Doveva essere il weekend di Onward e, di conseguenza, della tanto auspicata ripartenza del cinema "vero", quello in grado di riportare gente in sala. Sappiamo com'è finita: a Hollywood cinema chiusi e Studios fermi per la recrudescenza della pandemia. Quest'anno va così... Accontentiamoci dunque (si fa per dire) di quello che passa il convento: arriva Un divano a Tunisi, fortunata e divertentissima commedia sociale apprezzata all'ultima Mostra di Venezia. Da vedere, non fosse altro che per la presenza della bellissima (e bravissima) Golshifteh Farahani (ve la ricordate in Paterson?)
(di Manele Labidi, Francia/Tunisia 2019)
Selma (Golshifteh Farahani, splendida) è una psicanalista trentenne che si trasferisce da Parigi a Tunisi per aprire un proprio studio. Dovrà ovviamente scontrarsi con la diffidenza (è un eufemismo...) e la cultura degli abitanti del posto. Non proprio originalissimo ma molto, molto divertente, certo molto più utile alla causa femminista di tanti altri pipponi sul #metoo. Premio del pubblico alle Giornate degli Autori dell'ultima Mostra di Venezia.
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aspettativa: ★★★☆☆
(di Judd Apatow, USA 2020)
A Staten Island, tristissima periferia newyorchese, il pigro e indolente Scott (Pete Davidson) trascorre le giornate tra consumo di droga, sesso occasionale e qualche tentativo di suicidio... un giorno, però, un evento imprevisto lo costringerà ad assumersi le proprie responsabilità. Dopo i "fasti" di 40 anni vergine e Molto incinta, il regista Judd Apatow ci riprova con un'altra commedia demenziale e generazionale, in realtà molto più corretta di quanto vorrebbefar credere.
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aspettativa: ★★☆☆☆
(di Gan Bi, Cina 2018)
Luo torna nella sua città natale dodici anni dopo aver ucciso una donna e averla fatta franca. Ma ovviamente i ricordi torneranno a tormentarlo, obbligandolo (e obbligandosi) a parlare. Apprezzato all'ultimo Festival di Cannes.
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aspettativa: ★★☆☆☆
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