titolo originale: HAMMAMET (ITALIA, 2020)
regia: GIANNI AMELIO
sceneggiatura: GIANNI AMELIO, ALBERTO TARAGLIO
cast: PIEFRANCESCO FAVINO, LUCA FILIPPI, LIVIA ROSSI, ALBERTO PARADOSSI, SILVIA COHEN, RENATO CARPENTIERI, OMERO ANTONUTTI, GIUSEPPE CEDERNA, CLAUDIA GERINI
durata: 126 minuti
giudizio: ★★☆☆☆
Travolto dalle inchieste di Tangentopoli, il leader socialista Bettino Craxi fugge con moglie e figlia ad Hammamet, in Tunisia, per sottrarsi alla giustizia. Qui, nel corso della sua latitanza (che perdurerà fino alla morte) riceverà le visite di politici, compagni di partito, amanti e turisti occasionali...
Bettino Craxi non era (e non è tuttora) un martire. Era un pregiudicato che anzichè difendersi nei processi preferì scappare all'estero per non andare in galera. E scelse un paese che sapeva benissimo non potergli garantire le cure necessarie per la sua malattia.
Bettino Craxi non era perseguitato dalla giustizia. Fu condannato (per due volte) perchè rubava. Non solo per il partito, ma anche per se stesso.
Bettino Craxi fu un leader di statura internazionale, una figura carismatica, potente e rispettato in patria e all'estero. Ma la sua politica, aldilà del sistema corruttivo, devastò il paese aumentando a dismisura la spesa pubblica e il deficit dello Stato. Debiti che stiamo ancora pagando.
Ma di tutto questo nel film di Gianni Amelio non c'è traccia.
Hammamet comincia con un bimbo (Craxi stesso) che spacca un vetro della finestra della scuola a sassate. Prosegue con un breve flash sul Congresso del PSI del 1989, l'apice della sua parabola, in cui un Craxi tronfio e sprezzante liquida in malo modo il tesoriere del partito, che vorrebbe metterlo in guardia dalle prime inchieste della magistratura. E poi inizia il film vero e proprio: vediamo l'ex segretario (anzi, il "presidente", come tutti lo chiamano) ormai vecchio e malato deambulare a fatica nella sua enorme tenuta, circondato dalla moglie, dalla figlia e dagli uomini della scorta. Per tutta la durata del film non sentiremo mai pronunciare il suo nome, nè quello di altri politici, nè quello dei suoi famigliari (che hanno nomi di fantasia, diversi da quelli veri).
Amelio vorrebbe raccontarci il Craxi intimo, quello dei suoi ultimi mesi di vita, solo e abbandonato da tutti (tranne che dalla figlia e dall'amante).
Ma è possibile fare un film sul crepuscolo di un politico famoso lasciando perdere tutto il resto?
No, secondo me non è possibile. Specialmente nell'Italia di oggi, un paese ignorante, culturalmente e moralmente allo sbando, dalla memoria corta e pronto al revisionismo più spicciolo. Se un extraterrestre scendesse ora sulla nostra italietta e andasse al cinema a vedere Hammamet, vedrebbe una specie di "santino" su un uomo vanitoso ma dal cuore d'oro, caratterialmente instabile ma a suo modo premuroso, goloso di dolci e di pastasciutta (tipico dell'italiano medio, retaggio evidente di un passato godereccio), "prigioniero" in una villa principesca e che si sente come Ulisse a Itaca, passando il tempo ad auto-assolversi e scaricando tutto il rancore verso chi lo ha estromesso dal potere. E l'italiano medio nell'Italia di Salvini è esattamente come l'extraterrestre di cui sopra, pronto a giustificare e incensare una figura i cui misfatti sono scritti nero su bianco.
Ma anche senza scomodare gli alieni, proviamo a riflettere per un attimo e ricordarci che cosa fu Mani Pulite: un'inchiesta-simbolo (anche piena di errori, nessuno lo nega) che rappresentò il crollo di un sistema ormai non più sostenibile, anche dal punto di vista morale: più che i magistrati milanesi furono i politici stessi a condannarsi con le loro mani, commettendo l'errore di sentirsi onnipotenti e pensando di potersi permettere qualsiasi cosa restando impuniti, convinti che il loro Potere potesse metterli al riparo da tutto. Un delirio di onnipotenza che gli si ritorse contro, riuscendo ad far indignare persino un Paese come il nostro. E Craxi stava al vertice di questo sistema corruttivo fino al midollo, era un uomo arrogante e autoritario che si sentiva invincibile, tanto da permettersi di fischiare uno come Enrico Berlinguer, che proprio sulla questione morale lo aveva messo con le spalle al muro poche settimane prima di morire, in un memorabile intervento proprio al congresso socialista, a casa sua, sfidando una folla pronta al linciaggio.
Qui sta l''ipocrisia del film di Amelio: non è possibile parlare SOLO del Craxi uomo "dimenticandosi" di tutto quello che gli stava intorno. E' troppo facile indugiare sugli ultimi aneliti di vita di un essere umano ormai al capolinea senza mostrarci il contesto in cui si muoveva. Un uomo vecchio e malandato, perciò compassionevole, apparentemente in esilio in una prigione dorata, che però ostenta uno stile di vita che stride indegnamente con la realtà circostante, che sostiene di non avere alcun tesoro nascosto ma non si sa come possa permettersi un lusso simile. Domande alle quali Hammamet si guarda bene dal rispondere.
C'è solo un personaggio in questo film che prova a farsi qualche domanda. E' il figlio del tesoriere del partito, l'uomo che abbiamo visto nel prologo, che poi si scoprirà essere morto suicida dopo la bufera giudiziaria. Un personaggio inventato che vorrebbe rappresentare la coscienza critica del regista, ma che poi in uno dei (troppi) finali del film, rinchiuso in un manicomio, regala alla figlia di Craxi una misteriosa registrazione pregandola di non farla vedere a nessuno, "per il bene dell'Italia" (!) Non è dato sapere a cosa Amelio si riferisca, in molti ipotizzano e rievocano la storia del conflitto internazionale (un Craxi fatto fuori dagli americani, con cui si era scontrato) ma che anche in questo caso assolve e riabilita la sua figura. Troppo comodo.
Alla fine, il film si regge tutto sulla performance impressionante di Pierfrancesco Favino, un autentico gigante: Favino non interpreta Craxi, è Craxi. Lo ricalca nella voce, nei movimenti, nei comportamenti. Se fosse un attore americano vincerebbe l'Oscar a mani basse, insieme a quello per il trucco. Lo avevamo già apprezzato ne Il Traditore di Bellocchio, qui addirittura si supera: non ci sono dubbi che sia al momento il più grande attore italiano. Ma è l'unica nota positiva di un film poco onesto, agiografico, confuso e mal scritto, a tratti noioso, eticamente irricevibile. Che, guardacaso, è stato approvato dalla famiglia e girato nella vera casa di Craxi in Tunisia.
Vedendolo, non abbiamo mai avuto dubbi.
Effettivamente al di là di quello che dici a cui non avevo pensato, non avendo ancora visto il film, quello che più mi fa storcere il naso a propri è la sensazione di trovarci di fronte a una roba stile fiction. Però non so, prima o poi penso che lo recupererò.
RispondiEliminaIo consiglio a tutti di vedere sempre i film, scevri da pregiudizi e dalle opinioni altrui, e valutarli in base al proprio senso critico. Specialmente in un film come questo dove, per forza di cose, l'analisi politica si sovrappone a quella stilistica condizionando un po' il giudizio. Se lo recuperi fammi sapere che poi ci confrontiamo.
EliminaQuel tipo di film che evito. Tanto più che non ho un gran feeling con Amelio: già "La tenerezza" mi aveva lasciato parecchie perplessità.
RispondiEliminaA dire il vero a me Amelio è sempre piaciuto, comprese anche certe opere che hanno fatto discutere (tipo "L'intrepido) però riconosco che non è un autore "facile", le sue opere non sono mai di facile lettura, spesso sono anche abbastanza faticose. Qui però siamo di fronte a un film smaccatamente politico e questo condiziona molto la riuscita: Amelio viene da una formazione laico-(demo)cristiana e si vede...
EliminaTemevo un'operazione del genere ma non me l'aspettavo da Amelio autore da sempre rigoroso
RispondiEliminaVedi sopra: Amelio viene da un certo mondo... e questo film riflette molto la sua formazione politica.
Eliminaun occhiata a questo film la voglio dare, giusto per capire un po' di cosette
RispondiEliminaFai bene: è giusto che ognuno si faccia il proprio giudizio aldilà di quello che sente dire in giro. E' l'approccio più onesto. Appena l'avrai visto ne riparliamo! ;)
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