venerdì 21 ottobre 2022

MEN


titolo originale: MEN (GB, 2022)
regia: ALEX GARLAND
sceneggiatura: ALEX GARLAND
cast: JESSIE BUCKLEY, RORY KINNEAR, PAAPA ESSIEDU, GAYLE RANKIN
durata: 100 minuti
giudizio: 



Harper è una giovane donna che ha appena perso il marito, morto (forse) suicida. Decisa a concedersi una piccola vacanza per elaborare il lutto, durante il soggiorno sarà tormentata da presenze ossessive e disturbanti, tutte maschili e tutte aventi il volto del padrone del b&b che la ospita...





Quando la metafora diventa un vero e proprio genere anzichè (solo) una forma d'espressione artistica. Alex Garland ne ha fatto ormai un marchio di fabbrica, forse anche troppo: se con Ex Machina voleva metterci in guardia dall'abuso dell'intelligenza artificiale (applicata a un bellissimo robot umanoide), se allo stesso modo con Annientamento raffrontava una pericolosa spedizione verso l'ignoto alla lotta contro una malattia bastarda come il cancro, con Men il regista londinese estremizza al massimo il concetto per affrontare un tema oggi fortunatamente assai sentito, quello della violenza sulle donne. TUTTA la violenza, si badi bene: non solo quella fisica, scontata, ma soprattutto quella psicologica e interiore, in particolar modo il senso di colpa che una società bigotta e profondamente maschilista tende a inculcare nella psiche femminile in caso di rottura di un rapporto di coppia, più o meno traumatico che sia.

Dopo due (ottimi) film di fantascienza, Garland si cimenta per la prima volta con l'horror: ma il registro adottato dal film è solo un pretesto per affermare, come detto, un principio ovvio contro una visione estremamente patriarcale della coppia, ancora molto diffusa anche nelle classi più abbienti ed erudite. Men è infatti un horror molto particolare, nemmeno troppo spaventevole (stupiscono, onestamente, le notizie arrivate dall'Inghilterra che parlano di svenimenti in sala e pubblico orripilato, forse create ad arte per alimentare l'aspettativa...) che inizia come un normalissimo thriller e vira in maniera piuttosto repentina verso il grottesco, dove perlappunto il "metaforone" prevarica lo stile e si appiattisce in finale splatter fin troppo "cronenberghiano" ed esagerato per risultare davvero efficace, anche prescindendo da una morale di fondo se vogliamo abbastanza banale (e anche opinabile, direi. Vedremo perchè).

Protagonista di Men è la giovane Harper (una brava Jessie Bucley), una donna che si rifugia in un cottage in mezzo ai boschi per superare un trauma doloroso e (forse) elaborare un lutto, quello della morte del marito, un uomo geloso, possessivo e violento che si è sfracellato contro una staccionata cadendo da una finestra dopo l'ennesimo litigio con la compagna. Incidente o suicidio? Disperazione o provocazione? Poco importa, perchè la società ha in ogni caso già "condannato" la povera Harper, costretta a fuggire poichè divorata dai sensi di colpa che rischiano di trasformarla da vittima in carnefice.

Ma, come potete immaginare, il "buen ritiro" della protagonista non si rivelerà proprio una passeggiata di salute. Unica ospite di un'immensa e tetra villa immersa nel verde, Harper dovrà affrontare uno dopo l'altro una lunga lista di personaggi inquietanti: un tizio nudo e ferito che la spia da dietro le siepi del giardino, un prete depravato con pensieri non proprio edificanti, un malato di mente che sembra voler giocare a nascondino, e soprattutto un "padrone di casa" apparentemente gentile e servizievole ma che non ci mette molto a far trasparire la sua vera natura (ostile, com'è ovvio). Piccolissimo particolare: tutti questi uomini hanno le stesse sembianze, le stesse facce, quasi fossero la stessa persona. Anzi, SONO evidentemente la stessa persona (interpretati da un camaleontico Rory Kinnear: è l'Uomo che prevarica la Donna, è il Maschio che non si rassegna a un ruolo di subalternità, sono tutti gli uomini del mondo che cercano con la violenza di prendersi la loro rivincita...


Men
intriga e colpisce nella prima parte, fatta di introspezione, lunghi silenzi e inquietanti attese. Garland riesce a ricreare bene il climax emotivo tipico della filmografia di genere: il film inizia come un horror classico, in un crescendo di tensione mirato a trasformare una situazione apparentemente tranquilla (un soggiorno rigeneratore in un luogo ameno) in un inferno di cui naturalmente ne fa le spese la vittima (Harper). Man mano che ci si avvicina all'epilogo però la metafora si fa sempre più palese, addirittura plateale, degenerando in una parte finale strampalatissima, ai limiti del buongusto, dove non solo la deriva splatter nuoce non poco al fascino del film, ma (cosa ben più grave) ne banalizza enormemente il contenuto: tanta autorialità, insomma, per poi arrivare alla conclusione che gli uomini sono tutti uguali (cioè tutti stronzi) e anche un tantinello stupidi. Una conclusione talmente posticcia che è impossibile prendere sul serio.

Cento minuti, dunque, per arrivare a una morale tagliata con l'accetta, piuttosto ruffiana, per quanto mi riguarda ben poco "femminista", come invece in tanti hanno scritto. La violenza di genere non si combatte con gli stereotipi, così come la mostruosità di certi ambienti e la prevaricazione sociale non si affrontano con gli slogan (verbali o filmici), che finiscono col risultare plastificati proprio come il finale di Men. Un discreto horror, per certi versi anche originale (almeno fino alla prima metà) che però si sfalda in un "metaforone" per stomaci forti alquanto fine a se stesso. Non inguardabile, ma certamente un brusco passo indietro nella carriera di un cineasta di incontestabile talento.

6 commenti:

  1. Gli ultimi venti minuti sono incommentabili. Peccato perchè per 3/4 il film non è affatto male.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Direi grotteschi più che incommentabili: in fondo il finale ha una sua logica, giusta o sbagliata che sia. Però come ho detto tanta messinscena non giustifica una certa banalità nei concetti

      Elimina
  2. A me non è affatto dispiaciuto invece. Non penso che il significato sia così banale, è più un film sul senso di colpa delle donne in generale piuttosto che un'accusa indistinta al sesso maschile. Anche l'ultima parte con effetti speciali artigianali stile anni 60 mi è piaciuta molto

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sì ma allora perché far interpretare tutti i ruoli maschili allo stesso attore? Il "metaforone" mi pare evidente... sugli effetti speciali del finale sono d'accordo: molto vintage ma non goffi. Non è quello il problema.

      Elimina
  3. Troppo estremo per me mi pare di capire. Non credo che lo vedrò. Ad ogni modo quando un film suscita opinioni così contrapposte è sempre un bene no? Di sicuro non è banale. Buona domenica e buona serata-
    Mauro

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Mah, qui in realtà c'è poco da discutere secondo me. Ripeto: il concetto di fondo mi pare fin troppo evidente (e molto poco condivisibile). Comunque Mauro ti assicuro che lo puoi vedere: non c'è niente di estremo, anzi. È un horror abbastanza classico che richiede un po' di stomaco, specie nei venti minuti finali. Però nulla che di sconvolgente, credimi
      Buona giornata e buona settimana!

      Elimina

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...