titolo originale: CHIARA (ITA, 2022)
regia: SUSANNA NICCHIARELLI
sceneggiatura: SUSANNA NICCHIARELLI
cast: MARGHERITA MAZZUCCO, ANDREA CARPENZANO, LUIGI LO CASCIO, CARLOTTA NATOLI, PAOLA TIZIANA CRUCIANI, FEDERICO BRIGUGLIA
durata: 106 minuti
giudizio: ★★★☆☆
Chiara è l'ultimo capitolo di quella che la stessa regista chiama "una trilogia involontaria" su tre donne coraggiose, forti, versatili, simboli di un femminismo ante-litteram. Tre donne distanti anni luce per la loro storia, la loro età e il loro vissuto, ma accomunate dalla volontà di ribellarsi, ognuna a modo loro, a una società patriarcale e maschiocentrica: dall'ex cantante dei Velvet Underground, Christa Paffgen, in Nico 1988, alla figlia di Karl Marx, Eleanor, cui è dedicato Miss Marx, passando appunto per Santa Chiara, al secolo Chiara d'Assisi, la figura più lontana nel tempo delle tre (visse dal 1194 al 1253) ma anche quella che, sempre a mio parere, meglio è stata messa a fuoco dalla Nicchiarelli in questo suo viaggio alle origini del femminismo.
Chiara (il film) inizia nell'anno domini 1212, quando questa ragazzina timida, di nobili origini, al compimento del diciottesimo compleanno decide di abbandonare la famiglia per aggregarsi alla compagnia di San Francesco, abbracciandone la scelta di vivere in povertà assoluta e sconvolgendo le consuetudini ecclesiastiche del tempo che prevedevano per le donne di fede nient'altro che la clausura. Chiara invece non vuole rinchiudersi in un convento: vuole essere libera di girare tra la gente e divulgare porta a porta il messaggio francescano, ponendosi alla guida di un gruppo di giovani adepte cooptate via via durante i suoi pellegrinaggi fino a fondare l'ordine delle Clarisse, la prima formazione religiosa tutta al femminile della storia. Ovviamente questo la porterà a scontrarsi con le più alte istituzioni clericali del tempo, compreso il Papa, con il massimo rispetto senza però mai abbassare lo sguardo.
Certo, bisogna riconoscere che alcuni passaggi del film rasentano pericolosamente il ridicolo... altri risultano abbastanza pleonastici o, per contro, fin troppo audaci (la "marcia" delle sorelle con in testa Chiara ricorda - sic! - Il Quarto Stato di Pellizza da Volpedo), tuttavia non si ha mai la sensazione di trovarci di fronte a un'opera manierista o ruffiana: l'operazione appare sincera, gli attori dimostrano di crederci (bravo Andrea Carpenzano, nel ruolo di San Francesco), le emozioni che trasmette sono autentiche. Ottimo il lavoro sul linguaggio curato dalla storica Chiara Frugoni, morta purtroppo appena prima dell'inizio delle riprese e a cui il film è dedicato. Film vi consiglio di vedere, sgombri da pregiudizi e illazioni.
Nemmeno i bambini dell'asilo vedrebbero un film del genere. Se hai scritto la rece solo per fare l'alternativo te la potevi risparmiare
RispondiEliminaChissà perché non vi firmate mai quando fate i leoni da tastiera... ad ogni modo, nel pieno rispetto delle mie facoltà mentali, non posso che confermarvi che il film mi è piaciuto
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