titolo originale: LA VITA DAVANTI A SE' (ITALIA, 2020)
regia: EDOARDO PONTI
sceneggiatura: EDOARDO PONTI, UGO CHITI
cast: SOPHIA LOREN, IBRAHIMA GUEYE, RENATO CARPENTIERI
durata: 94 minuti
giudizio: ★★☆☆☆
Madame Rosa, anziana ex prostituta ebrea reduce da Auschwitz, accetta suo malgrado di prendersi cura di un ragazzino senegalese abbandonato dalla madre (anche lei prostituta). Nonostante all'inizio il rapporto con il piccolo non sia idilliaco, col tempo la loro relazione si trasformerà in una profonda amicizia...
A 86 anni suonati
Sophia Loren ha ancora fascino e carisma da vendere. Su questo non ci piove. Non a caso è ancora l'attrice italiana più famosa al mondo, in particolar modo negli Stati Uniti dove, secondo i
rumors provenienti da oltreoceano, potrebbe addirittura ricevere la sua terza nomination all'Oscar, a 58 anni di distanza dalla prima (e sarebbe un record: supererebbe un altro "mito"come
Henry Fonda, candidato dopo 41 anni per
Sul lago dorato, nel 1981). Tutto dipenderà da quanto
Netflix, che distribuisce, deciderà di investire nella programmazione e nel marketing di un film che ha effettivamente tutti i requisiti per piacere al pubblico americano: una storia sentimentale, strappalacrime, con tutti i
clichè sul Belpaese al posto gusto e una diva d'altri tempi in un ruolo a lei ben congeniale...
Detto questo, però, e reso il giusto omaggio a donna Sofia, ci tocca scrivere quello che quasi tutta la stampa italiana NON ha avuto il coraggio di scrivere, quasi fosse un atto di lesa maestà nei confronti della Loren: al netto della sua dignitosissima interpretazione, infatti, La vita davanti a sè (diretto dal secondo figlio dell'attrice, Edoardo Ponti) è un film assolutamente deludente e scialbo, poco ispirato, ma soprattutto privo di qualsiasi coinvolgimento emotivo, cosa quasi incredibile dal momento che racconta una storia che pare fatta apposta per far tirar fuori i fazzoletti al pubblico. E dire che gli ingredienti ci sarebbero tutti: una reduce dell'Olocausto burbera ma dal cuore grande, un ragazzino sboccato eppure adorabile, l'inevitabile epilogo struggente e lacrimoso. Eppure il film di Ponti, davvero piattissimo, impalpabile, riesce nella non facile impresa di tediare lo spettatore, anche il più sentimentale, ottenendo esattamente l'effetto opposto: tiene infatti lontana la retorica ma scade nel totale disinteresse già dopo poche sequenze, rendendo piuttosto faticosa la visione (malgrado i soli 94 minuti di durata).

Liberamente tratto dal romanzo omonimo (anch'esso non memorabile) di
Romain Gary, un libro dalla struttura semplice e lineare ripresa in toto dagli sceneggiatori (nella fattispecie lo stesso regista insieme al collaudato
Ugo Chiti), il film sposta l'azione dalla Francia degli anni '70 alla Puglia dei giorni nostri, fotografando le viuzze assolate di Bari vecchia con filtri caldi e sovraesposti, sgranati, soffocanti che, insieme a una scrittura alquanto elementare, finiscono per far assomigliare la pellicola a una di quelle tipiche
soap opere sudamericane a basso budget con personaggi stereotipatissimi e un livello di pathos quasi sotto zero. Difficile credere che si tratti invece di una produzione internazionale (per questo recitata in inglese e ribattezzata
The life ahead) e girata con fior di professionisti (dai costumi di
Ursula Patzak alle musiche di
Gabriel Yared, con canzoni originali di
Laura Pausini e
Gue Pequeno).

Un vero peccato per un film nato con le migliori intenzioni:
La vita davanti a sè è una pellicola che vuole (anzi,
vorrebbe) parlare di solitudine, emarginazione, di integrazione difficile e sofferta. Vorrebbe essere cinema del
reale, mostrare il presente, farci riflettere e aprire gli occhi su una condizione drammatica (quella degli immigrati clandestini). Eppure la pellicola di
Edoardo Ponti nasce già vecchia, stanchissima, dove ovviamente l'unica figura che risalta è quella di una sempre carismatica
Sofia Loren cui, paradossalmente, con la sua recitazione giocoforza classica e "vecchio stile" riesce a integrarsi bene in una prodotto cucitole addosso su misura e che solo grazie a lei si mantiene su livelli (quasi) dignitosi.
Ma da qui a parlare di Oscar ce ne corre, cara Sofia... ad ogni modo, ci penserà
Netflix.
Fermo restando che nessun Oscar e nessuna campagna pubblicitaria risolleverà il valore artistico di un film mediocre che in tanti, invece, provano a spacciare per capolavoro.
Già questo film non mi ispirava per niente, da quello che mi dici di certo non mi viene voglia di vederlo...
RispondiEliminaNon è poi così terribile, in realtà. Mi ha solo annoiato, malgrado duri appena un'ora e mezza: è un film stanco, nato vecchio, al servizio di una diva di altri tempi.
EliminaLa Loren ha sempre una classe immensa. Il film è tutto concentrato su di lei, il resto poco conta.
RispondiEliminaIl problema è che il resto... non c'è o quasi. Francamente non ci sono altre cose da salvare a parte la prestazione (datata) della Loren. Che certo ha ancora classe (quella non si perde mai, è innata) ma non basta per salvare un film come questo.
EliminaCerto, se la Loren vince l'oscar con questo film m'immagino le altre candidature!!
RispondiEliminaAncora è presto per dirlo, ma tutto può essere. In ogni caso dipende tutto dal marketing: se Netflix "spingerà" parecchio questo film negli USA la candidatura potrebbe anche scapparci...
EliminaE tutto questo lo si evince già dal trailer, motivo per il quale non riesco proprio a trovare la forza e la voglia di guardarlo, Loren o non Loren.
RispondiEliminaTi capisco. Io l'ho guardato solo per curiosità e per avere uno spunto di discussione, ma in effetti è un film tutt'altro che imperdibile. Anzi...
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