Il "miracolo", ovvio, è che la Mostra c'è stata. Stasera a Venezia si assegna un Leone d'oro che per certi versi entrerà e rimarrà nella storia: sarà il Leone d'oro targato Covid-19, l'unico importante premio cinematografico assegnato in un'annata nefasta, che ci auguriamo irripetibile. E' saltato Cannes, è saltato Locarno, è (quasi) saltato Toronto, che comunque non è un festival competitivo, sono saltati Telluride e New York (che si è riciclato in modalità drive-in!). Solo la Berlinale si è salvata, in febbraio, un attimo appena prima della tempesta...
Questo per dire che è stato giusto allestire la Mostra, pur in un clima quasi irreale e pieno di incertezze. Diciamo la verità: chi mai avrebbe scommesso in primavera (verso maggio-giugno, quando di solito si comincia a programmare la trasferta) che in settembre le sale del Lido sarebbero tornate ad accogliere il pubblico, seppur con capienza ridotta? Bisogna dare atto agli organizzatori, e Alberto Barbera in primis, di aver sempre creduto nella possibilità di ospitare un festival "in presenza", ed aver tenacemente resistito a qualsiasi altra forma "alternativa".
il piazzale antistante al Casinò, innaturalmente deserto |
Certo non è stata (e non poteva esserlo) una Mostra "normale": poca gente al Lido, posti limitati, biglietterie online, niente code, niente file, poche star e pochissima socialità. E soprattutto quel "muro" davanti al Palazzo del Cinema che ha tolto al pubblico, pagante e non, ogni possibilità di vedere dal vivo il sobrio red carpet di quest'anno. Tutto necessario e giusto, ci mancherebbe, ma assolutamente non auspicabile per gli anni a venire...
Ho sentito diversi critici, colleghi, appassionati e conoscenti sostenere che una Mostra così, a misura "di critico", perlappunto, solo o per addetti ai lavori o quasi, sarebbe ideale anche per il futuro, il Paradiso. Mi permetto di non essere d'accordo.
il "muro" anti-Covid davanti al Palazzo del Cinema |
Venezia non è Locarno, non è un festival "snob". Non lo è mai stato.
Venezia ha bisogno della gente, dell'entusiasmo degli appassionati, della socialità, del calore umano, perchè il cinema è anche (soprattutto?) questo. Il cinema è condivisione, appartenenza, divertimento, voglia di sognare.
Venezia ha bisogno delle star, ha bisogno della folla intorno al red carpet, ha bisogno dei giovani e giovanissimi che picchettano la passerella fin dall'alba per strappare un selfie o un autografo con i propri beniamini. Ha bisogno dei ragazzi, dei giovani critici in erba, degli stagisti (purtroppo) malpagati e dei blogger dilettanti, che magari spendono tutti i loro risparmi per permettersi di stare dieci giorni al Lido, saltando pranzi, cene, bevendo imbevibili spritz e ingurgitando tranci di pizza riscaldata che costano quanto un rene, mossi unicamente dalla passione di essere lì, per svolgere quello che in tanti sperano possa diventare un lavoro, ma anche solo per disquisire di questo o quel film appena visto.
Venezia ha bisogno delle file all'ingresso delle proiezioni, dove si socializza e ci si confronta col sorriso sulle labbra, ha bisogno delle feste e dei party post-proiezione, dove si fanno tanti incontri glamour, ha bisogno di ritrovare il suo pubblico e la sua normalità.
Ovviamente solo se questo è possibile, beninteso. La salute prima di tutto (e ci mancherebbe altro!)
Ma, per favore, facciamo che l'edizione di quest'anno, pur lodevole e necessaria, non diventi una regola. Perchè in parecchi ci stanno già pensando...
Nessun commento:
Posta un commento