Uberto Pasolini gira un film ogni dieci anni, ed è un vero peccato: le sue opere sono piccole, preziosissime perle di commozione e delicatezza, e riescono a renderti sempre lieve la drammaticità delle loro storie di amore e morte. Avercene, davvero. Del Macbeth di Joel Coen (per la prima volta "orfano" del fratello Ethan) si può invece apprezzare l'immensa qualità artistica della confezione, unita a quella dei suoi grandi interpreti: il risultato è di maniera, ma il cinefilo ne trae comunque giovamento. Cosa che, al contrario, non si può certo dire di Una famiglia vincente, stanchissimo biopic sportivo con cui Will Smith si candida all'Oscar: ma la sua performance non basta a salvare un film davvero "vecchio dentro"...
NOWHERE SPECIAL
(di Uberto Pasolini, GB 2020)
Un giovane padre afflitto da un male incurabile cerca, nei pochi mesi che gli restano da vivere, di trovare una nuova famiglia per il figlioletto di cinque anni. Dopo averci commosso con Still Life (era il 2013), l'italo-britannico Uberto Pasolini torna a dirigere un film altrettanto toccante ma incredibilmente misurato e rispettoso del dolore. Se in Still Life si parlava della vita dopo la morte, nel senso di come abituarsi alla perdita, in Nowhere Special invece la prospettiva si capovolge, provando (e riuscendo) a raccontare come, se possibile, ci si può preparare alla dipartita. Pellicola malinconica ma non ineluttabile, dolcissima, ambientata una Belfast divenuta location cinematografica dell'anno (ne riparleremo a breve)
giudizio: ★★★★☆
MACBETH
(di Joel Coen, USA 2021)
Joel Coen, per la prima volta alla regìa senza il fratello Ethan, costruisce un film di incredibile eleganza formale per mettere in scena l'ennesima versione della tragedia shakespeariana: consapevole di non poter (ri)scrivere granchè di originale di un'opera già rappresentata in tutte le salse anche da fior di predecessori (Welles, Polanski, Béla Tarr), Coen sceglie volutamente il manierismo come forma espressiva, affidandosi a un trio di attori meravigliosi (Denzel Washington, Frances McDormand, Brendan Gleeson). Il risultato è per forza di cose asettico, ma non irritante: i 105 minuti scorrono via veloci e gli occhi dello spettatore traggono giovamento da un bianco e nero scintillante compresso nel formato 4:3. Patinato, ma bello.
giudizio: ★★★☆☆
giudizio: ★★★☆☆
UNA FAMIGLIA VINCENTE
(di Reinaldo Marcus Green, USA 2021)
Ormai quasi a fine carriera, le sorelle Venus e Serena Williams (forse le tenniste più forti di ogni epoca) avallano una biografia agiografica di loro padre Richard, una specie di padre-padrone testardo e sognatore che le ha spinte in ogni modo a credere nei loro mezzi. Attraverso la figura di "King Richard" il regista Reinaldo Marcus Green imbastisce una scontata celebrazione del Sogno Americano, davvero lenta e bolsa, ormai decisamente fuori tempo massimo. Will Smith potrebbe anche vincere l'Oscar per la sua interpretazione, ma il film è davvero dimenticabile oltre che esageratamente e inutilmente lungo (ma questa è diventata, purtroppo, una costante di tutto il cinema hollywoodiano).
giudizio: ★★☆☆☆
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