titolo originale: FREAKS OUT (ITALIA, 2021)
regia: GABRIELE MAINETTI
sceneggiatura: GABRIELE MAINETTI, NICOLA GUAGLIANONE
cast: GIORGIO TIRABASSI, AURORA GIOVINAZZO, PIETRO CASTELLITTO, CLAUDIO SANTAMARIA, GIANCARLO MARTINI, FRANZ ROGOWSKI, MAX MAZZOTTA
durata: 141 minuti
giudizio: ★★★☆☆
Roma, 1943. In una città occupata dai nazisti e devastata dai bombardamenti, quattro fenomeni da baraccone dotati di strani "poteri" cercano disperatamente di sopravvivere dopo la misteriosa scomparsa del loro impresario e la conseguente chiusura del circo in cui si esibivano...
Tutto si può dire di Gabriele Mainetti tranne che non sia un tipo ambizioso e determinato, e soprattutto coraggioso: quel coraggio però un po' incosciente, che ti porta a pensare in grande fino quasi a confondersi con la megalomania. E' un complimento, sia chiaro: dopo il clamoroso e insperato successo di Lo chiamavano Jeeg Robot (2015) il regista romano avrebbe potuto benissimo vivere di rendita e fare soldi a palate girando chissà quanti sequel del suo film d'esordio (e solo lui sa in quanti glielo hanno chiesto). E invece, a sorpresa, eccolo "sparire" letteralmente dalle scene per sei lunghi anni (lunghissimi per un regista debuttante) per dare alla luce un progetto se possibile ancora più ambizioso e folle, così folle da creare un'aspettativa come forse mai nessun altro film italiano era riuscito a scatenare prima d'ora...
Sarà per questo che alla Mostra di Venezia, dove Freaks Out è stato presentato in concorso dopo una lunga e travagliata gestazione, complicata (anche) dall'emergenza sanitaria, il film ha dovuto scontare i preconcetti della critica specializzata e degli appassionati in genere, che si aspettavano come minimo (si fa per dire) il capolavoro. E invece, bisogna ammetterlo con grande serenità, Freaks Out capolavoro proprio non è: è un film clamorosamente bulimico, per certi versi sgangherato, che mette troppa carne al fuoco e senza dubbio troppo, troppo lungo per una storia tutto sommato molto semplice e lineare. Eppure, nonostante questi innegabili difetti, è anche un film spettacolare ed emozionante. Tanto. Il consiglio quindi è di andare assolutamente al cinema a vederlo, e di vederlo assolutamente in sala, su uno schermo che sia più grande possibile: ne uscirete frastornati, forse interdetti, ma con la consapevolezza di aver visto un qualcosa che, almeno dal punto di vista produttivo e concettuale, è davvero unico nel panorama italiano.
Freaks Out comincia subito con una scena di rara potenza espressiva, che mette subito in chiaro quello che vi aspetterà nelle successive due ore e mezza: sotto il tendone di un piccolo circo di provincia quattro fenomeni da baraccone si apprestano, come sempre, a divertire il loro pubblico. All'improvviso però una pioggia di bombe si abbatte sui malcapitati, provocando morte, orrore e disperazione. E' l' 8 settembre 1943 e il governo italiano ha appena firmato la resa incondizionata agli Alleati, rinnegando così il Patto d'acciaio con la Germania. La reazione tedesca è furente: le truppe di Hitler occupano la Capitale e la mettono a ferro e fuoco, terrorizzando la popolazione inerme e rastrellando gli ebrei per deportarli nei campi di sterminio. Comincia il periodo più buio della nostra storia recente.
Mainetti rappresenta il tutto con stile eccessivo e ansiogeno, debordante: chi si aspettava una specie di omaggio a Freaks di Tod Browning resterà deluso, o quantomeno fuorviato. Chi invece ama il cinema di Tarantino non potrà non pensare a Bastardi senza gloria, dato che il leit-motiv è esattamente lo stesso: ci sono uomini qualunque che, seppur non consapevoli, hanno il potere di cambiare la storia, e in questo caso sono quattro derelitti senza nè arte nè parte, quattro reietti della società che possono vivere una vita "normale" solo sotto i riflettori di un circo, quattro "diversi" con poteri strani che proveranno, loro malgrado, a cambiare il mondo. Sono Cencio (Pietro Castellitto) uno strano tipo che sa farsi obbedire dagli insetti; Fulvio (Claudio Santamaria), un uomo-lupo dalla forza mostruosa; Mario (Giancarlo Martini), un nano onanista capace di attrarre a sè qualsiasi cosa metallica; e poi c'è Matilde (Aurora Giovinazzo), la ragazza elettrica, che con il suo corpo riesce ad accendere le lampadine e fulminare i malintenzionati, ma non può baciare nessuno senza fargli prendere la scossa. A questi va aggiunto il loro burattinaio, ovvero Israel (il bravo Giorgio Tirabassi), l'impresario ebreo che sparisce misteriosamente per evitare la camera a gas e li lascia soli con il loro destino (ma sarà poi vero?)
Appena dopo questo movimentato incipit, Freaks Out cambia ancora una volta registro e diventa un qualcosa di molto simile al cinema americano dei supereroi: certo, non sarà l'universo Marvel, fatto di personaggi senza macchia e senza paura (i quattro protagonisti sono e restano comunque umanissimi, pasticcioni, disperati, poco avvezzi nel gestire i loro poteri) ma è impossibile non vedere espliciti richiami a quel genere, seppur italianizzato (anzi, romanizzato) ad uso e consumo della storia. E, manco a dirlo, questo è il principale limite del film: sotto una confezione altamente spettacolare e un uso massiccio degli effetti speciali (mai visto prima d'ora per un film italiano), Freaks Out non riesce mai ad elevarsi da un canovaccio banale e ripetitivo che scimmiotta i prodotti d'oltreoceano ma che si rivela stravisto e risaputo: la trama è prevedibile, l'epilogo pure, la divisione dei personaggi in "buoni e cattivi" piuttosto manichea, tale da non riservare allo spettatore nessuna sorpresa che sia una.
Tuttavia, al netto di questi limiti oggettivi, Freaks Out ha dalla sua parte il gran merito di far provare al pubblico un'esperienza visiva e sensoriale che ti incolla alla sedia per almeno... un paio d'ore: l'ultima mezz'ora, dedicata alla battaglia finale con la conseguente resa dei conti, risulta in effetti un po' troppo lunga e non del tutto necessaria per l'economia del film, eppure si rimane lo stesso affascinati da una messinscena così spettecolare, totalizzante, magari fracassona ma personalissima. Va infatti riconosciuta a Mainetti la bontà delle sue idee e il coraggio di averle sapute inserire tutte all'interno della sua pellicola, incurante del rischio di esagerare... anche a costo di sembrare prolisso, ridondante, eccessivo. Per non parlare delle citazioni, che vanno da Burton a Fellini, da Monicelli a Lizzani, fino a quella (da molti definita "suicida") di Roma città aperta: quale altro regista avrebbe il coraggio ancora oggi di citare per la milionesima volta il capolavoro di Rossellini??
No, non è un capolavoro Freaks Out. Però è un film che, come il circo che racconta, riesce allo stesso tempo a farti trepidare, spaventare, commuovere, impaurirti e indignare, in un crogiuolo di emozioni e sensazioni che i 141 minuti di durata riescono a malapena a contenere. Mainetti non ha paura di bruciarsi, realizza un film italiano dove finalmente si vedono i soldi sullo schermo (alla fine è costato 12 milioni di euro, ma vedendolo sembrano molti di più) e che sa incrociare coraggiosamente il blockbuster con l'anima intimista, umanista, progressista tutta italiana, lanciando un bel messaggio pacifista e inclusivo. Come non smetterò mai di ripetere, preferisco mille volte un film "imperfetto" ma emozionante come questo a uno stilisticamente impeccabile ma freddo come il ghiaccio. Per me, quindi, è decisamente un SI'.
me lo segno, lo voglio vedere ^_^
RispondiEliminamerita ;)
EliminaCoraggioso non solo il regista ma anche i produttori, 12 milioni di euro (immagino al netto del marketing) sono un investimento importante per un mercato come quello italiano... Spero che incassi abbastanza da permettere altre operazioni del genere!
RispondiEliminaPurtroppo i primi dati sugli incassi sono molto, molto deludenti. Ed è un vero peccato perché il film rischia di essere un flop colossale, e non lo merita. Resto convinto che se "Freaks Out" lo avessero girato negli USA la gente avrebbe fatto la fila per vederlo... purtroppo per certi generi non riusciamo ad essere profeti in patria.
EliminaVisto ieri sera. Che dire... travolgente!! :)
RispondiEliminaSì, forse la battaglia finale poteva durare un capellino meno ma tutto il film è adrenalina pura, impensabile per un film italiano!
"Non sembra un film italiano" è il commento più ricorrente per i lavori di Mainetti, e in questo caso lo trovo un complimento. È verissimo, ovviamente.
EliminaL'ho visto ieri sera, con grandi aspettative malgrado la tua recensione "raffreddasse" un po' gli entusiasmi. Ora a mente fredda posso dirti che condivido le tueperplessità e capisco quello che hai scritto sugli innegabili difetti del film, che però secondo me sono veniali rispetto all'opera in complesso. E' un film che pensa in grande e che si prende tutti i rischi del caso riuscendo a coinvolgerti come poche altre volte mi era successo. Sbalorditivo a livello visivo, davvero bello. Mi è piaciuto tantissimo, anche se il mio è un commento più da spettatore di pancia, me ne rendo conto.
RispondiEliminaUn abbraccio e buona festa.
Mauro
I tuoi gusti e i tuoi pareri sono rispettabilissimi, Mauro. Guarda che condivido al 100% quello che hai scritto: è un film coraggioso e meritorio di ogni stima. Non lo considero perfetto (ma questo è ovvio) tuttavia è un film che emoziona e trascina, e per me è promosso a pieni voti.
EliminaBuonanotte :)
Queste sono le produzioni di cui andare fieri secondo me. Non vedo l'ora di vederlo al cinema.
RispondiEliminaGiusto. Se non fieri, quantomeno andrebbero difese. Appena lo avrai visto fammi sapere :)
EliminaD'accordo che è un film coraggioso, ma anche parecchio parecchio brutto!
RispondiEliminaSono gusti... che rispetto, naturalmente. Quello che non condivido sono gli insulti e le parole di scherno che ho letto in certe recensioni
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