sabato 26 febbraio 2022

BELFAST


titolo originale: BELFAST (GB, 2021)
regia: KENNETH BRANAGH
sceneggiatura: KENNETH BRANAGH
cast: JUDE HILL, JAMIE DORNAN, CAITRIONA BALFE, JUDI DENCH, CIARAN HINDS, COLIN MORGAN
durata: 97 minuti
giudizio: 



Belfast, 1969. Il piccolo Buddy, appena decenne, cresce libero e felice nel quartiere protestante della città, dove vive insieme ai genitori e ai nonni. Ma quando le tensioni tra cattolici e protestanti sfoceranno nella guerriglia di strada, la sua famiglia si troverà a dover scegliere se restare in città o trasferirsi in Inghilterra alla ricerca di un nuovo lavoro e di un ambiente tranquillo. 



Io ci sono stato a Belfast, quindici anni fa. Non erano certo gli anni dei troubles (i "tumulti" tra cattolici e protestanti) ma l'atmosfera era ancora molto difficile malgrado gli sforzi del governo britannico di allora (guidato dal laburista Tony Blair) per stemperare la tensione... e la tensione c'era, eccome se c'era: ricordo come fosse ora i cupi murales dipinti nella parte unionista della città, raffiguranti scene di guerriglia e massacri, e anche la riluttanza dei cattolici ad attraversare il muro che ancora oggi la divide a metà per separare le due fazioni, proprio come a Berlino.

Perchè anche Belfast è divisa da un muro, anche se nessuno ne parla. E questo muro (non solo "fisico" ma fatto anche di insofferenza, diffidenza, astio, avversione) è rimasto invalicabile per molto, molto tempo, fin quasi ai giorni nostri. Di quella vacanza in Irlanda ricordo soprattutto un'atmosfera pesante, sospesa, in una città terribilmente complicata, poco conosciuta, ignorata dai turisti, che ancora si leccava le ferite del passato.

Giusto per dire che mi sono particolarmente emozionato nel rivedere Belfast, anche se stavolta "solo" sullo schermo di un cinema, in un bel bianco e nero d'annata. Kenneth Branagh aspettava di avere l'età giusta per fare questo film, e a sessant'anni suonati ha deciso che era il momento. Belfast è la sua storia, il film è dichiaratamente autobiografico e si capisce bene perchè lo abbia girato solo ora: è difficile, tremendamente difficile per chiunque di noi mettere ordine tra i propri ricordi, ripescare quelli dolorosi, abbandonarsi a quelli malinconici, figurarsi per chi più di mezzo secolo fa era un bambino timido e sognatore, felice e protetto da una famiglia bellissima e coraggiosa, che sognava il cinema e si prendeva la prime cotte per una biondina mocciosa con le lentiggini, e che a causa di una guerra insensata dovette fuggire dalla sua città, dal suo mondo... 

Belfast è prima di tutto un ricordo d'infanzia e, per quanto ovvio, è in questo contesto che va inquadrato: è la guerra vista dagli occhi un bambino, un ragazzino irlandese consapevole di ciò che succedeva intorno a lui ma allo stesso tempo giustamente desideroso di affetto e divertimento, come qualsiasi altro suo coetaneo. Per questo davvero non capisco chi accusa Branagh di aver girato un film ruffiano e sdolcinato, la cui presunta "colpa" è quella di aver stemperato la gravità dei fatti. Niente di più falso: in Belfast la follìa degli adulti si tocca con mano in ogni momento, soprattutto quando gli scontri e le violenze diventano normalità, tanto che il piccolo Buddy ne parla tranquillamente a scuola e con i vicini di casa. Solo che la follìa della guerra non può nulla contro il carattere degli irlandesi: gente rude ma orgogliosa, generosa, abituata a sdrammatizzare per esorcizzare il dolore. Se avete letto Eureka Street di Robert McLiam Wilson sapete di che parlo. Se non lo avete letto vi consiglio di leggerlo perchè è un libro straordinario, che vi strapperà il cuore. 

Ma torniamo al film, che si apre con una breve carrellata dall'alto sulla Belfast odierna per poi stringere sempre più l'inquadratura sulle vie strette del centro, fino a scavalcare il muro della vergogna che delimita il confine tra la parte cattolica e quella protestante: qui dal colore si passa al bianco e nero e comincia il lungo flashback che ci riporta a quella drammatica estate del 1969, quella degli scontri a fuoco e delle barricate, l'inizio della guerra civile. Ma per il decenne Buddy (un giovanissimo, bravissimo Jude Hill) è soprattutto l'anno del primo amore (con una compagna di scuola) e delle prime scaramucce con gli amici, in un contesto che lo vedrà costretto a crescere in fretta. Per sua fortuna i genitori (Jamie Dornan e Caitriona Balfe) lo proteggeranno e lo aiuteranno, mentre i nonni paterni (Ciaràn Hinds e Judi Dench, eccezionali) gli apriranno gli occhi sul mondo, in particolar modo quando il padre gli comunicherà la decisione di partire per l'Inghilterra, alla ricerca di un futuro migliore.

Ma quando sei di Belfast, sei di Belfast per sempre: e anche se ti devi allontanare perchè vivere a Belfast diventa pericoloso, il tuo cuore e la tua anima resteranno sempre a Belfast (del resto, come dice la nonna in una battuta meravigliosa, "se gli irlandesi non fossero mai partiti nel mondo non esisterebbero i pub"). Il film di Branagh è uno di quelli che rimangono dentro, che ti emozionano, che ti fanno star bene. Forse un po' furbetto lo è, non lo nego, specie quando strizza l'occhio al cinema (e all'Academy...) mostrando le immagini di una sala piena e spezzoni di classici hollywoodiani (Mezzogiorno di fuoco, Chitty chitty bang), ma chi conosce l'Irlanda e gli Irlandesi sa che è assolutamente sincero: Branagh lo dedica "a quelli che se ne sono andati, a quelli che sono rimasti e a quelli che si sono persi per strada", in un finale coccolato dalle note struggenti di Van Morrison. Una dichiarazione d'amore a cuore aperto a una città di cui, se la conosci, non puoi non innamorarti. E che qui è la vera protagonista di uno dei film più belli e commoventi dell'anno.


12 commenti:

  1. L'ho visto ieri sera e me ne sono innamorato. Bel film, e soprattutto bellissimi gli attori! Stupenda Caitriona Balfe (si scrive così?) mai conosciuta prima, ma stupendi anche i due nonni e anche il bimbo che sembra non reciti ma essere davvero un bimbo di una Belfast in tempo di guerra. E le musiche di van Morrison, ce le ho ancora megli occhi! Per me il più bel film visto quest'anno.
    Un abbraccio grande.
    Mauro.

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    1. Mauro, sono contento che ti sia piaciuto così tanto! Sì, è un film che emoziona e colpisce al cuore, magari un po' furbetto sotto certi aspetti ma fatto dannatamente bene. E poi hai ragione, gli attori sono tutti bravissimi a cominciare dal ragazzino. Caitriona Balfe è irlandese purosangue, l'abbiamo vista nella serie "Outlander" :)

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  2. Io l' ho visto a Roma durante la festa del cinema ad ottobre. Mi è piaciuto molto,
    aspettavo con ansia il rewatch ma un piccolo infortunio me lo ha impedito ( per ora ). Non mi addentro nei tecnicismi cinematografici, non mi interessano, mi interessa invece quello che provo durante la proiezione e Belfast mi ha fatto provare gioia, tristezza, rabbia e amore. Mi sono piaciuti quasi tutti i suoi personaggi, ho amato su tutti Billy Clanton ( Colin Morgan) e Buddy ( Jude Hill ). I Troubles hanno da sempre catturato la mia attenzione e l' unico appunto che posso fare è che il contesto storico sia lasciato a margine.
    Concordo nel non cadere nella violenza ma uno sviluppo del personaggio Billy avrebbe potuto dare al film una maggiore spinta emotiva.

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    1. Che intendi per sviluppo del personaggio?
      A me il film è piaciuto così com'è, il fatto che duri solo 98 minuti (un miracolo, di questi tempi) per me è un valore aggiunto. Come ho scritto, si tratta di un pezzo di storia visto attraverso gli occhi di un bambino... trovo che un adattamento diverso e più approfondito sarebbe stato fuori luogo

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  3. Un po' sdolcinato ma girato e recitato con gran classe. Attori davvero bravi.

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    1. Gli attori recitano un ruolo fondamentale in questo film. Soprattutto la coppia di nonni, Ciaràn Hinds e Judi Dench, due giganti. E poi Caitriona Balfe, monumentale!

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  4. Stavolta non collimiamo. Mi è sembrata una brutta copia di Roma, che pure anche quello non mi aveva esaltata. Hanno copiato pure il manifesto! Bianco e nero con scritta gialla, dai!!

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    1. In molti lo hanno paragonato a ROMA di Cuaròn, ma io non sono d'accordo. ROMA non è un film strettamente autobiografico, a differenza di Belfast, ed è un racconto corale. In Belfast invece i protagonisti sono ben definiti e Branagh ci ha messo dentro fatti veri, vissuti. Sono due pellicole profondamente diverse, le assonanze si limitano... al manifesto! (quello sì)

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  5. A me è piaciuto proprio perché conoscevo la storia di Belfast e l'ho vista da vicino... dal tuo commento però non ho capito cosa non ti ha convinto: verrò a leggerti :)

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  6. Visto proprio ieri sera.
    Intanto mi segno il libro che hai citato, che purtroppo non conoscevo; per quanto riguarda il film l'ho trovato delizioso e commovente. Non conosco nulla di Belfast e non ci sono mai stata, ma se immagino una storia terribile raccontata da un bambino me la figuro proprio come l'ha proposta Branagh, ovvero filtrata da un punto di vista innocente, sognatore e, sì, "ignorante".

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    1. Assolutamente d'accordo! :)
      Il libro di Wilson te lo consiglio davvero: è una delle letture più struggenti mi siano capitate in vita mia.

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  7. Mi aspetto l'Oscar per BELFAST
    Primo: è pieno di Irlandesi nel Bosco degli Agrifogli
    Secondo: il film i conflitti basati sulla "religione" sono esecrati
    Terzo: gli spezzoni dei film western sono scelti perfettamente (ad esempio, la scelta più drammatica si basa sul duello finale di MEZZOGIORNO DI FUOCO)

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