(id.)
regia: Luca Miniero (Italia, 2018)
cast: Massimo Popolizio, Frank Matano, Stefania Rocca, Gioele Dix, Eleonora Belcamino, Ariella Reggio
sceneggiatura: Luca Miniero, Nicola Guaglianone
fotografia: Guido Michelotti
scenografia: Tonino Zera
montaggio: Valentina Valiani
musiche: Pasquale Catalano
durata: 100 minuti
giudizio: ★★★★☆
trama: Benito Mussolini si ritrova catapultato (letteralmente) nell'Italia di oggi, mentre lui pensa di essere ancora nel 1945. Scambiato per un attore, viene "ingaggiato" da un regista per un documentario su se stesso, che lo porterà a girare in lungo e in largo il paese, dove continuerà ad esporre tranquillamente le sue idee totalitarie, diventando un vero e proprio fenomeno mediatico...
dico la mia: Ebbene, confesso la mia ingenuità: avrei giurato che un film come questo, uscito in piena campagna elettorale in ben quattrocento sale italiane, avrebbe provocato un vespaio di polemiche e rinfocolato dibattiti al calor bianco sulla figura del Duce. Invece niente di tutto questo è accaduto: significa che in paese come il nostro un film così inquietante e terribile (l'argomento, non il film) come Sono tornato venga proiettato al cinema nell'indifferenza generale, soprattutto quella del pubblico, che pensa (e, quel che è peggio, si convince) di assistere a una commedia dissacrante e ridanciana su un personaggio così lontano nel tempo...
"Anche allora la gente rideva, credevamo che fosse solo un comico..." esclama con la voce strozzata un'anziana vegliarda durante una delle sequenze più toccanti del film. Frase tristemente vera, che fotografa in pieno l'amara realtà dell'Italia di oggi, una nazione che non ha più memoria storica e convive "serenamente" con i fantasmi del passato, così remoti e così sbiaditi da far apparire Mussolini come una specie di clown in divisa, un fenomeno da baraccone in grado di divertire e perfino affascinare una platea purtroppo sempre più ignorante...
Ad inquietare più di ogni altra cosa, del film di Luca Miniero, sono soprattutto le sequenze (autentiche!) in cui un attore (un grande attore, Massimo Popolizio) gira indisturbato per le strade di diverse città italiane vestito come Mussolini e, a telecamere nascoste, incontra la gente declamando slogan tipici del Ventennio: e la gente non solo non s'indigna e, come scrive giustamente Alberto Crespi su Strisciarossa, nessuno chiama la polizia (il reato di apologia di fascismo esiste ancora!) ma assiste divertita alla messinscena e c'è perfino chi vuole farsi selfie con il protagonista, senza neppure averlo riconosciuto! A questo ci hanno portato anni, anzi decenni di mala gestione della scuola pubblica e di rincoglionimento televisivo-mediatico, che non a caso nel film ha un ruolo fondamentale.
Ma andiamo con ordine: siamo a Roma, oggi. Nei giardini di Piazza Vittorio il Duce cade dal cielo e si risveglia in un quartiere multietnico e popolare. Lui, che crede di essere ancora nel '45, ipotizza il successo dell'Abissinia e cerca di scappare verso il Vittoriano. Qui incontra due edicolanti gay che lo soccorrono e lo rifocillano ma lui, disgustato, li abbandona in malo modo e chiede di poter tornare a casa sua, a Villa Torlonia. Ma per arrivarci è necessario prendere un autobus che parte da Piazza
Matteotti...
L'ironia e la commedia finiscono qui, dopo un quarto d'ora di film. Da questo momento in poi Sono tornato diventa una pellicola via via sempre più inquietante e distopica: un giovane documentarista (Frank Matano) s'imbatte nel dittatore fuggiasco e, credendolo un attore, lo convince a girare un documentario su di lui, in giro per l'Italia. Le immagini del redivivo Duce fanno impazzire la gente, Mussolini diventa un fenomeno mediatico: dai social alla tv il passo e breve, e complice una cinica produttrice televisiva (Stefania Rocca) l'ingombrante personaggio impara subito a controllare l'informazione, plasmandola a sua immagine, esattamente come settant'anni prima. Il suo pragmatismo fa accapponare la pelle ("eravate un popolo di analfabeti, torno e vi ritrovo analfabeti") e la memoria del cinefilo non può non andare a un altro grande film a tema, Quinto Potere di Sidney Lumet, esemplare parabola sul controllo dei media e la manipolazione delle masse.
Sono tornato è il remake ufficiale di un film tedesco, Lui è tornato di David Wnendt (2015) che ipotizzava ovviamente il ritorno di Hitler. I due film sono praticamente identici nella forma e nella trama, però diversissimi nel modo di affrontare la storia. Basta vederli una sola volta per capire quanto sia stato diverso per noi e per i tedeschi il modo di fare i conti col passato. Se infatti in Germania Hitler è un vero e proprio tabù (e non a caso da quelle parti il film ha avuto un successo strepitoso, scuotendo profondamente l'opinione pubblica), in Italia non possiamo dire altrettanto per Mussolini e il Fascismo, che ancora vengono tollerati, sopportati e, incredibilmente, da qualcuno perfino ammirati...
Ma, attenzione, non da vecchi nostalgici repubblichini o discendenti di "camerati" dell'epoca (ormai davvero sparuti e folkloristici) bensì da giovani e giovanissimi, che si vestono di nero e fanno il saluto romano senza neppure immaginare cosa abbiano significato, per davvero, quei gesti e quei simboli. Lo testimonia la scena più impressionante e agghiacciante del film, quando il Mussolini/Popolizio si reca in visita a una sezione di giovani neofascisti: dopo aver constatato il vuoto pneumatico di idee e valori che (non) vivono sotto quelle mura, il Duce se ne allontana schifato, non riconoscendo più la sua gente... oggi come allora, la differenza la fa solo e soltanto l'ignoranza.
Non so se vederlo, non sono sicuro di voler vedere un film dove si riesce a scherzare sul fascismo. Apprezzo comunque (come sempre) il tuo senso critico.
RispondiEliminaBuonanotte.
Mauro
Capisco i tuoi dubbi, Mauro. Che poi sono (erano) anche i miei. Ma ti posso garantire che il film non ironizza assolutamente sul fascismo, anzi... puoi vederlo tranquillamente, poi mi dirai.
EliminaInquietante e sorprendente, oltre ogni aspettativa. Molto più del film tedesco. Una delle sorprese dell'anno.
RispondiEliminaConcordo. Nettamente superiore a mio avviso al film tedesco: c'è un approccio ben diverso alla storia, ed è davvero molto più inquietante. E' una fotografia perfetta del nostro paese.
EliminaChi sostiene si tratti di un film-fotocopia... o si ferma alla forma (e allora posso essere d'accordo) oppure non lo ha visto o non lo ha capito.
eh immaginavo che il film fosse così ^^
RispondiEliminaIo invece... diciamo che lo speravo! ;)
EliminaInquietante, più che altro, che i politici di oggi siano rappresentati alla perfezione da un personaggio di 80 anni fa.
RispondiEliminaGià. Che poi è quello che ripete anche il protagonista nel film...
EliminaAnonimo 3, non è affatto un film che scherza sul fascismo. Come ben spiega Kelvin, è una riflessione amara sulla visione del fascismo che ne ha l'Italia di oggi, e paradossalmente chi ci scherza son proprio gli italiani.
RispondiEliminaPurtroppo è così. Quello che preoccupa sono l'indifferenza e la leggerezza con le quali è stata accolta questa pellicola, che mette in guardia da un pericolo reale (ogni riferimento ai fatti di queste ore - a Macerata - non è certo casuale). Il fascismo in Italia non ha mai fatto davvero i conti con la storia, e i suoi rigurgiti non sono fsiologici ma la conseguenza naturale di un non-percorso storico. Ma mi pare che davvero in pochi se ne stiano rendendo conto...
EliminaIo non ho mai pregiudicato la pellicola, ho identificato subito gli intentj...mi sta solo sulle balle la presenza di gente cone Matano quando abbiamo molti altri talenti provenienti da anni di gavetta al teatro...invece scelgono sempre di metterci questi fenomeni che non hanno neanche l'idea di cosa sia recitare.
RispondiEliminaConfesso che non sapevo, e tuttora ne so pochissimo, chi fosse questo Frank Matano. Che dirti... il discorso sarebbe lungo e verrebbe facile generalizzare: indubbiamente il fatto di provenire dal mondo di internet e dalla televisione aiuta parecchio ad entrare nel mondo del cinema che conta. Ma alla fine la cosa più difficile è sempre restarci. E se non sei bravo non resti...
EliminaIl film mi interessa moltissimo, tant'è che sono molto più preoccupato dalle potenzialità devastanti del suo pubblico piuttosto che dall'effettiva qualità di questo, su cui nutro grande fiducia. La tua recensione me ne dà ancora di più e spero di riuscire ad andare a breve a vedere questa pellicola.
RispondiEliminaLa qualità per me c'è. Vai a vederlo e poi, se ti va, ne riparliamo volentieri :)
EliminaConcordo pienamente sulla differenza tra il film tedesco e quello italiano, anzi sulla differenza tra la Germania di oggi e l'Italia di oggi.
RispondiEliminaPer i tedeschi Hitler era veramente un mostro e la sua casa natale a Branau non è stata mèta di pelligrinaggi (anzi, ora la spianeranno con le ruspe) come invece succede a Predappio.
ER IST WIEDER DA è quindi una parodia della tv spazzatura.
Invece SONO TORNATO fa rabbrividire: sembra che tantissimi italiani trovino SIMPATICO quello stronzo di Mussolini e, comunque, non sentano la necessità di esaminare seriamente quel periodo storico...
forse perché i nostri leaders valgono quel che valgono?
Condiviso tutto. La rimozione della memoria storica (come viene fatto notare sinistramente nel film) porta alla sottovalutazione del pericolo e all'oblio del Ventennio più nero per il nostro Paese. Anche se, a dire il vero, la situazione non era dissimile nemmeno decenni fa... in Italia non si fanno mai i conti con il passato (e non solo per il fascismo, mi viene da dire).
Elimina''Lavare i panni in famiglia'' per gli Italiani vuol dire non lavarli affatto..
EliminaLa nostra massima bravura è rifilare agli altri le nostre colpe..
Ricordo cose come ''Gli Inglesi in guerra sono stati macellai'', ''Gli Americani hanno vinto la guerra e ci comandano come vogliono''
Ma chi ha fatto la guerra? Chi ha attaccato?
Tacere, anche con la complicità della sinistra, le violenze che abbiamo scatenato in Libia, Albania, Jugoslavia, Somalia.. anche quello è il nostro ''Lavare i panni in famiglia''
A quel punto rimangono le violenze subite, che sono ingiuste come quelle causate da noi, ma che non vengono certo dal nulla..
Sono esempi, non gli unici, della rimozione che abbiamo attuato come facciamo sempre di fronte alle nostre responsabilità..
I Tedeschi sono stati costretti da un processo come quello di Norimberga a guardare in faccia la realtà, e ne hanno pagato le conseguenze fino a pochi decenni fa, questa è la differenza tra noi e loro..
Un saluto
Manlio Pasquali
@Manlio Pasquali: il discorso si farebbe lungo e complesso, troppo per affrontarlo in un blog di cinema. Condivido comunque in pieno le tue ultime righe: è verissimo, la Germania dopo Norimberga ha toccato il fondo, si è rimboccata le maniche, ha pagato i conti con la storia ed è ripartita. Noi invece un processo definitivo al fascismo non l'abbiamo mai fatto, perché faceva comodo a parecchi non farlo...
EliminaMi interessa molto, vorrei portarci anche i ragazzi, vedremo...
RispondiEliminaDipende dall'età dei tuoi figli: dovrai essere brava a fargli un po' di "introduzione" prima di vedere il film. Di sicuro può essere istruttivo per loro...
EliminaAvevo visto l'originale tedesco (che a tratti ho trovato imbarazzante) e letto il libro (bello, ma pesante). Questo volevo saltarlo a pié pari ma mi hanno detto tutti che ha del sorprendente. Le tue parole, delle quali mi fido sempre, sembrano confermare la tesi.
RispondiEliminaE come sempre, ottime riflessioni. Sì, l'ignoranza che c'è sull'argomento è davvero inquietante...
Intanto ti faccio i complimenti perchè sei davvero tra i pochissimi che conosco ad aver letto il libro, e questo è un ottimo punto di partenza per valutare un film che, sì, a me ha sorpreso per il taglio per niente rassicurante che ci si potrebbe aspettare da una produzione mainstream... aspetto quindi con interesse il tuo giudizio.
EliminaLo vedrò prossimamente, ma non ti nego che mi hai lasciato molto da riflettere.
RispondiEliminaProprio due settimane fa ho assistito questa conversazione, mentre ero in treno.
Un signore sulla quarantina fa: "Qua è tutto allo sfacelo! Basta, ci vorrebbe il Duce a sistemare tutto!"
Una signora anziana, la sua interlocutrice, gli fa: "Ma Mussolini ci ha portato alla guerra! No, abbiamo sofferto tanto!"
E il signore fa: "Ma ci vorrebbe un Duce buono. Uno che sistema tutto, ma non ci manda alla guerra!"
Dio mio, sono rimasto con gli occhi sgranati dopo aver sentito questa frescaccia. Non concepito una concezione così distorta del fascismo... Uno schifo! Un mix tra populismo e ignoranza...
Hai detto tutto. Inutile aggiungere altro. Populismo e ignoranza: ecco spiegato il motivo dei rigurgiti fascistoidi di questi ultimi tempi...
EliminaAnalisi del film molto interessante! Anche io ne ho scritto al riguardo, da un punto di vista più storico. Chiedo l'autorizzazione ai curatori del blog per poter spammare il mio articolo qui nell'area commenti. E' possibile?
RispondiEliminaCiao Cristiano, di solito non accetto i link nei commenti ma... visto che sei stato così gentile a chiedermelo (non lo fa mai nessuno) postalo pure, nessun problema. Così approfondiamo l'argomento, che è molto delicato e interessante.
EliminaGrazie mille. Alcune tematiche ovviamente coincidono con quelle da te già espresse però magari puoi trovarlo comunque interessante.
Eliminahttp://www.riscriverelastoria.com/2018/02/sono-tornato-il-film-che-non-ti-aspetti.html
Articolo estremamente interessante! Hai trattato perfettamente l'argomento, molto più di quanto l'abbia fatto io (che mi sono limitato all'aspetto più "cinefilo"). Concordo su tutto, in particolare sul fatto che il populismo e l'autoritarismo "si nutrono come avvoltoi della carcassa del sistema democratico". E' tristemente vero. Complimenti per la recensione.
Elimina