regia: Clint Eastwood (Usa, 2018)
cast: Spencer Stone, Anthony Sadler, Alek Skarlatos
sceneggiatura: Dorothy Blyskal
fotografia: Tom Stern
scenografia: Kevin Ishioka
montaggio: Blu Murray
musiche: Christian Jacob
durata: 94 minuti
giudizio: ★★★☆☆
trama: Il 21 agosto 2015 tre ragazzi americani in vacanza riescono ad immobilizzare un terrorista a bordo del treno Amsterdam-Parigi, salvando la vita a tutti i viaggiatori.
Ora, sarà pure vero che Ore 15:17 - Attacco al treno è in assoluto il peggior film di Clint Eastwood da regista ma, aldilà del fatto che il peggior film di Clint Eastwood è pur sempre migliore di un'infinità di filmetti e filmacci che infestano o hanno infestato le nostre sale, è possibile che quasi nessuno si sia minimamente sforzato di analizzarlo con obiettività e cognizione di causa, lasciando da parte la politica? Lo dico io che sono un blogger dilettante, senza alcuna formazione cinefila, e che cerca di giudicare con la propria testa senza troppi pregiudizi. Voglio dire: vi pare possibile che un regista che ha diretto capolavori come Gli Spietati, Mystic River, Million Dollar Baby, Gran Torino, e almeno un'altra dozzina di ottimi film, abbia improvvisamente dimenticato come si fa del buon cinema?
La cosiddetta "sciatteria" di Eastwood in quest'ultimo film è strettamente legata al soggetto del film stesso. Eastwood prosegue con ammirevole coerenza (questo almeno gli è stato riconosciuto da tutti) il suo personale discorso sugli "eroi" americani contemporanei, nell'evidente intento di rappresentare una nazione disperatamente bisognosa proprio di questi eroi, di figure positive che riescano a sopperire all'assenza della politica, di personaggi comuni, rassicuranti, con cui il popolo possa identificarsi in nome di un patriottismo che sfugge alla nostra comprensione in quanto strettamente legato all'America, tipico di una nazione abituata a ostentare orgogliosamente (a torto o a ragione) la propria identità e il proprio ruolo nel mondo, ferocemente messo in discussione negli ultimi anni da avvenimenti drammatici.
Sia Chris Kyle, il cecchino di American Sniper, che il comandante Chelsey "Sully" Sullenberger nel film omonimo, che i tre ragazzi di Attacco al treno sono l'emblema di un'America impaurita che prova a rifugiarsi nei propri "eroi per caso", ovvero persone "normali" (nemmeno troppo brillanti) capaci di fare la cosa giusta in situazioni improvvisate e imprevedibili, i cui eventi li fanno assurgere (a volte loro malgrado) al rango di salvatori della Patria. Ma se in American Sniper e in Sully i fatti venivano comunque romanzati (e ad interpretarli c'erano fior di attori) in Ore 15:17 - Attacco al treno l'approccio di Eastwood alla vicenda è di stampo quasi neo-realista, sorprendendo tutti con la scelta di assegnare il ruolo di protagonista ai veri protagonisti della vicenda, cioè i tre ragazzi in carne ed ossa, che interpretano così loro stessi. Ecco spiegata dunque la presunta "sciatteria" di cui si parlava sopra: il taglio del film è quasi documentaristico, e la semplicità (o banalità chedirsivoglia) di certe situazioni è legata indissolubilmente al taglio voluto per il film stesso.
Eastwood, come già nei film precedenti, si preoccupa più che altro di farci vedere il trascorso questi uomini, di scandagliare la loro personalità e il loro passato per mostrarceli per come sono più che raccontare le loro imprese, con tutti i rischi che ne conseguono. Come in Sully, anche qui la cronaca vera e propria dei fatti si riduce a poche sequenze, una manciata di minuti al massimo (girati però alla perfezione e con grande maestria) mentre quasi tutto il resto del film è invece dedicato alla vicenda personale dei tre ragazzi e alla nascita della loro amicizia.
Di conseguenza, il ritmo del film inevitabilmente cala, così come il pathos e l'attenzione, sacrificati da una sceneggiatura volutamente "naif" per venire incontro alle limitate capacità recitative dei tre attori dilettanti. Ben lungi, tuttavia, dallo scadere nel ridicolo: chi afferma questo è in evidente malafede in quanto è impossibile non capire che anche le scene più "leggere" (tipo il viaggio in Italia, che mostrano un'Italia da cartolina, vista - e come potrebbe essere altrimenti? - attraverso gli occhi ingenui di tre amici stranieri in vacanza) sono parte integrante di una costruzione narrativa molto più complessa di come appare, che cambia più volte registro nei soli 94 minuti di lunghezza (in cui si passa dal film di formazione al film di guerra, al road-movie, fino all'action puro...)
Una cosa è certa: potete avere le peggiori opinioni possibili su Eastwood come persona (uno "di destra", reazionario, ultra-conservatore, fieramente illiberale) ma la sua storia artistica, per fortuna, è ben diversa e infinitamente più nobile. Chi non riconosce questo, semplicemente non è una persona libera.
Ho sempre voluto bene a Clint, sin dai tempi de i ponti di madison county con cui l'ho scoperto, aspetterò di vedere questo film ^_^
RispondiEliminaSe vuoi bene a Clint e conosci la sua integrità morale, questo film puoi vederlo senza problemi. Non è detto che ti piacerà, ma la valuterai sgombra da pregiudizi.
EliminaMa allora non sono la sola che ha notato questa chiusura mentale nella critica "nostrana" nei confronti dei film del "nemico", che può essere Eastwood, come un kolossal o un film di denuncia contro i crimini del comunismo.
RispondiEliminaE ben vengano film così, lo dico da anni che bisogna raccontare lo sguardo e la vita di questi ragazzi che, pur vivendo a volte vite difficili e spediti in mezzo al caos loro malgrado (siamo onesti: nessuno dei ragazzi andati in Vietnam o Afganistan sapeva a cosa stava andando incontro, salvo poche eccezioni), a volte sanno davvero essere eroi.
Io non sono mai stata così prevenuta contro la ricerca e il bisogno di un eroe, credo che eroi positivi, veri eroi positivi, non cartoline, non siano un gran male, se possono insegnare qualcosa di positivo. Forse sarò una retrò un po' demodè ma penso che se nessuno di noi avesse avuto eroi di riferimento forse non sarebbe ciò che è, nel bene e nel male. E ben venga il loro lato umano. A me la lentezza non spaventa se serve a raccontare questi ragazzi e Eastwood regista non ha bisogno di presentazioni, hai ragionissima. Certa malafede è veramente sciocca.
Ma infatti, non a caso, gli "eroi" eastwoodiani sono persone "normali", comuni, piuttosto semplici (di estrazione culturale spesso poco elevata) che si sono ritrovati per caso a compiere azioni che hatto portato loro la gloria. E' il modo che adotta Eastwood per professare il suo patriottismo tipicamente repubblicano ma lontano anni luce dalla propaganda trumpiana. Lo ripeto ancora, l'integrità morale di Eastwood è fuori discussione, il fatto che abbia votato per Trump (per disciplina di partito o per fedeltà alla bandiera) non inficia certo i suoi meriti artistici e umani.
EliminaEastwood può essere discutibile per certe sue idee personali ma rimane un grandissimo regista.Io credo comunque che il problema sia italico in generale....non so se hai visto lo splendido monologo di Favino...strumentalizzato a destra e manca...possibile non si riesca a godere di un bellissimo momento d’arte senza buttarla in caciara?
RispondiEliminaNon ho visto il monologo di Favino ma ho avuto modo di leggere qualche articolo... e ovviamente non mi stupisco delle strumentalizzazioni. Sono assolutamente d'accordo: il problema è nostro, non certo di Eastwood. Siamo un piccolo popolo chiuso dentro i propri egoismi, ci diciamo orgogliosi di questo paese e poi metà dei duoi abitanti sono evasori fiscali. Non abbiamo la minima idea di cosa significhino termini come patriottismo e nazionalismo per un paese come gli Stati Uniti (ma anche per Francia o Inghilterra, per dire). Per questo non possiamo fare la morale agli altri.
EliminaBeh, gli Inglesi il patriottismo l'hanno espresso con la Brexit e con Darkest Hour!
EliminaFilm inconsistente, di cui resta poco o nulla. L'attacco al treno si risolve in dieci minuti scarsi, prima solo tanta noia. Stavolta Eastwood ha toppato, onestà significa anche essere liberi di criticare un dio del cinema.
RispondiEliminaCi mancherebbe. Nessuno ha detto che non si possa criticare questo film, che può piacere o non piacere (anche se, permettimi, se ti lamenti che l'attacco al treno dura solo dieci minuti, forse hai capito poco del suo significato...) Io mi riferivo a chi attacca Eastwood sul piano personale e politico, non certo quelllo artistico.
EliminaAspettavo la tua recensione del film di Eastwood, perchè so che sei uno dei pochissimi che - come me - riesce a vederlo oltre le posizioni politiche - dalle quali sono assolutamente distante -.
RispondiEliminaSpero di vederlo presto per poter dire la mia, intanto ti chiedo: davvero il peggiore? Anche più di Firefox? :)
Firefox dovrei rivederlo, non lo ricordo bene... ad ogni modo, credimi, mi riesce davvero difficile usare l'aggettivo "peggiore" quando si parla di un film di Clint. Diciamo "meno bello" ;)
EliminaIo forse ho una mia visione del cinema di Eastwood, ma secondo me nei suoi film rappresenta gli eroi per far vedere l'America nelle sue crepe piu' profonde, dove il repubblicano Clint e' una cosa, il regista Clint e' un'altra. Cioe'lui sara' anche conservatore, ma anche lui nel suo piccolo s'incazza e lo dice nei suoi film. E' da almeno Gran Torino che scava nelle debolezze degli USA: dal razzismo e alla mancata integratione di Gran Torino (dove lui si espone per primo facendo la parte del vecchio retrogrado e razzista) alla fuffa dell'American dream di The Jersey Boys, ai danni della guerra e al mancato reinserimento dei militari nella societa' civile in American Sniper (una su tutte la scena in cui Kris Kyle fissa la TV inebetito con il ronzio delle bombe nelle orecchie), all'ottusita' dei protocolli che infangano l'eroe di turno in Sully. Forse questo film non e'spettacolare,ma forse vuole mostrarci che il male si nasconde dietro la normalita'di un passeggero,capace anche di avere un eroe tra la gente comune... Non saprei, lo devo ancora vedere, forse mi sbaglio o forse no...
RispondiEliminaMacchè pippone! In poche righe hai riassunto perfettamente l'etica eastwoodiana, che poi è esattamente il mio pensiero: su certi temi (integrazione, fine vita, diritti civili) Eastwood è molto più a sinistra di tanti democratici (americani ma anche - soprattutto - italiani!). Per me "Gran Torino", l'ho detto tante volte, è un perfetto manuale di come si affronta il problema dei migranti e delle periferie: nè con il razzismo della destra nè con il buonismo della sinistra, ma semplicemente con il buon senso. E quella scena di "American Sniper" dice più di mille trattati sulla guerra e il patriottismo. Non so se questo film ti piacerà, ma di sicuro saprai valutarlo nel modo più giusto e meritevole :)
EliminaGrazie, allora faccio community con te e Ford! 😄 Ce l'ho in lista, anche se e' davvero dura stare dietro all'overdose di uscite, made a Clint non si dice mai di no! E un altro film di Clint che vorrei rivedere e' Mezzanotte nel giardino del bene e del male, che eleganza che sa sfoderare questo repubblicano incazzato!
Elimina"Mezzanotte del giardino del bene e del male" è un film che, visto adesso, mette i brividi: c'è un protagonista discusso (KEVIN SPACEY) coinvolto in uno scandalo (omo)sessuale, una comunità bigotta che gli si rivolta contro, la stampa che massacra i protagonisti, la caccia alle streghe... Clint vent'anni fa già sapeva tutto!
EliminaHo scritto un pippone, sorry! XD
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