La Notte Horror 2019 è in pieno svolgimento, e stavolta tocca proprio a SOLARIS fare gli onori di casa: la mia scelta per quest'anno è caduta su uno di quei titoli talmente classici da vantare (al pari di una nota rivista) innumerevoli tentativi di imitazione... anche se, a dire il vero, pure questo è un remake di un vecchio film degli anni '60: ma il tocco, lo stile e l'ambientazione volutamente a tinte forti imposto da Carpenter lo rendono assolutamente personale, pur se imperfetto. Da vedere e riscoprire!
titolo originale: JOHN CARPENTER'S VILLAGE OF THE DAMNED (USA, 1995)
regia: JOHN CARPENTER
sceneggiatura: DAVID HIMMELSTEIN
cast: CHRISTOPHER REEVE, KIRSTIE HALLEY, LINDA KOZLOWSKI, MARK HAMILL
durata: 102 minuti
In una piccola cittadina americana dieci donne si ritrovano contemporaneamente incinte dopo uno "strano" attacco di narcolessia. Tutte (tranne una) metteranno al mondo dei bambini apparentemente sanissimi, che però portano dentro di loro un terribile segreto... il medico del paese proverà a far emergere la verità.
Ho detto "politicamente" non a caso: dal punto di vista cinematografico, in effetti, Villaggio dei dannati non raggiunge certo vette di qualità, venendo ricordato (forse) più per essere stato l'ultimo film di Christopher Reeve prima dell'incidente a cavallo che lo rese disabile piuttosto che per virtuosismi di regìa. Di concezione palesemente commerciale, destinato a rincorrere il grande pubblico, il film ha un ritmo piuttosto blando (dura 102 minuti contro i 77 del predecessore, pur restandone molto fedele) ed è accompagnato da goffi effetti speciali, creati in economia, che stemperano parecchio la tensione. Più fantascienza che horror, insomma, per un prodotto apparentemente non per palati fini.
Eppure, se lo analizziamo con più attenzione e con altri parametri non strettamente stilistici, il film incuriosisce e fa pensare. Potremmo persino considerarlo come una sorta di sequel del cult The Fog (1980), laddove una nebbia assassina "vomitava" zombie pronti a vendicarsi delle angherie subite mentre erano in vita... qui abbiamo invece una specie di intelligenza aliena che si insinua nei corpi delle donne del villaggio costringendole a partorire mostri che poi semineranno il panico nella piccola comunità bigotta, tipica di una certa parte d'America.
Un'invasione biologica, silenziosa, subdola, che ribalta il concetto gioioso di maternità trasformandolo in un incubo senza fine: gli invasori alieni si infilano negli uteri delle future madri, che generano bambini senza sentimenti e dotati di poteri extra-sensoriali che useranno, manco a dirlo, per scopi poco amichevoli come quello di distruggere il villaggio, e poi la periferia, la nazione, il mondo intero. Ecco il significato politico: le colpe dei genitori ultra-conservatori e retrogradi che ricadono sui loro figli, così come quelle di una società ipocrita che condanna gli uomini a stereotipi senza senso (il bambino "single" che è capace di umanità a differenza dei suoi coetanei "accoppiati" e spietati) e li mette spalle al muro di fronte alla pressione della massa, quasi mai capace di prendere decisioni sensate.
La macchina da presa di Carpenter assume uno sguardo inquisitore, addirittura quasi ultraterreno: ne è un esempio la scena d'apertura, con gli elicotteri che "deturpano" con la loro presenza le coste californiane, mentre scorrono i titoli di testa. Non solo: il calvario delle dieci madri mette a nudo la realtà americana, incapace di controllare se stessa e scovare i propri mostri, quelli che poi le si ritorceranno drammaticamente contro (si pensi, appena sei anni dopo - quasi una profezia! - agli attentati alle Torri Gemelle).
Villaggio dei dannati è il film forse più umano e compassionevole di Carpenter (che non a caso gira anche un finale molto più aperto rispetto a quello - ineluttabile - dell'originale) fortemente aderente al punto di vista femminile, quasi "rivoluzionario" per i tempi. Peccato che le donne del cast, almeno le protagoniste principali (Kirstie Halley e Linda Kozlowski) non rendano giustizia a questi temi complessi palesando una recitazione quasi accademica e fin troppo impostata, che pesa sul giudizio finale. Particina anche per uno stralunato Mark Hamill, ormai ben lontano dai fasti di Guerre Stellari.
Non lo guardo dalla prima volta che l'avevano passato in TV e lo ricordo giusto per la fine terribile di Kristie Alley, all'epoca uno dei miei miti in quanto protagonista di Senti chi parla.
RispondiEliminaDevo recuperarlo, magari assieme all'originale che ricordo invece molto affascinante.
Anch'io devo vedere l'originale, a questo punto è doveroso.
EliminaE, perlappunto, anche la "finaccia" di Kristie Alley, all'epoca una diva, la dice lunga sulla scorrettezza del film...
Sì, il più blando di Carpenter, che comunque si fa sempre riconoscere anche nei prodotti "peggiori". A mio modo voglio bene pure a questo film.
RispondiEliminaIo pure! ;)
EliminaNon sono amante del genere, tuttavia questo film ha un suo fascino "vintage": mi pare invecchiato benino ;)
RispondiEliminaMa sai... questo film è un po' come le persone brutte: chi era brutto anche da giovane, da vecchio fa meno impressione e ci guadagna pure in fascino (a differenza di chi era bellissimo in gioventù e deve affrontare la vecchiaia). Paragone un po' brutale ma penso di aver reso l'idea ;)
EliminaCredo di aver visto, seppur non completo, l'originale che non questo, ed è personalmente strano...
RispondiEliminaBeh, non tanto strano direi: l'originale è un piccolo "cult".
EliminaAssolutamente d'accordo con l'ultima frase! ;) ma anche con il resto: hai ragione, il bambino singolo, "spaiato", inquietante, vale da solo la visione del film. Un Carpenter svogliato è pur sempre meglio di un qualsiasi Roland Emmerich o Michael Bay...
RispondiEliminaDi questo film ricordo una pubblicità su Italia 1 proprio per Notte Horror che mi inquietava veramente tantissimo, poi una volta cresciuto non ho mai avuto voglia di recuperarlo. Penso che prima o poi dovrei farlo però
RispondiEliminaInfatti secondo me è proprio questo il bello delle iniziative come "Notte Horror": invogliarti a vedere film mai visti o dimenticati, specialmente in queste torride serate estive dove l'ozio è d'obbligo... per questo partecipo sempre volentieri! ;)
EliminaNon è potente come l'originale, ma rimane comunque un prodotto più che discreto...
RispondiEliminaEsatto: un Carpenter è sempre un Carpenter ;)
EliminaSarà anche un Carpenter minore ma in questa sesta edizione della NH questo titolo svetta alla grande!
RispondiEliminaD'accordissimo. Come si suol dire... ;) un Carpenter "minore" è pur sempre "maggiore" di tante altre pellicole sul tema!
EliminaInteressante recensione! Come giustamente hai scritto, ritmo troppo blando e prove attoriali da dimenticare (non tutte), ma il Maestro merita sempre!
RispondiEliminaHo linkato la tua recensione sotto quella che ho scritto sul mio blog, spero non ti dispiaccia! Ciao!
Ciao, figurati. Anzi, mi fa molto piacere: ho scoperto un altro blog di cinema che ancora "resiste", complimenti! L'horror non è uno dei miei generi preferiti ma in questi giorni di clausura forzata lo sto riscoprendo, e scorrendo le tue pagine ho trovato spunti interessanti! Grazie per avermi contattato.
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