sabato 9 giugno 2018
A BEAUTIFUL DAY
titolo originale: YOU WERE NEVER REALLY HERE (Gb, 2017)
regia: LYNNE RAMSAY
sceneggiatura: LYNNE RAMSAY
durata: 95 minuti
giudizio: ★★★☆☆
Non perdo mai occasione per stigmatizzare la malsana fantasia dei titolisti italiani quando si tratta di tradurre i titoli originali dei film, e sebbene sia risaputo che al peggio non c'è mai fine... in questo caso siamo davvero ai confini della realtà (o della follia!). Insomma: You were never really here (letteramente: "non sei davvero mai stato qui") da noi è diventato A Beautiful Day (sic!). Siamo arrivati al punto di tradurre un titolo in inglese con un altro titolo in inglese, il cui significato non c'entra un'emerita mazza con quello originale! Da non crederci.
Dico questo perchè, davvero, quello che viene raccontato nell'ultimo film di Lynne Ramsay è proprio tutt'altro che un beautiful day, anzi... il protagonista, come sapete, è un Joaquim Phoenix barbuto e sovrappeso che torna a interpretare un personaggio nevrotico, disilluso e tormentato (come in Two Lovers), oppresso da manie suicide e da una difficile situazione familiare. Il suo ruolo è quello di Joe, un veterano di guerra che vive con la vecchia madre e combatte ogni giorno contro i demoni del suo passato. Per scrollarsi di dosso i sensi di colpa derivanti dagli orrori vissuti in divisa, Joe si trasforma in una specie di "giustiziere della notte" schivo e depresso, deciso a debellare il turismo sessuale del suo quartiere e salvando la vita a giovanissime baby-prostitute, con tutte le conseguenze (drammatiche) del caso...
La regista, prendendo spunto dal romanzo omonimo di Jonathan Ames, confeziona una pellicola estremamente fascinosa e con atmosfere ipnotiche e suggestive per lo spettatore: merito della splendida fotografia di Thomas Townend e del montaggio frammentato di Joe Bini, che regalano sequenze di grande impatto visivo, sapientemente accompagnate dalle musiche di Jonny Greenwood. Una confezione perfetta che ti costringe a "immergerti" nell'inferno personale, ansiogeno e malato di Joe, assaporandone il suo dramma interiore e obbligandoti ad aprire gli occhi sulla sua intimissima "missione": quella di un uomo che non si dà pace per il male che lo devasta e cerca ogni giorno di ripulirsi la coscienza salvando anime innocenti (un concetto che mi ha ricordato - forse solo a me! - il discreto Sette Anime di Gabriele Muccino, forse l'unico suo film che sono riuscito a vedere, ndr.)
Non tutto però funziona. A Beautiful Day ha un inizio folgorante e scene visivamente splendide, ma finisce (quasi) subito per appiattirsi su se stesso. L'impianto narrativo, destrutturato e ripetitivo, si "sgonfia" dopo pochi minuti, complice una trama molto esile, tutt'altro che avvincente e con pochi spunti (piuttosto opinabile, mi sento di dire, il premio per la miglior sceneggiatura vinto l'anno passato a Cannes) che si scopre irrimediabilmente con il fiato corto: il film dura solo un'ora e mezza ma si avverte comunque una certa stanchezza, tipica di uno script che si avvita su se stesso. Il paragone con Taxi Driver di Scorsese proprio non sta in piedi, salvo che per le tematiche (comunque generiche ed affini a tanti altri film) che però non bastano certo neppure a sfiorare le vette di tale capolavoro.
Resta così "soltanto" (si fa per dire) l'ennesima, gigantesca interpretazione di Joaquim Phoenix, lui sì giustamente premiato con la Palma d'oro e protagonista di uno dei ruoli più sgradevoli e violenti della sua carriera. Un "vendicatore" senza appeal e senza speranza, un devastato "uomo qualunque" in cerca di una redenzione impossibile, che massacra le sue vittime a martellate e si strugge in un'improbabile, goffissima dolcezza verso la madre anziana che è spaventata per aver visto da sola Psyco in tv... un uomo incapace di essere felice, di controllarsi, di accettarsi, di rendersi conto che fuori, davvero, possono anche esserci "buone giornate". A patto di volerlo.
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Il film non l' ho ancora visto, ma su Phoenix sfondi una porta aperta,è un attore straordinario e ingiustamente sottovalutato, di quelli di cui si riconosce prims il talento che il nome,è scandaloso che non abbia mai vinto un Oscar(per quanto possano ancora valere questi premi oggigiorno,io a lui ne avvrei dati già due per Walk the line e The Master)
RispondiEliminaP.S:bellissimo blog, complimenti per il garbo e l' eleganza con cui rispondi anche hai commenti poco lusinghieri��
Ti ringrazio per i complimenti! Ma perchè non mi scrivi il tuo nome? :) In ogni caso è sempre un piacere ricevere apprezzamenti per questo piccolo blog che mi porta via (felicemente) una bella fetta di tempo libero... quindi grazie davvero!
EliminaSu Phoenix non posso che essere d'accordo con te al 100% : grandissimo attore, il cui essere "fuori dagli schemi" e fuori dai circuiti glamour lo penalizza a livello mediatico ma non ne intacca il talento (anzi!). Ai film che hai citato ne aggiungerei almeno altri due, "Her" e "I padroni della notte", dove è veramente superlativo.
Hai ragione, non mi ricordavo proprio di "sette anime"! In effetti le situazioni si assomigliano parecchio (tranne, ovviamente, il modo in cui sfogare il proprio disagio). Sì, forse è davvero l'unico film vedibile di Muccino senior!
RispondiEliminaVero? Ma sai che ci pensavo sempre durante la visione? L'unico Muccino che mi abbia lasciato qualcosa...
EliminaIn effetti la "traduzione" italiana del titolo è incommentabile.
RispondiEliminaAl peggio non c'è mai fine (ricordo ad imperitura memoria il capostipite del genere: "Domicile Conjugal" di Truffaut tradotto con "Non drammatizziamo, è solo questione di corna...") ma certo bisognava sforzarsi davvero parecchio per partorire un obbrobrio del genere!
EliminaIo avrei voluto essere una delle cassiere dei pochi cinema che lo hanno proiettato per vedere gli spettatori nominare il titolo ogni volta XD
RispondiEliminaDetto questo, a me è piaciuto molto ma paragonarlo scomodamente a Taxi Driver o Drive, persino a Léon, come hanno fatto molti, è a dir poco improprio...
Infatti. Certi paragoni bisognerebbe proprio lasciarli stare e valutare i film per quello che sono: i capolavori, per loro natura, sono pochissimi e vanno lasciati in pace. Godiamoci invece un buon prodotto medio come questo e parliamone seriamente senza troppi voli pindarici...
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