia. C'è dolore ma non rassegnazione. Ha colto perfettamente quella che per me è l'essenza del film...

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  7. Non sono mai stata la più grande fan di Aronofsky (mentre lo sono stata di Brendan Fraser, affasciante e spiritosissimo) ma proprio in questi giorni ho visto la serie da lui ideata e prodotta Limitless con Chris Hemsworth, che è costruita sul tema dell'evitare (o almeno limitare) il decadimento fisico e mentale dovuto all'età e ai limiti che spesso ci imponiamo da soli. Pensandoci bene mi sembra di vedere molti snodi tematici in comune tra The Whale e Limitless. Non so se me la sento in questo momento di affrontare il film ma se lo farò poi tenterò questa riflessione; intanto grazie per la tua bella recensione!

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    1. Grazie a te per averla letta e per lo spunto che hai fornito. Non ho visto la serie di cui parli, ma se eventualmente vorrai tornare a parlarne qui sopra sarai la benvenuta!

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  8. Grande prova di Fraser, per il resto mi sembra il solito Aronofsky

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    1. Dipende che si intende per "solito"... Aronofsky, come ho scritto, è un cineasta che a volte (per me) cade nell'eccesso, ma tanti lo amano proprio per questo... io dico che quando riesce a trattenersi e scavare a fondo dentro le persone, come in questo caso, fa film assolutamente degno di nota

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  9. Di base, una furbata ruffianissima.
    Nel concreto, ho pianto come un vitello 💔

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    1. No, dai... almeno non del tutto. Diciamo che ha rifatto "The Wrestler" aggiungendoci un pizzico di speranza. Questa gliela perdono 😉

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