titolo originale: HYTTI NRO 6 (FIN/RUS/EST, 2021)
regia: JUHO KUOSMANEN
sceneggiatura: JUHO KUOSMANEN, ANDRIS FELDMANIS, LIVIA ULMAN
cast: SEIDI HAARLA, JURIJ BORISOV
durata: 107 minuti
giudizio: ★★★★☆
Tratto dall'omonimo romanzo di Rosa Liksom (per me sconosciuto, me ne dolgo), Scompartimento n.6 è ambientato nella Russia immediatamente post-comunista (siamo all'incirca all'inizio degli anni '90), un paese immenso ai cui estremi, in questo caso vicino al polo nord, il tempo sembra essersi fermato: degli sconvolgimenti politici e sociali successivi alla caduta di Gorbaciov pare non esserci traccia, la vita (dura) delle persone che vivono in questo freddo angolo di mondo sembra infatti immutabile, vecchia di secoli. In questo panorama straniante una ragazza finlandese, Laura (Seidi Haarla), si dirige in treno verso Murmansk: ufficialmente per studiare i petroglifi rupestri, in realtà per lasciarsi alle spalle una fresca delusione d'amore (la sua amante è infatti rimasta a Mosca e non sembra intenzionata a raggiungerla...) A (con)dividere il viaggio con lei c'è l'occasionale compagno di cabina Ljoha (Jurij Borisov), un minatore russo sboccato e semi-alcolizzato anche lui diretto al nord per cercare lavoro.
Laura e Ljoha si incontrano per caso e la loro unione fortuita all'inizio sarà tutt'altro che semplice: disillusa e prevenuta lei, ubriacone e casinista lui, ma capace di insospettabili slanci di altruismo. Quello che nascerà tra loro lo vediamo svilupparsi attimo per attimo, ora per ora, durante un tragitto che pare infinito verso le gelide pianure artiche, intervallato da notti di sosta presso squallide stazioni immerse nel niente. I due non condividono praticamente nulla, salvo una disperata solitudine che entrambi non riescono ad accettare e che li porta ad avvicinarsi, a rispettarsi, a comprendersi, fino (forse) ad amarsi, quantomeno a stare bene l'uno accanto all'altra. Ma non aspettatevi un nuovo Prima dell'alba: in quest'incrocio di sentimenti non c'è alcun romanticismo, nessuna patinatissima scena ad effetto, nessuna ruffianeria ammiccante al pubblico adolescenziale: c'è "solo" (si fa per dire) la voglia di due esseri umani come tanti di trovare un minimo di serenità affettiva, un po' di calore reciproco.La mano del regista (e del direttore della fotografia) seguono passo passo, camera in spalla i personaggi (tecnica che trovo il più delle volte irritante, ma in questo caso necessaria) mantenendosi sempre alla giusta, rispettosa distanza, quella che serve per osservare senza intimidire due persone semplici che scoprono piano piano se stesse, in un itinerario fisico e mentale che li porterà ad avvicinarsi e capirsi, azzerando le rispettive differenze fino ad assecondare l'istinto umano, naturale, di venirsi incontro a vicenda. Uso la parola "naturale" non a caso: proprio le scene finali, splendide, ambientate in una natura selvaggiamente ostile stanno lì a dimostrarci che siamo animali sociali, nonostante proprio noi stessi il più delle volte fatichiamo ad ammetterlo. Un film bellissimo, che ti fa uscire dalla sala con il cuore gonfio di emozione, quell'emozione che si prova quando ci si innamora... non necessariamente di qualcuno ma della vita in generale. Hai detto niente!
Mi hai messo una gran voglia di vederlo, purtroppo come al solito qui da me non è passato nemmeno di striscio. Spero in una prossima visione domestica.
RispondiEliminaBuona serata.
Mauro
Lo spero anch'io Mauro, è un film che merita assolutamente la visione.
EliminaBuon weekend
Questo e La persona peggiore del mondo secondo me sono i due miglior film internazionali dell'anno (non americani ovviamente)
RispondiEliminaPurtroppo il secondo mi manca :( al mio paese ovviamente non è arrivato. Spero di recuperarlo prima degli Oscar, in qualche modo...
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