titolo originale: ROCKETMAN(GB, 2019)
regia: DEXTER FLETCHER
sceneggiatura: LEE HALL
cast: TARON EGERTON, RICHARD MADDEN, JAMIE BELL, BRYCE DALLAS HOWARD
durata: 121 minuti
giudizio: ★★☆☆☆
La vita di Elton John dall'infanzia (difficile) fino al successo, raccontata attraverso le sue canzoni
L' incipit è di quelli ad effetto: un uomo vestito da diavolo alato e piumato si dirige barcollando lungo un corridoio vuoto. Ci si aspetta che finisca su un palcoscenico, e invece ci ritroviamo all'interno di una seduta di alcolisti anonimi che praticano terapia di gruppo. Ma si capisce subito che in questo caso è difficile mantenere l'anonimato, nonchè non monopolizzare l'attenzione: "mi chiamo Elton John, sono alcolizzato, chiedo aiuto".
Comincia così il non troppo sorprendente viaggio di Rocketman, con il "solito" flashback che ci riporta alla difficile infanzia di Reginald Kenneth Dwight, il brutto anatroccolo poi trasformatosi in star spronato da un collega musicista: "Devi uccidere la persona per cui sei nato per diventare la persona che vuoi essere...". Ma ovviamente la "persona per cui sei nato" continuerà a tormentare per tutta la vita il fragile Elton, quel ragazzino bisognoso d'amore cresciuto con un padre anaffettivo e una madre egocentrica, che mai si occuperanno di lui...
Diciamolo subito: è inevitabile non paragonare Rocketman al fortunatissimo Bohemian Rhapsody, per tutta una serie di analogie. Innanzitutto perchè il regista Dexter Fletcher li ha (quasi) diretti entrambi: il primo ufficialmente, l'altro ufficiosamente per i noti problemi giudiziari di Bryan Singer, accreditato ma in seguito allontanato dalla produzione. E poi perchè, ovviamente, entrambi i film ripercorrono la carriera di due star planetarie della musica pop, con i loro alti e bassi, seppur in maniera molto diversa. Se infatti Bohemian Rhapsody è un vero e proprio film-tributo alla carriera di Freddie Mercury, costruito su misura per i fan, Rocketman è un biopic in piena regola, girato sotto forma di musical, che è piaciuto parecchio alla critica e molto, molto meno al pubblico (lo dicono gli incassi: stratosferici per Bohemian Rhapsody, deludenti, quasi impietosi per Rocketman).
La ragione non può essere solo quella, semplicistica, della scarsa attitudine del pubblico al genere musical, anche perchè i brani in scaletta sono tutti straconosciuti e amatissimi dagli appassionati. Il problema è un altro, ben più profondo, e risiede nell' "anima" dei due film, la componente emozionale, affettiva, partecipativa, la capacità di coinvolgimento. Si ha un bel dire infatti che Rocketman è una pellicola più sincera, accurata, cinematograficamente meglio riuscita... il che è pure vero: la sceneggiatura non fa sconti alla figura tutt'altro che immacolata di Elton John, il protagonista Taron Egerton canta tutte le canzoni con la sua voce (a differenza di Rami Malek) e il suo mimetismo con la popstar inglese è impressionante (anche se in taluni outfit assomiglia più - non vogliatemene - al compianto Ivan Graziani). Eppure Rocketman, al contrario di Bohemian Rhapsody, è piatto come un biliardo, non emoziona praticamente mai.
La forza di Bohemian Rhapsody, infatti, stava tutta nella sua trascinante energia, nel suo essere dichiaratamente un film scritto e pensato per omaggiare un mito: era il film che gli appassionati volevano, cucito su misura per loro, magari non accuratissimo dal punto di vista biografico, certamente meno profondo ma sincero negli intenti e nei contenuti. Un film esaltante, eccitato (nel senso buono) con il pubblico in sala che canta le canzoni e applaude sui titoli di coda.
Rocketman, al contrario, è un biopic prevedibilissimo e senza spina dorsale, piuttosto "democristiano" nel disegnare la figura di Elton John, stando ben attendo a dosare con il bilancino i lati positivi e negativi del suo carattere, ma senza mai approfondirli. Il film segue il classico schema che il cinema hollywoodiano riserva ai divi "maledetti": ascesa, successo, caduta, rinascita, con ovvie istantanee sulla "solita" infanzia difficile e la mancata accettazione dei genitori, non tralasciando naturalmente la scoperta dell'omosessualità del protagonista.
Tutto giusto, corretto, ma emozionante come la lettura di una circolare ministeriale.
E poi, consentitemi, anche un tantinello ruffiano: mentre scorrono i titoli di coda apprendiamo che Elton John adesso sta benissimo, che da quasi trent'anni non fa più uso di droghe e psicofarmaci, che è felicemente sposato con due bambini e che la sua vita privata va a gonfie vele. E allora perchè durante la visione non si parla mai di questo? Perchè si insiste solo con la vittimizzazione del personaggio? Domanda e risposta chiaramente retoriche...
E poi, consentitemi, anche un tantinello ruffiano: mentre scorrono i titoli di coda apprendiamo che Elton John adesso sta benissimo, che da quasi trent'anni non fa più uso di droghe e psicofarmaci, che è felicemente sposato con due bambini e che la sua vita privata va a gonfie vele. E allora perchè durante la visione non si parla mai di questo? Perchè si insiste solo con la vittimizzazione del personaggio? Domanda e risposta chiaramente retoriche...
Egerton da parte sua dà il massimo: canta tutte le canzoni, si traveste, si immedesima nel personaggio: ma lo fa meccanicamente, senza gioia e senza passione, poco asservito da un copione che non fa mai decollare la pellicola, come un compitino scolastico che si limita a descrivere esteriormente il protagonista senza mai sviscerarne la personalità. Di Bohiemian Rhapsody dicevamo che era un film che ti lascia con la voglia matta di riascoltare e riscoprire una discografia straordinaria. Rocketman invece ti lascia addosso solo una sensazione di incompiutezza o, peggio, di onesta indifferenza. Lo potreste apprezzare, sul momento potrà anche piacervi, ma difficilmente lo ricorderete.
A me sono piaciuti entrambi. Credo che molto influisca anche dai gusti musicali e dal fatto che Mercury sia morto. Però anche questo film l'ho trovato molto profondo.
RispondiEliminaBuona serata.
Mauro
Certo, Mauro: sicuramente il fatto che Mercury non sia più fra noi ne ha alimentato il mito e l'affetto dei fan (aldilà dei gusti personali). Su questo non ci piove. E sicuramente "Rocketman" è più profondo rispetto a "Bohemian Rhapsody", ma si tratta di due film molto diversi con scopi evidentemente diversi: "Bohemian Rhapsody" è stato scritto e pensato apposta per i fan, come un tributo in piena regola, e secondo me ha centrato l'obiettivo alla grande, pur con le sue incongruenze (ma, lo ripeto sempre, non si tratta comunque di un documentario. "Rocketman" ha invece scelto la strade del biopic puro e semplice, più rispettoso dei fatti ma molto, molto meno trascinante.
EliminaCome stile ho preferito Rocketman, sarà che adoro i musical. E anche l'interpretazione di Egerton è una spanna sopra quella di Malek, che alla fine era un concorrente del Tale e quale show, mentre l'altro attore perlomeno ci mette del suo.
RispondiEliminaDetto questo, li riguarderei volentieri entrambi!
Nulla da ridire sul fatto che l'interpretazione di Egerton sia più aderente e personale rispetto a quella di Malek (non fosse altro che canta le canzoni con la sua voce) però, a mio giudizio, è proprio il film a non funzionare, colpa di una sceneggiatura piatta e telefonatissima che non porta mai lo spettatore ad emozionarsi... poi è chiaro che sui gusti non si discute: personalmente non sono granchè amante del musical e di sicuro questo ha influito sul mio giudizio, però non in maniera eccessiva ;)
EliminaNon mi ispira sinceramente, ho visto il trailer e non mi ha colpito molto. Ho preferito vedere The Dirt su Netflix, mentre Bohemian Rhapsody l'ho visto al cinema
RispondiEliminaDevo decidermi a dare più chance a netflix, che ho dimenticato lì in un angolo... ;)
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