martedì 29 novembre 2022

BONES AND ALL

titolo originale: BONES AND ALL (USA/GB/ITA, 2022)
regia: LUCA GUADAGNINO
sceneggiatura: DAVID KAJGANICH
cast: TAYLOR RUSSELL, TIMOTHEE CHALAMET, MARK RYLANCE, MICHAEL STUHLBARG, CHLOE SEVIGNY, DAVID GORDON GREEN
durata: 131 minuti
giudizio: 



Maren è una diciottenne ripudiata dal padre, che l'ha abbandonata a causa dei suoi ripetuti atti di cannibalismo. Rimasta sola, decide di mettersi in viaggio attraverso il Midwest degli Stati Uniti alla ricerca della madre che non ha mai conosciuto. Durante il percorso incontrerà Lee, un coetaneo anch'esso in fuga e cannibale come lei. Tra i due nascerà un amore impossibile, segnato dal sangue delle vittime che uccidono per nutrirsi




America, profondo Midwest. Un ragazzo e una ragazza si amano, ma il loro amore si scontra con una realtà fatta di emarginazione, incomprensione, disapprovazione, violenza. Consapevoli di non poter far altro che scappare da una società ostile, i due giovani iniziano una fuga impossibile lasciandosi dietro una scia di sangue, senza provare nè odio nè turbamento...

Questa che avete appena letto è la trama di un film di culto degli anni '70: si chiama Badlands (uscito in in Italia con il titolo La rabbia giovane) e lo ha diretto un regista anch'esso di culto, Terrence Malick, qui al suo debutto nel mondo del cinema e autore di un'opera che al pari di poche altre ha saputo rappresentare il disagio giovanile, il malessere esistenziale, unito alla voglia di smarcarsi da un un mondo bigotto e incomprensibile. I giovani amanti di Malick sanno (forse) di non poter sfuggire a una società che li ha già condannati in partenza, per il fatto stesso di esistere, ma non per questo rinunciano a rincorrere il loro utopico sogno d'amore.   

Ora, non sappiamo se Luca Guadagnino abbia mai visto Badlands (io credo di sì...) e non sappiamo quanto in Bones and all ci sia di omaggio o di citazione, certo è che questa storia di emarginazione e brutalità, in cui il dolore penetra dentro "fino all'osso" ed è dovuto a una natura (dis)umana e totalmente matrigna, di cui i due protagonisti sono vittime incolpevoli, è chiaramente deferente della visone pessimista e cupa del cineasta texano, alla quale Guadagnino aggiunge una componente splatter per alimentare il disgusto nello spettatore, rendendolo partecipe di una vicenda insana e mettendolo di fronte alle sue (nostre) responsabilità, che sono poi quelle della collettività intera, permeata di pregiudizi e diffidenza verso chi non è omologato ad essa.

Attenzione, ho detto splatter e non horror: per quanto infatti in Bones and all ci siano numerose scene sgradevoli (avviso ai naviganti: occorre uno stomaco forte) lo scopo del film non è quello di fare paura. La paura è già dentro il sistema, unita al disprezzo per gli altri. E' il mondo dipinto da Guadagnino a fare paura, non tanto quello che mostra il film. Bones and all è un film drammatico che segue le orme di Maren e Lee (Taylor Russell e Timothée Chalamet, bravissimi... ma lei di più), due giovani amanti accomunati dallo stesso, tragico destino: la loro natura cannibale, che li obbliga a nutrirsi di esseri umani malgrado le proprie volontà... loro sono nati così, non lo sono diventati per scelta, e sono costretti a vivere in fuga perenne da chi li insegue. Spesso anche dai loro simili, che riconoscono dall'odore e che come loro vivono emarginati da un mondo che li considera mostri.

Ad essere sinceri, potremmo dire che non ci sarebbe nemmeno bisogno di scomodare Malick per inquadrare i giovani protagonisti di Bones and all: alla fine non sono nemmeno troppo diversi dai vampiri di Twilight o Underworld... sono tutte creature accomunate da un destino segnato, oscuro, la cui angoscia è data dalla solitudine, dal fatto di essere diversi dagli altri, di non essere compresi nè poter fare affidamento su alcuno. Guadagnino costruisce un film esteticamente bellissimo, tecnicamente sublime (la colonna sonora di Trent Reznor e Atticus Ross, unita alla fotografia di Arseni Kakhaturan conferiscono una confezione impeccabile) che certo non ha il suo punto di forza nell'originalità. E' un classico, disperato road-movie sulla falsariga di un'intera filmografia di genere, cui però il regista palermitano (ma cremasco d'adozione) aggiunge il suo personale tocco d'autore trasformandolo in una cruda riflessione sull'ostilità dettata dalle regole imposte da chi si considera "normale".

Bones and all
è un racconto di formazione profondo e disperato di due giovani freaks che attraversano il polveroso e ottuso Midwest alla ricerca di una mèta (e un amore) impossibile, con tutta la rabbia e l'orrore che hanno dentro. Non è un caso che sia ambientato negli anni '80: sono gli anni di Reagan, dell'America più reazionaria e puritana di sempre, bigotta e ultra conservatrice. Chalamet si dimostra una volta di più attore-simbolo delle nuove generazioni, Mark Rylance è inquietante e mefistofelico nel ruolo più sgradevole della sua carriera, ma la più brava di tutte è certamente la giovane Taylor Russell, cui il premio veneziano per la miglior attrice emergente è davvero strameritato. Alla fine, un film non originalissimo ma capace di sprigionare emozioni vere. E non è affatto poco.
   

8 commenti:

  1. bello, coinvolgente.
    mi ha ricordato molto quel capolavoro norvegese "Lasciami entrare", ma anche Doctor Sleep, di Mike Flanagan, ma, dopo la Bibbia e Omero, è quasi impossibile inventare nuovi mandi ex novo :)

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    1. Certo. Ma infatti non grido allo scandalo se un film assomiglia tanto o poco a qualche altro... come diceva Ennio Morricone, parlando di musica, "le note sono solo sette ed è impossibile fare sempre qualcosa di nuovo". Nel cinema vale lo stesso discorso. L'importante è che i film siano onesti nella realizzazione e verso lo spettatore. E soprattutto di buona qualità. E questo credo lo sia.

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  2. Devo ammettere che mi ha un po' disturbata, e anche sorpresa. Non mi aspettavo un film così sgradevole pensavo a un horror molto più "fashion" nello stile di Guadagnino. Invece è tosto e non sembra nemmeno un film italiano. Non lo rivedrò a breve ma sono contenta di averlo visto.

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    1. In effetti di italiano, a parte il regista, c' è ben poco in questo film. Non è un complimento nè una critica, è un dato di fatto: è una coproduzione internazionale con attori internazionali, fatta per il mercato internazionale. Devo dire che ha disturbato anche me, se non altro per la crudezza di certe scene, ma trovo che il "tocco" estetico di Guadagnino è perfettamente riconoscibile anche qui: a livello di regìa e di confezione il film è bellissimo (il premio vinto a Venezia lo conferma) e una certa estetica di linguaggio è presente eccome. Poi, ci mancherebbe, può piacere o non piacere, come tutte le cose.

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  3. Mai piaciuto Guadagnino l'avevo sempre trovato un regista freddo e poco passionale, ma devo dire che questo film"arriva" non lascia indifferenti. Devo ricredermi

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    1. Sì, aldilà di come la si pensi è un film che non dimentichi. Però non sono d'accordo sulla "freddezza" di Guadagnino: "Chiamami col tuo nome" era un film che trasudava di passione, allo stesso modo "Io sono l'amore", che dietro una confezione algida nascondeva una passione dirompente. Così come anche "A bigger splash"

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  4. Io lho visto ieri pomeriggio con in sala circa 20 persone (di cui 4 a meta' film se ne sono andati...) ma a me è piaciuto molto... in realta piu che una storia di cannibali è un interfacciarsi con alcune persone e dinamiche della nostra societa che siano di potere o amore o desiderio di non fare male agli altri ... lei è veramente brava e trovo che Guadagnino abbia comunque coraggio ad inserire lo splatter sapendo che scontentera' tanti... E poi I paesaggi con la colonna sonora, il lavoro sul sonoro e... i Joy Division o dei New Order... Per me è uno dei film piu belli dell anno anche se bisogna avere tanto stomaco! Gnam Gnam 😂Decio

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    1. Ciao Decio! Piacerissimo di risentirti! Guarda, io ho (ri)visto il film l'altra sera al cinema del mio paese: avevo davanti a me quattro ragazzine venute evidentemente per vedere Chalamet... ebbene, una di queste l'ho vista andare in bagno tre volte. In più mi hanno detto che il giorno prima un ragazzone bello e aitante è addirittura svenuto in sala! Sono d'accordo con te: Guadagnino ha fatto un film coraggioso e respingente, che certo non verrà aiutato dal passaparola: avrebbe potuto girare una versione più "soft", più patinata, e invece ha scelto immagini di grande impatto. Sì, ci vuole parecchio stomaco per vederlo ma la crudezza di certe scene non è mai gratuita e il film ha un suo perchè (a differenza, a mio parere, del noiosissimo "Suspiria"). Un caro saluto!

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