sabato 30 novembre 2019

UN GIORNO DI PIOGGIA A NEW YORK


titolo originale: A RAINY DAY IN NEW YORK (USA, 2018)
regia: WOODY ALLEN
sceneggiatura: WOODY ALLEN
cast: TIMOTHEE CHALAMET, ELLE FANNING, SELENA GOMEZ, DIEGO LUNA, JUDE LAW, LIEV SCHREIBER
durata: 92 minuti
giudizio: 



Due ragazzi innamorati si concedono un weekend romantico in una New York piovosa e tentatrice, i cui meccanismi metteranno a dura prova la loro relazione.



Non poteva che tornare nella "sua" New York, nel suo nido accogliente e accomodante, per regalarci finalmente un film degno del suo nome. Dopo un anno tutt'altro che sabbatico e molto doloroso, dopo un riposo forzato dovuto alle assurde polemiche con il movimento #metoo, Woody Allen torna al cinema che predilige, quello nostalgico, romantico, ironico, pungente, scandito a ritmo di jazz e illuminato dalla fotografia calda di Vittorio Storaro: il suo cinema di sempre, insomma, quello che lo ha reso famoso e amato da moltitudini di fan.

Un giorno di pioggia a New York è infatti il miglior film di Allen da parecchio tempo a questa parte, e sarebbe stato davvero un peccato se non fosse riuscito a vedere la luce (rischio tutt'altro che remoto: l'ipocrisia di Amazon, che lo ha prima prodotto e poi disconosciuto, ha fatto sì che il film restasse bloccato per un anno e sdoganato solo dopo una dura battaglia legale). Certo siamo ben lontani dai tempi, forse irripetibili, di Io e Annie e Manhattan, Hannah e le sue sorelle e Radio Days, e certo è difficile aspettarsi qualcosa di stilisticamente sorprendente da un signore di 84 anni al suo quarantottesimo film, eppure va detto che questo piccolo lungometraggio di 92 minuti (sia benedetta la brevità, finalmente!) si lascia vedere con grande piacere: ed è esattamente quello che vorresti dal "vecchio" Woody...


Che, dal canto suo, omaggia a sua volta la settima arte con un film dichiaratamente ispirato ai grandi classici del passato: il suo protagonista si chiama (nella finzione) Gatsby Welles, nome non certo casuale, giovane newyorchese orgoglioso e impaziente di mostrare le bellezze della sua città alla fidanzatina Ashleigh, una ventenne cresciuta in provincia e desiderosa di tuffarsi nella Grande Mela... i due ragazzi sono pronti a trascorrere un weekend romantico tra le strade di una metropoli fascinosa e ammaliante, ma nulla ovviamente andrà come previsto per via una serie di contrattempi che la città stessa, per sua natura, provocherà ad arte, finendo per mettere alla prova il loro rapporto amoroso.

La New York di Allen assomiglia tantissimo alla metropoli tentatrice di Aurora, il capolavoro dell'impressionismo tedesco diretto da Friedrich Wilhelm Murnau, dove una giovane coppia di amanti sprovveduti si lasciava trascinare nella rutilante quotidianità di una città che non dorme mai, salvo poi tornare sui loro passi al sorgere del sole...  Allen ne riprende la struttura, la malinconia, la sensazione di trovarsi in un posto straniante, in un mondo ovattato e scollegato dalla quotidianità, ma ovviamente cambia il finale adattandolo alla sua visione del mondo, e non è certo uno spoiler dire che non poteva esserci un finale diverso, in cui ogni tipo di relazione dovrà sottostare all'ineluttabilità tutta alleniana del destino, che ci vuole individui sempre in bilico tra nevrosi e felicità.

L'ultimo Allen è un film bellissimo da vedere, pur se abbastanza scontato e telefonato. Ma i fan perdoneranno senza problemi il vecchio maestro, la cui unica lacuna stavolta riguarda (per il sottoscritto) la scelta degli attori protagonisti: Timothee Chalamet dopo la performance strappacuore di Chiamami col tuo nome prova a costruirsi un'immagine di "bello e dannato", ma non ha nè fisico nè carisma, mentre Elle Fanning, eterea e inconsistente (quando non è diretta da Sofia Coppola), qui a volte fa perfino innervosire con il suo campionario di smorfiette e mossettine non richieste, mentre Selena Gomez, beh, cinema ha proprio poco a che fare. Meglio, molto meglio, i comprimari Jude Law, Diego Luna e Liev Schreiber, ma è chiaro che qui si parla di attori veri...

10 commenti:

  1. Non vedo l'ora di vederlo, questa tua rece me ne fa venire voglia ancora di più. Sperando smetta di piovere qui, andrò la prossima settimana a vedere questa commedia, che fin dal titolo e dalla locandina fa pregustare l'Allen-touch.
    p.s.
    A me era piaciuto un sacco anche La ruota delle meraviglie.

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    1. Beh, se piove sei perfettamente nel "mood" alleniano... scherzo! :)
      Direi che quest'ultimo film è di gran lunga il miglior Allen degli ultimi tempi. "La ruota delle meraviglie" non mi era dispiaciuto, però l'avevo trovato un po' "stanco". Questo invece lo trovo più fresco e vitale.

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  2. L'America è il paese degli ipocriti: per moltissimi americani il fatto che una 17enne sia attratta sessualmente da un 50enne (Liev Schreiber ne ha 52, e li dimostra tutti) è la vergogna più atroce che mente umana possa concepire. Se poi Mr. Trump prolunga all'infinito la guerra in Afghanistan, provocando chissà quali stragi... beh, è un peccatuccio!

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    1. Eh, lo so. Meglio lasciar perdere, guarda... Allen e Polanski sono stati "banditi" dall'Academy per storie vecchie di decenni e totalmente snaturate dall'opinione pubblica. E' semplicemente ridicolo. Ridicolo e ipocrita, concordo.

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  3. Spero che esca presto in Uk, l'ultimo mi aveva un po' delusa, ma Café Society mi era piaciuto molto

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    1. Dipende, come scrivevo sopra, dal bigottismo che c'è nel Regno Unito. Negli USA non uscirà probabilmente mai (Amazon, che detiene i diritti, è intenzionata a non distribuirlo neppure in home video). Speriamo che in UK ci sia un po' più di elasticità (soprattutto mentale!)

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  4. Come sai per me Woody è un po' come un nonno, è impossibile non volergli bene! Quindi in ogni caso non potrò essere imparziale! :)

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    1. Lo so benissimo :) aspettavo con ansia il tuo commento ;D ;D

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  5. Allen è sempre in cima ai cuori dei cinefili. E' chiaro che alla sua età non può dire molto di nuovo ma quello che dice lo dice benissimo. A me piace sempre.
    Buona serata!
    Mauro

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    1. Esattamente. per lui vale un po' lo stesso discorso di Clint Eastwood (anche se io amo più Eastwood, ma questi ovviamente sono gusti personali). Difficile aspettarsi film innovativi da loro, ma avercene di film così... per quanto "classici" nello stile. Che poi, alla fine, agli spettatori piacciono proprio per questo.

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