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regia: Francesca Archibugi (Italia, 2017)
cast: Claudio Bisio, Gaddo Bacchini, Ilaria Brusadelli, Cochi Ponzoni, Antonia Truppo, Sandra Ceccarelli, Gigio Alberti, Donatella Finocchiaro
sceneggiatura: Francesca Archibugi, Francesco Piccolo
fotografia: Kika Ungaro
scenografia: Sandro Vannucci
montaggio: Esmeralda Calabria
musiche: AA.VV.
durata: 103 minuti
giudizio: ★★★☆☆
trama: Giorgio Selva, famoso anchorman televisivo, da sette anni è in conflitto con la ex moglie, rampante architetto in carriera. Tra loro due si divide, non senza problemi, il figlio diciassettenne Tito, rampollo confuso, idealista e introverso, alle prese con i turbamenti tipici dell'adolescenza e al difficile rapporto con il padre, amorevole ma pasticcione...
dico la mia: Gli Sdraiati sono loro, gli adolescenti, quei ragazzi sempre immusoniti, indecifrabili, eternamente imbronciati, in perenne lotta contro il mondo dei "grandi", in cui stanno (con terrore) per entrare e che li dipinge frettolosamente come inguaribili perdigiorno, incapaci di gestirsi, "colpevoli" di lasciare in giro i calzini, non chiudere gli sportelli, spremere dall'alto il dentifricio ... Francesca Archibugi come al solito sta dalla loro parte, ed è un bene: perchè Gli Sdraiati è forse il suo miglior film dai tempi de Il Grande Cocomero, e possiamo dire che in Italia probabilmente nessuno sa descrivere quel mondo meglio di lei...
A darle una grossa mano, anche stavolta (come già nel precedente - ma meno riuscito - Il nome del figlio) c'è un signor sceneggiatore, quel Francesco Piccolo che ormai possiamo considerare forse il miglior writer italiano in circolazione (ha scritto per Moretti, Virzì e Soldini) e che è riuscito a trasformare l'omonimo libro-monologo di Michele Serra in una sceneggiatura intelligente ma non pesante, capace di trattare con garbo e delicatezza entrambi gli "universi paralleli" che il film racconta: quello dei ragazzi, ma forse sarebbe meglio dire dei figli (per loro natura problematici) e quello dei genitori, anche loro non certo privi di difetti: insicuri, ansiosi, inadeguati, sempre con il fiato sul collo dei loro rampolli ma sempre "sordi" alle loro esigenze.
Genitori che pretendono sincerità senza praticarla loro per primi (come il protagonista del film, un uomo famoso terrorizzato dall'idea che la fidanzata del figlio sia in realtà sua figlia illegittima...), che provano, senza troppo riuscirci, come vuole il copione della vita, a ridurre il gap generazionale verso un'età (e un modo di essere) di cui conoscono palesemente davvero poco. A tutto questo si aggiungono i "casini", non di poco conto, in cui gli adulti sono specialisti: separazioni, rancori, tradimenti, imbarazzi, ipocrisie... anzi, veri e propri muri d'ipocrisia che si alzano impietosi davanti alla mente idealista e naif dei ragazzi, che si rifiutano di capire e accettare la loro condizione.
Lo stesso spaesamento, voluto, che la regista, romana "doc", pare provare nei confronti di una Milano fredda e radical-chic, dove ai salotti buoni dell'alta borghesia fanno da contraltare i quartieri più popolari, periferici, espressione di un distacco anche sociale oltre che puramente anagrafico. Il film diventa così un confronto tra un padre e un figlio, due "pezzi unici", come li descrive la stessa Archibugi, ma nei quali chiunque di noi può identificarsi.
Certo non tutto funziona (i personaggi più riusciti sono quelli dei ragazzi, tra cui spiccano i bravissimi Gaddo Bacchini e Ilaria Brusadelli, molto meno quelli degli adulti, gravati da troppi stereotipi e da un'occhio - quello della regista - non proprio "imparziale") ma Gli Sdraiati è comunque un film onesto e sincero, che affronta con coraggio tematiche non proprio facili e poco battute dal cinema italiano di oggi. Claudio Bisio non se la cava male in un ruolo drammatico per lui inconsueto, ma il più bravo di tutti è il 76enne Cochi Ponzoni, attore eclettico e sempre poco considerato, qui persino commovente nella parte del nonno comprensivo e affettuoso, l'unico capace di entrare nel cuore (e nella testa) dei nipoti.
Uno dei pochi pochissimi film che affronta con coraggio il tema dei padri separati e lo vede dal punto di vista maschile. Veramente un bel film. Peccato che ne parlino in pochi.
RispondiEliminaNon così pochi, per fortuna: i primi dati sugli incassi sono incoraggianti...
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