martedì 11 ottobre 2022

MARGINI


titolo originale: MARGINI (ITALIA, 2022)
regia: NICCOLO' FALSETTI
sceneggiatura: NICCOLO' FALSETTI, FRANCESCO TURBANTI, TOMMASO RENZONI
cast: FRANCESCO TURBANTI, MATTEO CREATINI, EMANUELE LINFATTI, SILVIA D'AMICO, NICOLA RIGNANESE, VALENTINA CARNELUTTI
durata: 91 minuti
giudizio: 



Una punk-band toscana dopo anni di gavetta ha finalmente la grande occasione per farsi conoscere, venendo selezionata per aprire il concerto dei famosi Defense, a Bologna. All'ultimo momento però il concerto salta per motivi organizzativi, ma i tre ragazzi del gruppo non si danno per vinti: se i Defense non potranno suonare a Bologna, saranno i Defense a venire in Toscana...




Solo chi è nato in provincia sa cosa vuol dire vivere in provincia: un luogo malmostoso ("la palude", come viene chiamata nel film) da cui credi di voler scappare il prima possibile ma che invece ti inchioda a essa, come in un legame ancestrale, perchè sai bene che non puoi dartela a gambe senza prima aver almeno provato a cambiare le cose... perchè la provincia ti opprime, ti soffoca, ti limita, eppure ti rende consapevole che nel bene o nel male farai sempre parte di essa, di una comunità. La provincia è come la famiglia: i parenti non te li puoi scegliere, ma sono gli unici che hai. Gli unici cui ti senti legato davvero.

Margini è il film-simbolo della provincia italiana, in senso stretto e in senso lato. Si parla di provincia fisica (siamo a Grosseto, la città più isolata della Toscana, distante "due ore da tutto") ma più che altro di attitudine mentale: non siamo solo ai margini geografici, ma anche sociali. La storia è quella di tre ragazzi, Michele, Edo e Iacopo (interpretati da Francesco Turbanti, Emanuele Linfatti e Matteo Creatini, bravissimi) che oltre a essere amici fraterni sono anche i componenti di una punk band: non serve nemmeno specificare che il punk prima che un genere musicale è una filosofia di vita, spesso confinata - perlappunto - ai margini della considerazione benpensantista. 

Il punk non è morto, ma non se la passa neppure benissimo. Michele, Edo e Iacopo si esibiscono alle Feste de L'Unità, alle sagre rionali, dove vengono visti come alieni dallo (scarsissimo) "pubblico" attempato che li guarda strimpellare tra una tombolata e l'altra, tra un panino e una birra. Ma un giorno incredibilmente arriva la grande occasione, quella attesa da sempre: evadere da Grosseto, direzione Bologna, per aprire il concerto di un famoso gruppo hardcore americano, i Defense. Sembra tutto fatto, e invece... per la serie "mai una gioia", la costante di una vita, all'ultimo momento il concerto salta. Ma i tre non si danno per vinti: costi quello che costi, loro vogliono suonare. E se i Defense non potranno esibirsi a Bologna, saranno i Defense a venire a Grosseto. In Toscana. In provincia. 


E qui inizia il film vero e proprio. Che, lo diciamo subito, è un piccolo miracolo, un gioiellino neo-realista realizzato con quattro soldi ma con enorme forza d'animo. Margini è divertimento, follia, frustrazione, redenzione, riscatto. E' riso amaro, ma che viene dal cuore. E' emozione, passione, sentimento. E' il manifesto di una generazione arresa ma fiera, che sa perdere con dignità, che sa bene quanto sarebbe facile togliere le tende e mandare a quel paese una città bigotta, vecchia, inospitale, ma che proprio per questo bisogna donchisciottescamente provare a cambiare. E' la cronaca di una sconfitta bellissima, più bella di una vittoria. E' l'esempio di quanto sia difficile portare la Cultura in provincia, a tutti i livelli, dove sei costretto ogni giorno a fare i conti con l'ottusità del sistema. Margini è resistenza pura, ed è impossibile non amarlo.

Niccolò Falsetti, regista, e Francesco Turbanti, sceneggiatore e interprete, sono amici da una vita e sanno bene di cosa parlano. Sono anche musicisti, entrambi suonano nel loro gruppo street-punk, i PEGS, e sanno descrivere a menadito la diffidenza e l'ostracismo che la loro città, Grosseto, gli ha sempre riservato. Una città come tante altre della provincia italiana, indifferente, ottusa, dove non succede mai niente perchè nulla viene mai permesso che succeda, i cui confini sono sempre troppo stretti per chi ha la mente un po' più aperta della media... un posto dove ti senti sempre fuoriluogo, ai margini della collettività, confinati in un limbo da cui pare impossibile uscire.

La bellezza di Margini sta proprio in questo: mostrare la fatica, tremenda, che occorre per elevarsi dalla mediocrità della massa, in un ambiente dove ogni iniziativa, ogni idea originale diventa quasi impossibile da mettere in pratica perchè nessuno ti capisce, dove ogni piccolo problema diventa un ostacolo insormontabile, dove tutto pare immutabile, dove regnano rassegnazione e conformismo. Una storia di provincia come tante, assurdamente deprimente come tante, ma bellissima da raccontare. Fidatevi. 

Margini è un film minimalista, ma girato con entusiasmo e professionalità pur disponendo di un budget davvero esiguo. Ogni scena è studiata nei dettagli, non ci sono tempi morti o strizzatine d'occhio ruffiane, l'essenzialità e l'asciuttezza (dura 91 minuti, necessari) ne fanno una pellicola di immediata presa sullo spettatore. Anche il linguaggio adottato, il toscano stretto della Maremma - ben diverso dal fiorentino - è stato volutamente mantenuto senza sfumature: alla Mostra di Venezia, dove il film è stato presentato nella Settimana Internazionale della Critica, molti spettatori italiani leggevano i sottotitoli in inglese per capire le battute... eppure questo non gli ha impedito di vincere il premio del pubblico. Meritatissimo.    

2 commenti:

  1. Da quello che capisco non il solito film toscano piacione e pieraccionesco. Spero davvero sia così. Dalle mie parti dovrebbero darlo presto in rassegna e gli darò una chance

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    1. Purtroppo fuori della Toscana si tende a identificare il fiorentino con il toscano, ma in realtà nella mia regione la parlata è molto diversa a seconda delle zone: a Grosseto (dove è girato il film) non si parla certo come a Firenze. E questo film non è affatto ruffiano né piacione: anzi, nonostante i toni da commedia è molto crudo e significativo. Dagli una chance: la merita

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