regia: MARCO BELLOCCHIO
sceneggiatura: MARCO BELLOCCHIO, STEFANO BISES, LUDOVICA RAMPOLDI, DAVIDE SERINO
cast: FABRIZIO GIFUNI, TONI SERVILLO, MARGHERITA BUY, FAUSTO RUSSO ALESI, FABRIZIO CONTRI, GIGIO ALBERTI, DANIELA MARRA, GABRIEL MONTESI, DAVIDE MANCINI, PIER GIORGIO BELLOCCHIO
durata: 6 episodi da 50 minuti circa
giudizio: ★★★★★
La serie racconta i 55 giorni trascorsi dal giorno del rapimento di Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse fino alla sua morte, avvenuta il 9 maggio 1978, visti attraverso gli occhi di chi stava "fuori" dal covo dei brigatisti, cioè il mondo della politica, delle Istituzioni e del clero.
Esterno Notte, lo sapete tutti, ricostruisce la tragica vicenda del sequestro e dell'omicidio di Aldo Moro. Lo fa alla maniera di Bellocchio, non aspettatevi quindi nè un documentario, nè un film d'inchiesta: il regista piacentino aveva già affrontato l'argomento già vent'anni fa con lo splendido Buongiorno, notte (Leone d'oro purtroppo mancato a Venezia) e questa serie pare riprenderne l'idea di partenza: come in Buongiorno, notte, infatti, vediamo anche qui un Moro che viene graziato dai suoi aguzzini, stanco ma vivo, che però invece di vagare libero per una Roma mattutina e deserta viene subito rinchiuso in ospedale e guardato a vista da quelli che, evidentemente, sono diventati i suoi nuovi "carcerieri", ovvero i vertici del suo partito, la Democrazia Cristiana, che per Bellocchio sono gli evidenti responsabili della quanto è avvenuto... una scelta di campo netta, fin dalla primissima sequenza, ed è già un notevole pugno nello stomaco per una certa idea di classe e di politica. Ma andiamo con ordine.
Esterno Notte è un lungo film di quasi sei ore, sdoppiato in due parti solo per esigenze commerciali (in autunno andrà in tv sulla Rai, e le puntate saranno tre). Sei episodi che non rispettano l'ordine temporale degli eventi, o meglio: il primo e l'ultimo sì, descrivendo rispettivamente il sequestro e la morte di Moro, mentre i restanti quattro sono dedicati agli altri personaggi-chiave della vicenda: Papa Paolo VI (interpretato da Toni Servillo), Noretta, la moglie di Moro (Margherita Buy), i rapitori (Adriana Faranda, Valerio Morucci e Mario Moretti, interpretati da Daniela Marra, Gabriel Montesi e Davide Mancini) e soprattutto Francesco Cossiga, all'epoca ministro dell'Interno, amico personale di Moro e della famiglia, uomo pavido, nevrotico e bipolare, stretto tra i sentimenti personali verso l'amico e la ragion di Stato che gli lega le mani. Lo interpreta un grande Fausto Russo Alesi, incredibilmente efficace nel rappresentare la faccia di bronzo del suo personaggio, sia nei rapporti con gli ignavi colleghi di partito che con quelli delle istituzioni, oltre che con i servizi segreti americani, parte molto interessata alla materia...
La sceneggiatura, scritta dal regista insieme a Stefano Bises, Ludovica Rampoldi e Davide Serino, è esemplare nel destrutturare l'arco temporale della vicenda e frammentarlo in un gioco di rimandi che, oltre ad approfondire esaustivamente ogni personaggio, e quindi ogni diversa faccia della medaglia (lo dico? che sia questo film il personale Citizen Kane di Bellocchio?) conferisce all'opera un'atmosfera quasi thriller, dove alla fine ogni incastro funziona alla perfezione. Tuttavia Esterno Notte non è affatto un film di denuncia, nè cerca facili soluzioni o processi sommari: a Bellocchio interessa in particolar modo dipingere uno spaccato d’epoca, un’epoca davvero orrenda, con un paese sull’orlo della guerra civile e da sempre succube degli Stati Uniti. Il “compromesso storico”, ovvero l’appoggio esterno al governo dei comunisti di Berlinguer, propugnato da Moro allo scopo di favorire la pacificazione nazionale, certamente (come sempre) faceva inorridire gli americani, che di sicuro non la fecero da spettatori neutrali. E mi fermo qui...
Aldo Moro divenne così il capro espiatorio, la vittima designata da sacrificare in nome della Restaurazione. Bellocchio lo vede come un martire, gli fa portare la croce, imposta tutto il film come fosse la Via Crucis laica di un uomo destinato a morte certa, malgrado l’ipocrita, falsa solidarietà di tutta la classe politica. Lo vediamo farsi piccino piccino, spaventato, in un’aula universitaria dove regna la contestazione di sinistra (e dove le Brigate Rosse attingevano militanti a piene mani). Ma al contempo ne vediamo anche la determinazione, la caparbietà nel perseguire il suo disegno, tale da far vedere i sorci verdi ai suoi “amici”, terrorizzati dall’idea di un’Italia più democratica e meno democristiana. Bellocchio ce li mostra in tutta la loro nudità, attraverso il linguaggio del corpo: i conati di vomito di Andreotti (che rinuncia al gelato), il cilicio e la malattia del Papa, la vitiligine e l’insonnia di Cossiga: il loro decadimento fisico è il decadimento di un’Italia misera e impaurita, che in Esterno Notte assume i toni della tragedia greca.
Aldo Moro ha il volto e le movenze di Fabrizio Gifuni, che già lo aveva impersonato in Romanzo di una strage di Marco Tullio Giordana (2012). Ma in Esterno Notte l’attore romano si supera: Gifuni non “fa” Moro ma “è” Moro, lo è nei gesti pacati, nella modulazione della voce, nei suoi silenzi, nella sua flemma, nello scrivere le lettere (straordinarie) con cui dalla prigione in cui è rinchiuso si rivolge a tutto il mondo, con lucidità e dignità. Calandosi totalmente nei panni e nel corpo del presidente democristiano Gifuni si immerge nella Storia, dando vita a una performance impressionante, senza dubbio la migliore della sua pur brillante carriera, che ci auguriamo possa portagli tanti doverosi riconoscimenti.
Ma perché Bellocchio è così “ossessionato” dal caso Moro, tanto da volerci tornare sopra dopo vent'anni, oltretutto con un format seriale a largo budget che impressiona per precisione, dettagli, rigore, esaustività? Di sicuro, come ha risposto lui a Cannes, per "fare una cosa nuova e ampliare la visione...": una visione, aggiungo io, che porta a interrogarci su quasi cinquant'anni di politica italiana e riflettere sul perchè in questi cinquant'anni in questo paese non c'è mai stata una vera alternativa, uno sguardo diverso, una reale volontà di cambiamento. Moro ci stava provando, stava gettando le basi per una vera Seconda Repubblica, ma non gli fu permesso. Da chi? Da tanti: le Brigate Rosse in primis, ovvio, ma anche i servizi segreti, gli americani, la classe dirigente, il Parlamento, i suoi stessi compagni di partito: nell'epilogo (che poi è anche il prologo, nella struttura circolare del film) Moro dal suo immaginario letto d'ospedale pronuncia solo tre parole, "mi dimetto dalla DC", gettando ombre tremende sulle responsabilità di Andreotti, Cossiga e Zaccagnini, che infatti rimangono impietriti e terrorizzati all'idea.
Esterno Notte è la cronaca di un'utopia che è rimasta tale, di ciò che poteva essere e non è stato, del perchè a distanza di tanti anni la nostra Italietta si trova ancora impaludata nelle sabbie mobili dell'antipolitica. In questo, si può ben dire che l'orologio della democrazia sia rimasto fermo a quel 9 maggio 1978: un motivo più che sufficiente per Bellocchio per (ri)farci un film. Difficile non essere d'accordo.
Non sono riuscito a vederlo al cinema, ho perso la prima parte. Lo recupererò in tv quando uscirà, spero presto.
RispondiEliminaBuona serata.
Mauro
In autunno, secondo quanto si apprende dai media. Anche se, detto tra noi, sono proprio curioso di vedere come il pubblico "medio" di Rai1 (quello di Mina Settembre e Don Matteo) accoglierà un prodotto di questa portata....
Eliminavisto ieri la seconda parte.
RispondiEliminaanche per me è un gran film e Gifuni davvero è Moro, non lo interpreta soltanto
Sì, Gifuni impressionante come Alesi e la Buy. Ma tutto il film (o la serie) è clamorosamente bello! Sei ore che scorrono in un baleno, che ti fanno restare col fiato sospeso... incredibile!
EliminaPer problemi contingenti non riuscirò a vedere la seconda parte a breve, spero che resista stoicamente in cineteca o in qualche sala piccola a Bologna...prima parte monumentale.
RispondiEliminaI.
Il problema d'ora in avanti sarà trovare qualche cinema aperto... arene escluse, ovviamente. Spero che riuscirai a vederlo perché la seconda parte è ancora più coinvolgente della prima. Buona visione.
EliminaHai cambiato diametralmente approccio su Bellocchio rispetto all'ultimo film, e questo me lo fa diventare interessante! Ormai anch'io aspetterò di vederlo in televisione, ma di sicuro non lo perderò.
RispondiEliminaL'approccio è sempre lo stesso, ovvero quello strettamente legato all'artista: Bellocchio è un autore immenso, forse il più importante regista italiano vivente. Poi c'è l'aspetto umano, sul quale continuo ad essere molto critico e sul quale, dopo aver visto "Marx può aspettare", non posso avere una buona opinione del Bellocchio-uomo (e di tutta la sua famiglia). Ma quando si recensisce un film come questo, l'aspetto umano lo devi per forza lasciar fuori...
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