Come ormai da tradizione, anche per quest'anno la Notte Horror torna su SOLARIS e
su tutti i blog "amici" che aderiscono a questa bella iniziativa, che da ben sette anni (e senza l'ombra di crisi!) allieta queste calde serate estive. La
formula è sempre la stessa: ogni martedì (tradizionalmente il giorno
caro a Zio Tibia) due recensioni su due blog diversi a due orari
diversi (le 21 e le 23). La scaletta e i relativi link li potete vedere nel banner lungo
in coda a questa recensione. La mia scelta per quest'anno è caduta su un film non certo memorabile ma che rievoca nel sottoscritto - ahimè - dolci ricordi di gioventù... buona lettura e buoni brividi!!
titolo originale: SPECIES (USA, 1995)
regia: ROGER DONALDSON
sceneggiatura: DENNIS FELDMAN
cast: NATASHA HENSTRIDGE, BEN KINGSLEY, MICHAEL MADSEN, FOREST WHITAKER, ALFRED MOLINA, MARG ELGENBERGER
durata: 108 minuti
Un gruppo di scienziati addetti alla ricerca di vita extraterrestre capta un segnale proveniente dallo spazio contenente "istruzioni" per incrociare una sequenza di DNA alieno con quello umano. Dall'esperimento nasce Sil, un essere ibrido dalle fattezze umane (quelle di una bellissima ragazza) che riesce a fuggire dal laboratorio e vagare per l'America in cerca di un suo simile con cui accoppiarsi. Durante il tragitto, ovviamente, massacrerà chiunque le capiti a tiro e ostacoli il suo folle progetto...
Tutto questo preambolo per arrivare al punto: l'unico vero motivo per cui all'epoca mi fiondai al cinema per vedere Specie Mortale era la presenza della statuaria Natasha Henstridge: classe 1974, 1,80 di altezza, misure da pin-up, capelli biondissimi, carica erotica oltre ogni livello di testosterone. Era al debutto sul grande schermo ma a pochi importava del suo talento artistico: il suo ruolo, quello della feroce creatura metà umana metà aliena, prevedeva una generosa esposizione delle sue forme perfette praticamente (quasi) in ogni scena, e da questo punto di vista c'era quindi da rimanere più che soddisfatti.
Detta così, certo, fa sorridere. Un quarto di secolo dopo, però, rivedendolo con poco interesse e con sguardo distaccato (dalle tette della Henstridge), quello che subito balza agli occhi di Specie Mortale (e che allora, a quell'età, nemmeno mi sfiorava) è il bieco maschilismo di un film mediocre, poco ispirato, quasi svogliato, costruito apposta per intercettare un pubblico guardone e adolescenziale, infarcendolo di ogni luogo comune (maschilista, perlappunto) tale da relegare sempre la donna al ruolo di oggetto ludico o sessuale, tipico degli anni '90 (quelli della "Milano da bere", del rampantismo, dello yuppismo, della "bella vita", spesso al di sopra delle proprie possibilità). Specie Mortale è infatti più un softcore che un horror, essendo evidente che al regista (l'artigiano Ronald Donaldson) premeva molto più l'aspetto erotico piuttosto che far saltare sulla poltrona una platea di spettatori più o meno allupati.
E non c'è nemmeno da rammaricarsi più di tanto, dato che il film non sarebbe stato memorabile in ogni caso: la sceneggiatura di Dennis Feldman scimmiotta banalmente Alien e Visitors, con delle ingenuità che fanno perfino sorridere (il DNA alieno "ricevuto"- chissà perchè - dallo spazio, la "creatura", ribattezzata Sil, guardacaso ostile, che - ovviamente! - assume le sembianze di una strafiga galattica! Il finale, neanche a farlo apposta, "aperto" che prelude - come poi puntualmente verificatosi - a una serie di sequel fotocopia che si moltiplicheranno esattamente come la selvaggia, spietata e ingenua Sil), mentre la regia anonima di Donaldson è totalmente al servizio del voyuerismo maschile. E, dal punto di vista commerciale, con piena ragione: il film, costato "appena" 30 milioni di dollari (una miseria, per gli standard hollywoodiani) ne incassò più di 100, dando così il via allo sfruttamento in serie (ci saranno ben tre seguiti, i primi due sempre con la bella Henstridge, poi sostituita per limiti di età dalla svedese Helena Mattsson).
Ho citato Alien non a caso: l'unico aspetto interessante di Specie Mortale è infatti il praticolare parallelo con il capolavoro di Ridley Scott, il cui anello di congiunzione è rappresentato dal "mago" degli effetti speciali H.R. Giger, già autore (insieme al nostro Carlo Rambaldi) proprio delle ambientazioni e delle atmosfere di Alien. Giger, grande professionista, mise a disposizione di Specie Mortale la sua consulenza e la sua esperienza per ricreare scenografie e creature "funeste", sessualmente frustrate (Sil uccide chiunque le capiti a tiro perchè non trova l'uomo giusto per riprodursi), perfettamente in linea con il tono della pellicola. Unico vezzo autoriale di un film altrimenti subito dimenticabile.
Hanno già pubblicato:
E ci sono similitudini anche con Space Vampires che ho parlato settimana scorsa, e non dico altro :D
RispondiEliminaE non solo... più che una trama era quasi un format: buono per tutte le stagioni (e per tanti film!)
EliminaMe lo ricordo bene perchè anch'io andai a vederlo per gli stessi motivi!!
RispondiEliminaUn saluto!
Mauro
Eh Mauro, anche te sei della mia generazione! :)
EliminaBella recensione...avrei voluto vederlo ma dopo quello che hai scritto mi è passata un po’ la voglia.
RispondiEliminaPerò se la storia fa acqua almeno si salvano gli effetti speciali..me pare ?
Oltre alla bellezza della protagonista naturalmente.
Ciao Sauro
Sì, come detto gli effetti speciali non sono affatto da buttare: l'ideatore è lo stesso di "Alien", e la mano esperta si vede. Una delle (poche) cose che si salvano nel film
EliminaErano gli anni '90, quelli della "Milano da bere" e dell'induvidualismo esasperato... e la donna era (purtroppo) troppo spesso relegata a oggetto, non solo al cinema
RispondiEliminaAl cinema per guardarsi attorno? Incredibile. Il cinema l'ho sempre vissuto come l'azzeramento totale della possibilità di incontrare qualcuno/a. Luogo buio e silenzioso e quelle rare fanciulle rigorosamente già accoppiate con energumeno di turno.
RispondiEliminaAvrei voluto commentare anche il film ma non l'ho visto e, con tutta la roba che c'è da vedere, dubito molto che mi capiterà... a meno di non finire intrappolato in qualche "cura Ludovico" creata ad hoc.
Ma sì, infatti era una battuta... ormai al cinema ci vado quasi sempre da solo o con il mio amico cinefilo di fiducia, possibilmente negli orari dove c'è meno gente possibile ;) però va detto che negli anni '80-'90 la fruizione del cinema era molto diversa: in assenza di streaming e pay-per -wiew le sale erano molto più piene di adesso e si organizzavano perecchie "visioni di gruppo" (specie per i film più cazzoni) in cui, tutto sommato, gli incontri non erano così impossibili...
Elimina