Dopo i "top", ecco puntualissima come ogni anno anche la classifica dei "flop", mai come in questa stagione ricca di nomi così eccellenti e insospettabili. Sean Penn, i fratelli D'Innocenzo, Pablo Larraìn, Nanni Moretti: grandi registi che in questa stagione, per vari motivi, hanno "toppato" alla grande e meritano di stare nel Purgatorio. Fermo restando quello che ripeto da sempre: delusione non vuol dire necessariamente brutto film, bensì aspettative non ripagate (specie se alte). E una delusione certo non inficia una carriera straordinaria, per nessuno di loro.
Una vita in fuga |
Spencer |
Mi è infatti dispiaciuto molto inserire in questa play Spencer, ma il ritratto che Pablo Larraìn dedica a Lady D non va mai oltre il personaggio, non cattura l'interesse del pubblico se non quello degli irriducibili appassionati alle sorti della corona britannica. Ma non è il nostro caso. Così come Tre Piani: Moretti non entra mai in confidenza con il romanzo omonimo di Eshkol Nevo, non lo sente suo, e questo disagio si ripercuote sugli interpreti che appaiono spaesati, assolutamente a disagio. Di Wes Anderson, poi, vorremmo scrivere tutto il bene possibile, ma la sensazione è che ormai la cifra stilistica dei suoi film prenda il sopravvento su quella leggiadria di fondo cui ci avevano abituato le sue prime opere. Discorso simile per i D'Innocenzo: i loro film più che mettere a disagio stancano, annoiano. Sono esercizi di stile vuoti e fine a se stessi (opinione personalissima, ci mancherebbe)
La scuola cattolica |
Alla fine, quindi, i film davvero brutti di questa classifica dei flop sono solo due. Questi due però sono brutti davvero... non ci sono attenuanti. Una vita in fuga di Sean Penn è un'opera sconclusionata e manierista, da cui è davvero difficile salvare qualcosa se non le buone intenzioni (quelle di un padre che fa di tutto per aiutare la figlia a entrare nel magico mondo di Hollywood: umanamente lo si può capire). La scuola cattolica di Stefano Mordini è invece, semplicemente, un film ignobile. Eticamente e moralmente inaccettabile, che vorremmo davvero non avere mai visto.
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Un banale e confuso snuff-movie, morboso e bigotto, che si sofferma con insistenza e voyuerismo sui particolari più macabri di una storiaccia divenuta tristemente famosa (il massacro del Circeo) evitando volutamente ogni analisi sociale e politica dell'epoca che racconta. Izzo e compagni vengono rappresentati come ragazzotti viziati che passano il tempo a torturare ragazzine innocenti. Nessun accenno alla società fascista e violenta in cui sono cresciuti, nessun accenno alla cultura di estrema destra che trovava terreno fertile nelle scuole private della Roma-bene. Non solo brutto, ma anche moralmente irricevibile.
2) UNA VITA IN FUGA (di Sean Penn, USA 2021) ★☆☆☆☆
I figli, si sa, so' pezzi e' core... e forse è stato il troppo amore (o il rimorso per essere stato un padre distante) a far partorire a Sean Penn questo film insensato e insopportabilmente manierista, interpretato perlappunto dalla bellissima figlia Dylan. Un flop annunciato e clamoroso, prevedibile, retorico, intriso di un nazionalismo pacchiano che non era lecito aspettarsi dal democratico Penn. Viene il sospetto che tutta l'operazione sia stata solo un pretesto per lanciare a Hollywood la figlia e far ascoltare le musiche di Eddie Vedder, composte per l'occasione. Notevoli, ma del tutto avulse dal contesto.
Ha vinto l'Oscar come miglior film dell'anno, e già questa pare una barzelletta. Ma ha anche vinto l'Oscar per la miglior sceneggiatura, e questo fa ancora più ridere dal momento che CODA non è altro che la copia conforme di un già non irresistibile film francese di qualche anno fa, La famiglia Bélier. Filmino politicamente corretto, inclusivo al punto giusto, capace di far piangere a comando e ben attento a non urtare la sensibilità di nessuno. Innocuo ed esilissimo, uscito nel momento giusto. Ma già nessuno se lo ricorda più...
Forse sono io ad avere problemi con i film dei gemelli D'Innocenzo, che dopo il discreto debutto con La terra dell'abbastanza si sono incartati (per me) in un cinema che, nelle intenzioni, VORREBBE prendere di mira la società borghese e benpensante attraverso un registro che VORREBBE essere inquietante e disturbante ma che, di fatto, riesce ad essere solo sgradevole, per nulla provocatorio e anche noioso. Haneke non abita qui.
Dispiace ammetterlo, ma l'ultimo film di Wes Anderson è una delusione cocente: un balocchino autoreferenziale esteticamente bellissimo ma arido come il deserto, faticoso da seguire, che non emoziona mai e soprattutto non fa capire il senso di questa operazione: una critica al '68? La malinconia di un tempo che fu? Mah. Tante star sprecate per un esercizio di stile asettico e inconcludente, che piacerà (forse) solo agli irridicubili fan del regista. Formalismo estremo, ma zero cuore e zero coinvolgimento.
Irriconoscibile. Non ci sono altri aggettivi per descrivere il nuovo film di Nanni Moretti, tratto dal romanzo omonimo di Eshkol Nevo che il cineasta romano evidentemente non è riuscito a fare suo. Un'opera squilibrata, posticcia, lontanissima dalla realtà, in cui tutti gli attori (ma proprio tutti) recitano in modo innaturale, meccanico, forzato, come fossero degli automi costretti a interpretare un ruolo che non sentono loro. Anche Moretti, così come i D'Innocenzo (vedi sopra) vuole ergersi come fustigatore della società borghese, ma lo fa con la delicatezza di un bulldozer. Passo falso clamoroso.
48 ore nella vita di Diana Spencer, dipinte da Pablo Larraìn a tinte fosche e con echi quasi kubrickiani per immaginare l'ultimo weekend trascorso in famiglia da parte della principessa (triste) di Galles. Un altro ritratto (dopo Jackie) di una donna potente e sola, ma stavolta il film non va oltre il personaggio che racconta e non evita le trappole della prevedibilità malgrado la buona performance di Kristen Stewart. Opera ambiziosa ma arida. E, quel che è peggio, nemmeno troppo necessaria.
La scuola cattolica è un film inaccettabile. Bene hai fatto a metterlo in cima alla lista.
RispondiEliminaInaccettabile è la parola giusta, almeno dal punto di vista etico. Non ho mai avuto dubbi su quale film mettere al primo posto
EliminaCome sai non sono d'accordo su Spence, ma ne abbiamo già parlato. Ad ogni modo le classifiche sono sempre utili per cofrontarsi, no? Ti leggo sempre volentieri!
RispondiEliminaBuona serata.
mauro
Ciao Mauro! Ma certo, ovvio! Le classifiche sono fatte per discutere (civilmente) altrimenti a cosa servirebbero?
EliminaBuona serata anche a te!
Coda carino, ma non memorabile. Di sicuro non un film da Oscar.
RispondiEliminaQuanto a Spencer e The French Dispatch, a me sono piaciuti entrambi parecchio, non li ritengo affatto due delusioni!
"Spencer" non è un brutto film, ma da Larraìn mi aspettavo molto, molto di più. Anche perchè i personaggi di Larraìn (da Jackie Kennedy a Renè Saavedra, da Pablo Neruda all'oscuro funzionario di "Post Mortem") sono funzionali alla loro Storia e a quella del paese che raccontano, che sia il Cile o gli Stati Uniti. Invece Lady D rimane Lady D, un ritratto di donna triste che però non va oltre la sua figura... sarà che a me della Royal Family mi è sempre importato il giusto, ma questo film non mi ha trasmesso proprio nulla. Esattamente come "The French Dispatch", per cui vale lo stesso discorso: stilisticamente notevole, ma che non mi è arrivato al cuore.
EliminaIo avrei inserito anche Drive my Car, buon "software" ma manca completamente l'hardware, quindi il 50% di un film.
RispondiEliminaNon voglio comunque infierire troppo, sono comunque contento di averlo visto ma se parliamo di delusioni, viste le aspettative, secondo me ci sta tutto..
Saluti